I colori del tempo, recensione: Parigi, il passato e il presente nel film di Cédric Klapisch

Ne I colori del tempo un'eredità inaspettata porta quattro lontani cugini a conoscersi e a indagare sulla vita della loro comune antenata del diciannovesimo secolo. Al cinema.

Un'immagine promozionale de I colori del tempo

Normandia, oggi. Una vecchia casa abbandonata diventa improvvisamente eredità di quattro lontani cugini che non si conoscono tra loro: Seb, giovane regista disilluso che ha perso i genitori da bambino; Abdel, professore appassionato prossimo alla pensione; Céline, donna in carriera alle prese con problemi sentimentali; Guy, apicoltore nevrotico.

Il Passato De I Colori Del Tempo
I colori del tempo: una scena dal passato

In I colori del tempo i protagonisti sono legati più da un interesse prettamente economico che da vincoli affettivi, con la dimora - un tempo appartenente alla loro antenata Adèle - che fa gola a degli affaristi immobiliari. I parenti scopritisi tali si ritrovano a esplorare non soltanto quell'immobile esteticamente fatiscente ma l'intera storia familiare della loro ava. Tra le vecchie mura ritrovano infatti lettere, fotografie sbiadite e tracce di Adèle, che sul finire del diciannovesimo secolo lasciò quel posto per andare a Parigi, in cerca della madre mai conosciuta.

I colori del tempo: un approccio contemplativo

Il nuovo film di Cédric Klapisch, presentato fuori competizione al Festival di Cannes 2025, è uno dei lavori più ambiziosi e maturi del regista francese, noto anche al grande pubblico per via di un grande cult di inizio millennio come L'appartamento spagnolo (2002). Un'opera che sfrutta l'alternanza temporale per mettere in mostra una lucida riflessione sull'arte e una meditazione poetica su come il futuro possa essere pensato, e idealizzato, soltanto guardando a quel passato che gioco-forza l'ha forgiato.

Il Presente De I Colori Del Tempo
Una scena nel presente

Un racconto che sceglie un approccio contemplativo, ricco di suggestioni pronte a radicarsi e crescere con lo scorrere dei minuti nella mente e nel cuore dello spettatore, senza accorgersene sempre più rapito da questo tourbillon di eventi che spaziano da un'epoca all'altra, con le due realtà narrative che si ibridano in maniera armoniosa, sostituendosi a volte anche direttamente l'una all'altra. E con tanto di colpo di scena finale a imprimere ulteriore verve ad un insieme già di per sé abbastanza frizzante e genuino.

Rompicapo a New York: Klapisch ritrova i ragazzi de L'appartamento spagnolo Rompicapo a New York: Klapisch ritrova i ragazzi de L'appartamento spagnolo

L'aspetto estetico del film

Dal punto di vista della ricostruzione d'epoca, I colori del tempo è un trionfo visivo. Klapisch e il suo direttore della fotografia riportano in vita una Parigi di fine Ottocento sontuosa e sognante, celebrante il clima da Belle Époque in tutto il suo splendore bohémien.

Una Scena De I Colori Del Tempo
Un passato da ricordare ne I colori del temp

Un omaggio alquanto esplicito alla pittura impressionista, e presto o tardi sarà chiaro il perché, con tanto di comparsate eccellenti da parte di personaggi che segnarono profondamente la cultura e la vita sociale di determinato contesto storico. Non c'è la ricerca di un realismo esasperato, ma d'altronde l'intera vicenda vive su un'atmosfera favolistica, con i toni dolci e soavi che si ibridano perfettamente con queste scelte estetiche e ambientali. Come già intuibile dalla premessa narrativa "sdoppiata", non ci troviamo davanti a un rigoroso biopic storico ma a una fantasia romantica sul passato, e come tale le due ore di visione vanno prese, giacché a cuor (leggero) non si comanda.

Un dialogo aperto

Allo stesso tempo i passaggi aventi luogo nel presente vivono sulla coralità tra i quattro cugini, molto diversi tra loro e tratteggiati con tocchi di vari(egat)a umanità. Da chi disilluso a chi in crisi, da chi vive all'insegna della frenesia a chi ancora cerca di comprendere i propri sentimenti, ognuno di questi ha un suo preciso ruolo nella narrazione popolare messa in atto dal regista, da sempre maestro nel dar vita a figure verosimili nella loro complessa semplicità.

La Protagonista De I Colori Del Tempo
I colori del tempo: una sequenza del film

Non vi è un vero e proprio incontro tra chi fu e chi è come in Midnight in Paris (2011), ma le due storie convivono senza ferirsi eccessivamente, influenzandosi soltanto in minima parte ma assomigliandosi in alcune similitudini che si ripercorrono nel prima e nell'oggi. Con tanto di ayahuasca, droga visionaria, sfruttata in un passaggio tragicomico a unire suddette realtà, ennesimo gioco di finzione con il quale Klapisch intende suggerire una continuità tra generazioni, su quanto la vita si ripeta e si rinnovi in cicli(cità) apparentemente senza fine.

Conclusioni

Il logorio della vita moderna contrastato dall'agiata rilassatezza di un'epoca che fu, dove pure (soprav)vivere semplice non era, in un film dove questi due mondi temporali dialogano tramite la premessa, legata a un'eredità dalle molteplici sorprese. Un cinema al contempo popolare e raffinato quello di Cédric Klapisch, che ci accompagna nella Parigi di ieri e di oggi con un tocco delicato, visivamente avvolgente nei suoi colori caldi e accesi e romanticamente trasognato. Se a funzionare meglio è la parte ambientata nel passato, il presente con le sue frenesie e idiosincrasie è comunque specchio necessario, non soltanto per logiche narrative ma anche a livello di atmosfere e sensazioni, che evolvono e si aggiornano a cavallo tra i secoli.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Raffinata ricostruzione d'epoca della Parigi passata.
  • Presente che dialoga armoniosamente col diciannovesimo secolo.
  • Un cast corale perfettamente in parte.

Cosa non va

  • Un paio di forzature di poco conto.