Grazie ad Anime Factory arriva nelle sale italiane, l'11, 12 e 13 settembre 2023 come evento speciale, Il Castello Invisibile, una storia che prima di raggiungere il grande schermo ha vissuto una vita cartacea sia come romanzo per ragazzi, la sua forma originaria, sia come manga. L'autrice, Mizuki Tsujimura, plasma una storia adolescenziale con la mano di chi conosce bene la materia: laureata in scienze dell'educazione all'università di Chiba racconta la salute mentale, gli abusi e la violenza in modo delicato ma mai edulcorato, con un linguaggio semplice e allo stesso tempo diretto ed efficace, perfetto per il pubblico a cui si rivolge.
Nello scrivere questa recensione ci siamo infatti prima di tutto chiesti se questa immediatezza e autenticità fosse stata rispettata e trasmessa anche nell'anime, perché quando si traspone per immagini spesso alcuni cambiamenti sono necessari al fine di garantire l'aderenza negli intenti e nel messaggio. Keiichi Hara si è trovato davanti, quindi, ad una regia difficile alla quale non veniva richiesto tanto di condensare il racconto quanto di mantenere la stessa potenza emotiva e narrativa dell'opera originale.
L'ambientazione suggestiva della trama
Kokoro è un'adolescente timorosa e solitaria che passa le sue giornate in casa: terrorizzata dal mondo esterno non riesce ad andare ad andare a scuola e a costruire legami di amicizia con i suoi coetanei. Un giorno lo specchio della sua camera inizia a produrre uno strano bagliore e lei viene risucchiata al suo interno finendo in un posto tanto suggestivo quanto bizzarro: un castello situato in mezzo al nulla dove una strana ragazzina con una maschera da lupo le da il benvenuto. Insieme a lei ci sono altri sei ragazzi, più o meno suoi coetanei, ai quali sono state spiegate le regole di un gioco: dovranno cercare per tutta la struttura una chiave che gli permetterà di esprimere un solo desiderio. Per farlo avranno un anno di tempo nel quale potranno godere di tutti i comfort del castello con la sola regola di rientrare nello specchio entro le cinque del pomeriggio. Inizieranno così per Kokoro giornate stimolanti che se da un parte portano in superficie dolorose ferite, dall'altra sono in grado di dissipare la profonda solitudine che l'attanaglia.
L'attenzione all'aspetto psicologico dei personaggi
Merito anche dell'opera da cui è tratto, Il castello invisibile restituisce allo spettatore dei personaggi autentici le cui sofferenze sono tanto reali quanto attuali. Nel rivolgersi agli adolescenti non pecca mai di paternalismo o retorica, anzi, nel raccontare il punto di vista dei ragazzi ne mette in luce fragilità e problematiche con veritiera apprensione, in un modo che è allo stesso tempo esplicito ma delicato. I personaggi della storia portano sulle spalle un vissuto pesante, specialmente per la loro giovane età: ognuno di loro soffre, ognuno di loro è profondamente ferito e alla ricerca di uno scopo, di un qualcosa che gli mostri quella via d'uscita che loro ancora non riescono a vedere. Il castello, quindi, non è solo fuga dalla realtà ma un posto sicuro, una safe zone dove poter essere se stessi, dove i giudizi non esistono ma che può anche diventare una prigione. L'aspetto psicologico è quindi centrale nella storia e importantissimo nel rendere il tutto credibile anche nel suggerire agli spettatori di cercare aiuto quando necessario, parlando con qualcuno che prima di tutto sappia rispettare volontà e tempi di chi è in difficoltà.
Una trasposizione non perfetta ma fedele negli intenti
Le prime perplessità arrivano su alcuni passaggi della trama - ovviamente non entreremo in dettaglio per non spoilerare momenti salienti - però specialmente un elemento cruciale dello svolgimento ci ha causato qualche perplessità, guidandoci un po' perplessi verso un'avvincente risoluzione finale. Keiichi Hara nella direzione ha grande esperienza: regista del bellissimo Miss Hokusai qui non si permette grandi guizzi artistici, traendo fedele ispirazione dal manga disegnato da Tomo Taketomi e peccando qualche volta nella cura delle scene in CGI che troppo spesso non riescono a fondersi in maniera armoniosa con la parte di animazione a mano.
Al netto dei pro e dei contro Il Castello Invisibile è comunque un film interessante, nel complesso riuscito nel suo intento di trasporre lo spirito e i messaggi che permeano l'opera originale in modo semplice e autentico. È proprio per questo che ci sentiamo di consigliarlo non solo agli adolescenti a cui si rivolge, ma anche ai genitori e a tutti quegli adulti che lavorano a contatto con i ragazzi, perché a volte, superando il muro di incomunicabilità è possibile scoprire un mondo tanto complesso quanto vasto e doloroso.
Conclusioni
Per riassumere la nostra recensione de Il Castello Invisibile ci sentiamo prima di tutto di consigliare questo titolo non solo agli adolescenti a cui si rivolge, ma anche a tutti quegli adulti, genitori e insegnati in primis, che sono frequentemente a contatto con loro. Tematiche come la violenza, il bullismo, la perdita, le aspettative sociali, sono trattate, infatti, con delicatezza ed estrema efficacia, oltre che con una schiettezza disarmante. Qualche pecca nella fusione tra animazione a mano e CGI e in alcune parti della narrazione che non influiscono eccessivamente sulla fruizione del film, comunque avvincente fino alla fine.
Perché ci piace
- Le tematiche affrontate con delicata schiettezza.
- L'assenza di una facile retorica.
- La cura dell'aspetto psicologico dei personaggi.
Cosa non va
- L'animazione a mano e la CGI non convivono sempre in modo armonioso.
- Alcuni elementi della trama destano qualche perplessità.