Fumettista, autore, sceneggiatore, musicista. Da Est ad Ovest del mondo, con uno sguardo sempre rivolto verso quelle che lui chiama le "regole fondamentali: ritmo e profondità". Un giro crossmediale, in qualche modo puntuale e anticipatore. Ecco Igort, al secolo Igor Tuveri, scelto dal Comicon di Napoli per il ruolo di magister. Una mostra a lui dedicata, in cui viene sottolineato il suo stile e la sua espressività, definendolo come una "delle voci tra le più originali del panorama artistico internazionale". Igort, il primo occidentale a disegnare un manga in Giappone, e poi le pubblicazioni su Linus (attualmente direttore), su The Face, su Vanity, nonché fondatore della Cocoino Press.
Quando lo incontriamo, in una mattinata di un fine aprile molto più simile a un novembre, affrontiamo con l'autore un discorso trasversale, partendo proprio dalla città partenopea, che da sempre lo ispira: "Napoli è una città forte, qui faccio anche musica. I miei amici napoletani mi prendono i giro, perché dopo tre giorni mi gira la testa per tutta la sovraesposizione di culture. Napoli non è una città violenta o distrutta, ma un regno di cultura", spiega Igort, "Lavorare con i napoletani è una sfida: c'è coraggio e c'è pazzia. Hanno un rapporto con il suono, senza la volontà di essere canonici. E poi c'è una grazia con cui Napoli affronta il dolore. C'è una gentilezza. C'è una danza, e per me che vengo dalla Sardegna, terra più secca, è una lezione di vita. La risposta migliore e più naturale alle distanze e alle differenziazioni".
Il cinema di Igort
A proposito di Napoli, con Igort torniamo nel 2019, quando al cinema arrivò quell'oggetto inconsueto nella sua unicità: 5 è il numero perfetto. Il film, con Toni Servillo, è tratto da una delle sue graphic novel più amate, e ha proprio Napoli come cornice: "Volevo catturare bellezza e durezza di questa città, e c'era un'accoglienza incredibile. Giravamo alle 4 di mattina, senza che nessuno si è mai lamentato. Napoli è garbata". Inevitabilmente, chiediamo se il cinema può essere di nuovo un orizzonte per Igort. "Il cinema è una grande orchestra, ma amo anche la musica da camera. Sul fumetto hai il controllo, sul cinema meno. Sono un bambino viziato, se voglio raccontare una storia studio e disegno, se poi lo voglio fare al cinema, ci sono mille paletti. Il linguaggio è metafora, non deve esserci didascalia. Se sei nato in Sardegna non devi per forza raccontare Grazia Deledda", chiosa l'artista.
La mission di un magister
Un lavoro che confluisce ed esplode poi in diverse ispirazioni. Anche per questo il Comicon lo ha scelto come magister 2024. "Sono abituato a fare, lavoro continuamente, progetto e costruisco cose legate al mondo del fumetto e della musica. Quando mi hanno comunicato che sarei stato il magister del Comicon, ho inteso il ruolo come se fosse un ambasciatore. Un lavoro che porto avanti da tanti anni, anche con le case editrici che ho fondato. Esploro, come se fossi un talent scout. Amo gli autori, i loro mondi. Questo è un momento felice per il fumetto, e il pubblico si è ampliato tanto anche grazie alle saghe asiatiche. Gli eredi di una certa cultura sono i giapponesi. Anche su Linus, prova ad unire due flussi: un pubblico più giovane, uno più esperto. Non bisogna chiudere le porte a nuove influenze, anzi bisogna aprirle".
Le regole dell'arte
Secondo Igort le regole da seguire sono essenzialmente due, e sono applicabili all'arte e al valore del racconto "Siamo entrati in un'epoca di sperimentazione, ma serve il ritmo e la profondità. Il suono, la letteratura, i paesaggi. Cambiano i medium ma le regole sono le stesse. Fellini disegnava, poi si è messo a fare cinema. È naturale giocare con i segni, poi certo bisogna studiare".
In chiusura, Igort parla di stimoli, e di quanto sia necessario allargare lo sguardo: "Sta tornando il fumetto non canonico, quasi surrealista. Ci sono serie tv che hanno una complessità incredibile, ed è tutto molto articolato, se penso a One Piece. C'è il mito puro, una valanga di racconto. Chi viene fuori con questi stimoli è più disponibile ad allargare lo sguardo. Da ragazzino leggevo dei supereroi, poi è arrivato Linus e ho capito che c'era tanto altro".