Il coraggio di Blanche, la recensione: Un noir per raccontare la violenza domestica

La recensione de Il coraggio di Blanche, un film di Valerie Donzelli sulla parabola infernale di una relazione tossica con una camaleontica Viriginie Efira.

Il coraggio di Blanche, la recensione: Un noir per raccontare la violenza domestica

Lo sguardo fisso in camera e un racconto indietro nel tempo attraverso l'irrompere di flashback e ricordi, che "strappano" la narrazione e scaraventano lo spettatore nell'infernale vita coniugale della protagonista. Il coraggio di Blanche (qui di seguito potete leggere la recensione del film) è l'inquietante cronaca di una relazione tossica, Valerie Donzelli lo dirige con piglio quasi hitchcockiano; alla base c'è il romanzo L'amore e le foreste di Eric Reinhardt, che la

Il Coraggio Di Blanche  2023 Rectangle Productions   France 2 Cinema   Les Films De Francoise Photographe  Thibault Grabherr 3
Una scena del film di Valerie Donzelli

regista per sua stessa ammissione fa letteralmente a pezzi scrivendo una sceneggiatura a quattro mani con Audrey Diwan. Il film presentato fuori concorso a Cannes 2023 arriva in sala dal 2 maggio per Movie Inspired e la presenza di Viriginie Efira, nel ruolo della protagonista, basterebbe da sola a fornire più di un motivo per vederlo.

Storia di una discesa agli inferi

Il coraggio di Blanche si apre sul volto della protagonista (Viriginie Efira), con cui il pubblico da lì a poco condividerà l'angoscia di una disturbante discesa agli inferi. La incontriamo per la prima volta mentre racconta la sua storia a un'altra donna; un flashback dopo l'altro lo spettatore imparerà a stare nella sua testa e a vivere il controllo opprimente esercitato dal compagno. Blanche è un'insegnante di francese, vive in una cittadina costiera della Normandia e ha una sorella gemella Rose (interpretata dalla stessa Efira) a cui è molto legata; sta riemergendo dalla macerie della sua precedente relazione e Rose la spinge a rimettersi in gioco. Quando ad una festa incontra Grégoire Lamoureux (Melvil Poupaud), una sua vecchia conoscenza, è una donna ancora vulnerabile; Grégoire fa il banchiere, è un uomo affascinante, carismatico, romantico e Blanche finisce per cedere alle sue lusinghe.

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I protagonisti in una scena de Il coraggio di Blanche

I due trascorrono insieme una notte di passione, iniziano a frequentarsi, si innamorano e Blanche che non ha più tempo e voglia "di essere saggia" crede di aver incontrato l'uomo della sua vita. "Era di una tenerezza infinita", "ero pazza di lui" ricorda la sua voce fuori campo, mentre racconta gli inizi di quell'amore che poi si rivelerà una prigione. Arriveranno presto il trasferimento a Metz per seguire il lavoro di lui, un matrimonio e due figli; lontana dalla madre e dalla sorella gemella lasciate in Normandia, Blanche scoprirà nell'uomo che ha sposato il suo carceriere. Manipolatore, narcisista, possessivo finirà per isolarla dagli affetti e dalle colleghe per farne una sua esclusiva proprietà, "ti voglio solo per me".

Tra amour fou e noir

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La protagonista Viriginie Efira

Una deriva mostruosa che Donzelli descrive tra suggestioni noir e atmosfere da thriller psicologico, tanto quanto basta allo spettatore per vivere tutta la tensione emotiva di un racconto sulla mascolinità tossica, dove il protagonista non è un folle psicopatico, ma un uomo pienamente consapevole e presente a se stesso, il marito attento e premuroso che tutte all'inizio le invidiano, perché è sempre "così presente" ("ti chiama sempre, si vede che non può vivere senza di te"). Non ci vorrà molto a capire che il suo vero io è un altro: è quello oscuro che lo porterà a esercitare un controllo ossessivo su ogni aspetto della vita di Blanche, a costruirle attorno un fortino e a orchestrare una trama di ricatti e sensi di colpa. Il film diventa la cronaca feroce del calvario della violenza domestica attraversandone tutte le fasi: le telefonate sempre più insistenti per assicurarsi che lei non faccia nulla al di fuori di una routine concordata, i primi appostamenti sul luogo di lavoro, il budget imposto per il cibo e le spese personali ("facevo la spesa con una calcolatrice in testa", "i miei ritmi erano diventati militari") e infine la presa di coscienza difficile, logorante, spietata, i dubbi, l'onta della vergogna ("non volevo si venisse a sapere, mi vergognavo") e il non capire se denunciare o restare ancora un po' in silenzio nell'attesa che le cose cambino.

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Viriginie Efira in una scena

La narrazione va avanti per ellissi e Donzelli sa bene declinarne le due anime anche visivamente: da un lato la luce, il sole e il mare della Normandia, le immagini graffiate, le diapositive sgranate di un amore folle, dall'altro le tinte più cupe del noir, l'immensa casa senza porte tra i boschi dove Blanche e Grégoire si traferiscono per iniziare una nuova vita e dove si consumerà invece un quotidiano fatto di vessazioni e umiliazioni. Virginie Efira e Melvil Poupaud si mettono al servizio della sceneggiatura: la prima incarnando tutte le sfumature del femminile, il secondo dando vita a un maschile senza possibilità di assoluzione. E no, non è una storia di amore tossico: l'amore non può essere né tossico, né malato, né molesto. Lo può essere invece una mascolinità allenata da secoli di patriarcato.

Conclusioni

Nel complesso Il coraggio di Blanche è un film che merita più di un’attenzione. Se da un lato rimane ancorato agli stilemi di una narrazione convenzionale, dall’altro è però capace di scaraventare il pubblico nell’inferno di una vita coniugale partita con le migliori intenzioni. Valerie Donzelli firma un’opera coraggiosa che si rivela lentamente: tra suggestioni noir e atmosfere da thriller psicologico lo spettatore vivrà tutta la tensione emotiva di un racconto hitchcockiano sulla mascolinità tossica. Viriginie Efira ancora una volta si dimostra un’interprete camaleontica.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • Viriginie Efira, camaleontica nell’interpretare tutte le sfumature del femminile. Da sola vale visione del film.
  • Valerie Donzelli stravolge il romanzo da cui il film è tratto e firma un’opera dal sapore quasi hitchcockiano.
  • La violenza domestica raccontata attraverso una inquietante discesa agli inferi che porta lo spettatore a stare costantemente dentro la testa della vittima e a viverne le angosce e i tormenti.

Cosa non va

  • L’evolversi degli eventi nella seconda parte del film forse corre via troppo velocemente e senza un adeguato approfondimento.