Titolo quasi ironico, quello scelto da Rodrigo Moreno. I delinquenti in questione non sono criminali a mano armata, bensì sono due bancari, anzi, tecnicamente solo uno, perché l'altro viene coinvolto nella rapina suo malgrado. Quella del regista argentino è una pellicola fiume di oltre ore che fonde heist movie, romance e meditazione esistenziale sull'esistenza. A farsi delle domande sulla propria, di esistenza, è Morán (Daniel Elias), cassiere modello di un istituto bancario di Buenos Aires che, stanco del tran tran quotidiano, decide di sottrarre una forte somma di denaro.
Con uno zaino gonfio di banconote, Morán incontra al bar il collega Román (i nomi sono tutt'altro che casuali nel film, visto che i due personaggi rappresentano due facce della stessa medaglia), la cui esistenza è altrettanto grigia. Minacciandolo di denunciarlo come suo complice se non lo aiuta, Morán convince il collega a conservare per lui una somma di denaro pari ai soldi che guadagnerebbero da ora fino alla pensione mentre lui andrà a costituirsi per scontare i tre anni e mezzo previsti dal reato e poi godersi il denaro fino alla pensione. Ma resistere alle pressioni della fidanzata musicista, dei colleghi e del mondo esterno dopo la confessione di Morán, per Román (Esteban Bigliardi) non sarà affatto semplice.
L'ossessione del doppio
Scandito da tre movimenti, I delinquenti ha il sapore di un heist movie diretto da Terrence Malick, il tutto condito da un pizzico di humor alla Pedro Almodovar. I personaggi sull'orlo di una crisi di nervi non mancano nella banca sconvolta dalla rapina e dalla conseguente indagine interna a cui il povero Román, sospettato da tutti di essere coinvolto nel furto, deve sopravvivere. Ma quando i due protagonisti, gli speculari Román e Morán, in momenti diversi salgono sul bus che li porta fuori città, ecco che l'atmosfera cambia completamente e I delinquenti si concede lunghe pause meditative, privilegiando i silenzi alle parole e soffermandosi su lunghi scorci della campagna argentina ripresi in campo largo.
Il tema del doppio risuona costantemente ne I delinquenti. Prima Morán e poi Román compiono lo stesso percorso recandosi, zaino in spalla, ad Alpa Corrall, nella provincia di Córdoba, dove il detenuto ha nascosto una parte dei soldi nei pressi di un ruscello. Qui entrambi si imbattono e si invaghiscono della stessa donna, Norma (Margarita Molfino), che possiede una piccola fattoria con la sorella Morna (ancora!) e aiuta il cognato videomaker Ramon a girare un film nella zona. Al dualismo colpevolezza/innocenza se ne contrappone un altro, città/campagna, visto che i due banchieri sembrano trovare la serenità solo a contatto con la vita semplice condotta da Norma in mezzo alla natura. Ma né Morán né Román riescono a sfuggire ai loro aguzzini, in primis l'isterico direttore della banca Del Toro, interpretato dal veterano Germán De Silva il quale, curiosamente, veste i panni anche del feroce Garrinchia, boss detenuto che tiranneggia Morán dietro le sbarre.
La libertà prima di tutto
Vista la lunghezza e l'atmosfera ondivaga che contiene anche qualche salto temporale, ricostruire con precisione la cronologia degli eventi de I delinquenti non è sempre possibile, ma Rodrigo Moreno a tratti chiude un occhio sulla coerenza narrativa per immergersi nei temi che gli stanno a cuore: la natura stessa della libertà, il senso dell'esistenza, l'amore. La rapina in banca è un MacGuffin (per dirla alla maniera di Hitchcock) per riflettere sulla natura umana e il regista lo dichiara apertamente nel primo movimento, mettendo in scena un furto talmente banale e privo di tensione in un caveau sciatto e in penombra, dominato da una vecchia macchina contabanconote.
Lungi dal regista il suggerirci di compiere una rapina per trovare il denaro necessario a goderci la vita, la pellicola di Rodrigo Moreno usa un'iperbole per metterci in guardia. La vita è breve e l'unico modo per goderla appieno è liberarsi del giogo del quotidiano per trovare un luogo che ci permetta di essere noi stessi fino in fondo, senza maschere e senza dover ricorrere a menzogne. A volte compiere un colpo di testa e dare una svolta alla propria vita è meno folle che fare ritorno al tran tran quotidiano e I delinquenti, con le sue soluzioni creative e le sue bizzarrie, ne é l'esempio perfetto.
Conclusioni
Con le sue soluzioni creative e le sue bizzarrie, I delinquenti è una lunga pellicola meditativa che gioca coi generi per realizzare un profondo scavo nella psiche umana non privo di humor. Ironico e riflessivo, il film si rivela spesso spiazzante anche se a tratti il regista Rodrigo Moreno si concede qualche licenza nella logica generale.
Perché ci piace
- L'originalità dell'approccio alla storia.
- Il regista gioca su temi e generi con trovate che emergono a poco a poco.
- Lo humor sottile che pervade tutto il film.
Cosa non va
- La durata a tratti si fa sentire.
- Alcuni licenze creative mettono in discussione la logica, soprattutto quella che sottende l'organizzazione della rapina.