Il cinema secondo Madonna
Di Madonna cantante e attrice ormai sappiamo tutto, dai successi internazionali ai cambiamenti radicali operati alla sua immagine nel corso degli anni, fino ai flop clamorosi coi numerosi passi falsi nell'universo cinema, un campo ostico in cui è riuscita a dare il meglio di sé solo interpretando ruoli che andavano ad agganciarsi alle sue passioni più forti, come nel caso dell'Evita Peron del musical di Alan Parker. Alla star americana, adottata da Londra, non si può comunque negare il coraggio di essersi sempre messa in gioco, rischiando molto, per inseguire un sogno diverso eppure ugualmente grande quanto quello esaudito della musica, che le ha dato ben altre soddisfazioni in questi anni. Difficile però parlare di arte quando si pensa a Madonna, un personaggio che non ha certamente fondato il suo successo sul talento puro, ma piuttosto su una precisa costruzione dell'immagine di sé che ha puntato tutto sul fattore sorpresa, provando a spiazzare ogni volta il pubblico, ad intervalli più o meno regolari, con rivoluzioni di look e direzioni alternative prese in ambito musicale. D'altra parte è pur vero che senza sostanza la carriera di Madonna sarebbe già finita da un pezzo e che l'impossibilità di riuscire a comprendere fino in fondo la verità dietro l'icona l'ha resa un oggetto misterioso che non si svela mai totalmente, neppure quand'è su un palco, ma sa ipnotizzare con il dono della comunicazione sopra le righe.
Ogni nuovo progetto dell'artista richiama su di sé gli occhi del mondo, non solo quelli dei fan esagitati che da anni la venerano come fosse una religione, ma anche quelli interessati di chi cerca di decifrare il motivo del suo fascino. Madonna significa prima di tutto evento, qualunque sia la portata e la qualità delle sue performance, ed è naturale che il suo debutto dietro la macchina da presa susciti una certa curiosità, perché da una cosiddetta artista a tutto tondo, quale presumeremmo essere Madonna viste le sue incursioni nei vari campi della cultura, ci si aspetterebbe un prodotto che sia espressione di un'urgenza insopprimibile di esprimersi via arte, per comunicare pensieri ed emozioni attraverso ogni mezzo disponibile. Con Filth and Wisdom Madonna si pone quindi di fronte al cinema ancora una volta come una vergine e prova ad inventarsi regista e sceneggiatrice creando un collage di immagini in movimento che possa traghettare a noi il suo mondo interiore e le sue visioni. Filth and Wisdom rappresenta perciò il cinema secondo Madonna, moglie di un regista e valida attrice di ottime pellicole come il già citato Evita, ma anche di disastri commerciali (e suicidi artistici) come Travolti dal destino. Sospendere il pregiudizio quando ci si trova di fronte a "eventi" del genere è perciò necessario per godere del prodotto-film.
In Filth and Wisdom è palese il tentativo di Madonna di disintegrarsi in tanti piccoli pezzi che vadano a germogliare come semi in ogni singolo aspetto della sua pellicola, dai personaggi, alla storia, fino alle musiche. Ne viene fuori un film-puzzle in cui confluisce tutto il suo amore per l'arte, che non è solo musica e cinema, ma anche danza, fotografia, moda, poesia, letteratura. Il rischio perciò che, sommerso dall'entusiasmo dell'opera prima e dall'ansia di dire tutto e subito, il cinema sparisca, lasciando il posto ad un miscuglio poco identificabile di arti spicciole camuffate da grandi intuizioni. In effetti è quello che succede in Filth and Wisdom, pellicola minima ma quasi biblica sul personaggio Madonna, con tanto di auto-citazione ironica, che finge di parlare d'altro per descrivere in realtà sé stessa. I tre protagonisti del film, rappresentano con i loro sogni e le loro ansie le diverse facce della star, tre amici che uniti sotto lo stesso tetto provano a seguire le proprie aspirazioni per raggiungere soddisfazioni personali e trovare il riconoscimento di un pubblico. Dalla ballerina che non ha un palco dove esprimersi e deve accontentarsi di un palo della lap dance al musicista onnisciente che gira ostinatamente per far conoscere la propria musica, tutto sembra tracciare il percorso dell'artista Madonna, i suoi primi passi nel mondo esterno prima dei riflettori.
Ma Madonna non è una scrittrice e, a parte i dialoghi agghiaccianti il cui motto dichiarato è "tira fuori l'arte da ogni cosa", con quel che ne può conseguire, il film non sa farsi portavoce né di un'immagine che colpisca né di un'emozione autentica, costruito come una scatola contenente un caos difficile da sbrogliare, da cui si possono estrarre brividi di entusiasmo fanciullesco, istantanee di un parto scattate con mano incerta, briciole di conoscenza dal sapore inconsistente. Il linguaggio della Madonna regista è ovviamente acerbo, ma finge di essere smaliziato, fatto di sguardi in macchina, dettagli poco significativi, primi piani in momenti sbagliati, lontano da quel bisogno di stupire a tutti i costi che ci si poteva aspettare incontenibile da un personaggio che ha abituato all'inaspettato. In questa visione dal ritmo gipsy punk, la storia lascia il passo ai fili d'arte furbamente indie intrecciati dalla mano dorata di Madonna. I Gogol Bordello tengono fede al loro nome, dando al film quantomeno un po' di ritmo grazie alle loro travolgenti esibizioni, ma situazioni e personaggi mancano tutti d'appeal, soprattutto quando ci si trova di fronte ad individui che ci vogliono comprare snocciolando lezioni su come va il mondo francamente irritanti. Il presente di Filth and Wisdom è fatto di punti sospensivi che forse non vale nemmeno la pena riempire, Madonna come regista dovrà confidare nel futuro.