Girata in Toscana e finita di girare il 10 luglio scorso è arrivata in tempo di record a Venezia nella sezione Controcampo Italiano. Parliamo dell'opera prima di Michele Rho intitolata Cavalli, trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo di Pietro Grossi. La storia è ambientata in una piccola comunità della seconda della metà dell'Ottocento, ai piedi degli Appennini, in cui vivono gli indomiti Alessandro e Pietro, due fratelli dal carattere opposto, uniti da un rapporto saldo e profondo. Un legame, il loro, che neanche le più pesanti traversie come la morte della madre, avvenuta quando erano poco più che bambini, riescono ad intaccare, grazie anche ad una passione comune, quella per i cavalli. Abbandonati dal padre in tenera età, i due vengono adottati da un maniscalco che insegna loro il rispetto per quelle creature così belle e libere. Assieme al regista Michele Rho abbiamo incontrato in sala stampa anche parte del nutritissimo cast, a cominciare dalle figure maschili principali Vinicio Marchioni e Michele Alhaique, ovvero Alessandro e Pietro, per finire con Duccio Camerini, Pippo Delbono e Giulia Michelini, che interpreta Veronica la donna amata da Pietro e Gianluca Arcopinto che produce il film insieme a Marco Ledda per Settembrini Film e in collaborazione con Rai Cinema. Assente invece Asia Argento, presente nei minuti iniziali della pellicola nel breve e intenso ruolo della madre dei protagonisti. Il destino di Cavalli sarà deciso nelle prossime ore da produttori e distributore, la LuckyRed di Andrea Occhipinti (che recita nel film in un piccolo cammeo), l'ipotetica data di uscita potrebbe non essere troppo lontana.
Un esordio difficile, il tuo con una storia ambientata nell'Ottocento italiano in uno scenario appenninico in cui spiccano montagne leggendarie impossibili da scavalcare. Come è avvenuta la folgorazione per questa storia un po' western ma che ha anche un'origine letteraria precisa?Michele Rho: Ci sembrava una storia fuori dalle righe che parlasse di noi, degli esseri umani, che ci permettesse di uscire dalla solita stanza e raccontare un dramma familiare ambientato. Senza trascurare il fatto che il paesaggio diventa il terzo protagonista e che le condizioni in cui sono state portate a termine le riprese sono state molto proibitive.
Tu hai una formazione teatrale, come ti ha aiutato questa passione per il palcoscenico ad arrivare sul grande schermo?
Michele Rho: La mia passione è sempre stata quella di guidare gli attori e ho pensato che quella del teatro fosse la strada più veloce, il cinema è sempre stato la mia passione coltivata in forma privata e autonoma. Poi l'incontro con Gianluca Arcopinto ha fatto in modo che divenisse la mia strada principale.
Vinicio Marchioni: Abbiamo finito di girare il film il 10 luglio e come immaginerete mi sento ancora un po' frastornato. Credo sia una specie di miracolo il fatto che siamo riusciti a presentare il film qui perchè Cavalli rappresenta il simbolo perfetto del cinema autonomo che Arcopinto ha scelto di fare, meno male che ci sono in Italia produttori come lui che ancora hanno la voglia di fare questi film. Sono altresì convinto che Michele Rho farà un sacco di strada, è bravo a muovere la macchina da presa e bravissimo con gli attori, ha una grande comunicatività grazie alla quale è riuscito a mantenere unita la troupe in certe situazioni che sembravano quasi surreali, sembrava di essere su un set di Terry Gilliam.
Michele Alhaique, tu interpreti il fratello di Vinicio nel film, ci racconti la tua esperienza sul set al fianco di Michele?Michele Michele Alhaique: E' stata un'emozione enorme per me lavorare in questo film, l'ho visto oggi in sala per la prima volta. Credo sia stato un eroe a portarlo fin qui, a riuscire a raccontare quello che voleva raccontare in tempi brevissimi e con questi risultati. Pietro, il mio personaggio, è strettamente legato al fratello Alessandro e mi è molto piaciuto il rapporto che si instaura con i due cavalli, un'esperienza che mi ha permesso di avvicinare questi splendidi animali di cui sapevo pochissimo. Questo più di altri è stato per me un film in cui la troupe ha avuto un ruolo fondamentale, c'è stato da parte di tutti uno sforzo quotidiano di fronte a innumerevoli problemi pratici, girare sulle montagne dell'Appennino non è proprio come girare sotto casa a Roma.
Pippo Delbono torna a Venezia sia con un film suo nella sezione Orizzonti (Amore Carne ndr) sia come attore in Cavalli nei panni del cattivo del film, un arrogante mandriano. Come ti sei trovato con Michele sul set? E' stato difficile farsi guidare da un altro regista?Pippo Delbono: Devo dire che è stata un'esperienza un po' folle quella di Cavalli per me, mi ha quasi ricattato per farmi partecipare al film. Quando sei un artista a tutto tondo come lo sono io diventi un pelino arrogante nelle cose e fai un po' difficoltà ad abbandonarti nelle mani di un altro regista. Sono dell'opinione che il cinema italiano rischia di scomparire se tutti noi non proviamo a reinventare le storie in modo moderno. Mi ha fatto molto piacere il fatto che lui mi conoscesse come artista e che mi rispettasse ma non per questo mi ha lasciato fare quel che volevo, proprio per questo mi sono affidato al suo sguardo. Fare un'esperienza simile con uno come Michele che ha le idee chiare fa bene, d'altronde questo significa essere attori.
In conclusione, come ha vissuto l'esperienza di Cavalli il produttore Gianluca Arcopinto?
Gianluca Arcopinto: E' senz'altro un film particolare Cavalli ma racchiude esattamente quello che dovrebbe accadere in un processo creativo tra un regista e un produttore. Michele non l'ho scoperto con questo film ma lo avevo conosciuto qualche anno fa attraverso un corto che mi chiese di produrre. Sono onesto nel dire che probabilmente, se lo avessi conosciuto adesso, non mi ci sarei buttato in un progetto simile che era notevolmente rischioso. Ricordo che mi presentò diversi progetti che in maniera elegante ho ignorato, forse anche in maniera un po' codarda non li ho minimamente presi in considerazione. Poi mentre stavo producendo Sonetàula di Mereu in mezzo alle montagne della Sardegna ho letto il racconto di Grossi. Ne rimasi folgorato e presi subito informazioni sui diritti della storia che scoprii essere già stati acquisiti. Quando qualche mese dopo ho incontrato Michele ne abbiamo parlato del romanzo e facendo delle ricerche scoprimmo che si erano misteriosamente liberati da vincoli. Si vede che era proprio destino...