Con la nuova stagione cinematografica, accanto ai reduci veneziani arrivano in sala anche i film che hanno trionfato all'ultimo Festival di Cannes, da Le tre scimmie di Nuri Bilge Ceylan, vincitore del premio per la miglior regia, in uscita questo venerdì, alla Palma d'oro La classe - Entre les murs, diretto da Laurent Cantet, che vedremo sui nostri schermi il prossimo 10 ottobre. Tra le novità più attese, c'è però anche il nuovo lavoro dei fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne, un cognome che è una garanzia: ormai presenza fissa alla kermesse francese, i due riescono ad accaparrarsi ogni volta un premio con le loro opere in concorso, che sia quello più prestigioso, ottenuto con Rosetta nel 1999 e con L'enfant nel 2005, o il più recente riconoscimento per la miglior sceneggiatura, assegnato a Il matrimonio di Lorna.
Ancora una volta protagonisti del cinema dei due fratelli belgi sono gli emarginati. Ambientato a Liegi, Il matrimonio di Lorna racconta la storia di una giovane donna albanese (interpretata dalla bravissima Arta Dobroshi) che ha sposato un tossico del posto per ottenere la cittadinanza in cambio di una grossa somma di denaro. Il ragazzo non sa che una volta celebrata l'unione, verrà fatto fuori da un'organizzazione criminale con un'overdose fatale, che renderà la vedova Lorna disponibile a sposarsi nuovamente, con un altro straniero in cerca di cittadinanza dietro un lauto compenso. Distribuito dalla Lucky Red in 40 copie, delle quali una in lingua originale, il film è stato presentato stamattina dai due registi alla stampa romana. Perfetta sintonia tra Jean-Pierre e Luc Dardenne che si sono alternati educatamente nelle risposte alle domande dei giornalisti.
Il titolo originale del vostro ultimo film è Le silence de Lorna, ma da noi uscirà come Il matrimonio di Lorna. Come giudicate questo cambiamento?
Luc Dardenne: Abbiamo intitolato il nostro film Le silence de Lorna perché la protagonista sta zitta, non racconta la verità a Claudy, il ragazzo col quale si è sposata per ottenere la cittadinanza belga, gli tiene nascosto il fatto che verrà fatto fuori attraverso un'overdose, ma Lorna ha tanti altri silenzi nei confronti di altre persone. Ci piace anche il titolo italiano perché nel film c'è un duplice matrimonio: inizialmente è falso, fatto per convenienza, ma alla fine ci piaceva l'idea che, con la nascita di un vero amore, si potesse trasformare in un vero matrimonio.
Com'è nata la storia?
Jean-Pierre Dardenne: Avevamo voglia di
realizzare un film con una giovane donna come protagonista. Nel passato c'erano già state la Rosetta del film omonimo e la Sonia de L'enfant, ma erano ragazzine, mentre Lorna è già donna. E' stata poi per noi una bella sfida, perché i nostri amici dicevano che due registi uomini non sarebbero mai riusciti a fare un film con una donna protagonista. L'idea per la storia ci è venuta dal racconto di un'educatrice di strada, una donna con un fratello tossicomane che era stato contattato dalla mafia albanese per sposare una prostituta straniera in cambio di 10.000 euro. La sorella ci aveva raccontato di vari casi di drogati morti per overdose dopo quelli che sembravano matrimoni bianchi, finalizzati cioè a ottenere la cittadinanza.Come mai avete scelto di ambientare il film a Liegi? Luc Dardenne: Tutti i nostri film precedenti erano ambientati in una piccola cittadina industriale vicino Liegi. Per raccontare la storia di un'immigrata attratta dalla grande città dove è possibile incontrare tante persone, proteggendo il proprio anonimato, ci serviva una città diversa, una metropoli, con insegne, taxi e grandi magazzini, che offrisse per l'appunto alla protagonista un anonimato nel quale nascondersi. Lorna ha un grande segreto e si aggira per la città, passando accanto alle altre persone, sfiorandole, mantenendo sempre dentro di sé questo segreto.
Che ruolo ha il denaro nel film? Jean-Pierre Dardenne: Il denaro ha un'importanza fondamentale e rappresenta fisicamente un altro personaggio. I soldi muovono tutti i protagonisti, tutti ne hanno bisogno per raggiungere i propri scopi. Ci sono due circuti nei quali si muove il denaro nel film: da una parte serve per comprare cose e persone, ed ha quindi un'accezione negativa, dall'altra c'è il denaro "buono" che rappresenta la fiducia, come quando Claudy consegna a Lorna la busta con i suoi soldi per non avere la tentazione di comprarsi la droga o come quando Lorna lo deposita in banca per il suo futuro bambino. In questo caso il denaro è usato per cercare redenzione.
Cosa ne pensate dei matrimoni falsi che servono solo a far ottenere la cittadinanza allo straniero? Luc Dardenne: Il matrimonio bianco è una questione molto interessante.
Sappiamo che ci sono persone che si sposano solo per ottenere la cittadinanza. Per fortuna in Belgio non ci sono leggi che vietano i matrimoni. Queste false unioni alla fine possono anche produrre di qualcosa di buono. Qualche tempo fa abbiamo girato un documentario sulla storia di una donna ebrea tedesca fuggita da un lager grazie a un matrimonio con un tedesco. I due hanno poi messo su famiglia e si sono amati veramente. Lorna si sposa con Claudy per ingannare le autorità e ottenere la cittadinanza, ma le cose tra i due sembrano destinate a cambiare, e l'ipotesi di un amore vero tra loro non è così distante dalla realtà.Nei vostri film c'è sempre una certa sensibilità nei confronti del tema immigrazione. Qui in Italia si parla di schedare i bimbi rom prendendo le loro impronte. Cosa ne pensate? Luc Dardenne: Ci siamo informati bene sul problema italiano e come cittadino europeo sono contrario a ogni sistema di schedatura in base alla nazionalità. Gli immigrati che compiono crimini vanno arrestati, ma nessuno andrebbe schedato, tanto più in un paese democratico, perché sarebbe molto pericoloso.
Come avete scelto il finale del film? C'erano conclusioni alternative? Jean-Pierre Dardenne: Nei mesi che hanno preceduto le riprese ci sono state naturalmente varie idee, tra le quali anche quella di finire il film con Lorna che muore, ma dopo aver fatto morire un altro personaggio prima non volevamo chiudere il film con un'altra morte. L'unico finale pensato e girato è stato perciò sempre quello che si vede e che rappresenta una nostra segreta speranza, il riscatto della protagonista, perché in fondo nei nostri film siamo più ottimisti rispetto alla realtà.
Vi trovate sempre d'accordo sui film da fare o anche voi avete i vostri screzi a causa di punti di vista differenti? Luc Dardenne: Facciamo film insieme perché siamo sempre d'accordo. Prima di arrivare alla realizzazione di un film discutiamo tantissimo, ma questo nasce sempre da un'idea comune e ci scontriamo solo per arrivare allo stesso risultato. Non è mai successo di avere due idee totalmente opposte sullo stesso film da fare.