Horizon: Zero Dawn, recensione PC: speranze e colpe del nostro tempo in un gioco dalla grande potenza visiva

A più di tre anni di distanza dall'uscita originale, Horizon: Zero Dawn arriva anche su PC, innalzando ancor di più il valore visivo di un immaginario incredibile e cinematograficamente molto interessante.

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Una scena di Horizon: Zero Dawn

Negli ultimi tempi siamo stati fortemente abituati ad uscite videoludiche dannatamente accostabili al cinema, sia per qualità narrativa che per ricerca estetica. L'arrivo di Death Stranding prima, The Last of Us: parte II dopo e anche l'ancor più recente Ghost of Tsushima sono tutti titoli che hanno alzato l'asticella nel confronto con la settimana arte, chi per un verso, chi per l'altro. Non è un caso che ci sia sempre lo zampino di Sony dietro a queste produzioni, ormai fortemente indirizzata verso un certo tipo di produzioni tutte accumunate da un'importante idea di fondo: unire l'interattività videoludica all'esperienza narrativa cinematografica. Circa tre anni fa questo compito era già ricaduto sulle spalle di Guerrilla, fino ad allora creatori e sviluppatori della serie Killzone, e poi approdati all'action adventure (anche un po' RPG) open world con Horizon: Zero Dawn. Come vedremo in questa recensione di Horizon: Zero Dawn PC, in questa torrida estate diversa dal solito la creatura del team olandese sbarca anche su computer, portandosi dietro una potenza visiva incredibile e uno degli immaginari più intriganti e ben riusciti dell'ultima decade.

Aloy, o come imparai a comandare e ad amare un mondo che mi odia

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Una scena di Horizon: Zero Dawn

Siamo circa un millennio nel futuro, l'umanità è regredita ad una società tribale, con divisione tra clan, matriarcato, usi e costumi legati alle credenze popolari e a divinità più o meno ultraterrene. Il ricordo del passato è ascrivibile solo ai resti del "mondo di metallo", quello che possiamo considerare nostro, attuale. Lì dove i resti della tecnologia sono visti come una maledizione dalla quale stare lontani, la natura ne ha invece preso possesso, generando una sorta di nuova fauna divisa tra alcune figure ascrivibili al nostro tempo ed altre che rimandano ai sempre affascinanti dinosauri. Sono loro ora i padroni del mondo, creature meccaniche, mosse da un'intelligenza artificiale che li avvicina oltremodo ai propri simili organici e ai quali l'uomo è chiamato a pagare pegno quotidianamente.

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Una scena di Horizon: Zero Dawn

In questo territorio ostile, un'America dimenticata, interpretiamo Aloy, una giovane rinnegata, nata "dalla montagna" e cresciuta in isolamento dal suo padre adottivo: Rost. I primi anni della sua vita sono costellati di interrogativi e delusioni per il trattamento ricevuto dagli altri Nora, la tribù dalla quale è stata abbandonata, così come dalla curiosità verso il mondo antico e quella strana tecnologia con la quale può rivivere ricordi di un mondo ormai perduto. Dopo anni di addestramento, è finalmente pronta ad affrontare la prova che la renderà una degli Audaci, con la conseguente reintegrazione nella tribù Nora. Inutile dire che tutto andrà storto e sarà costretta a partire per terre sconosciute, alla mercé delle macchine e facendo la conoscenza di un mondo remoto, abitato da altre tribù e da creature che non poteva neanche immaginare.

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Una scena di Horizon: Zero Dawn

Quel che sorprende di Horizon è proprio la volontà di cogliere a piene mani dalla nostra storia, dalle nostre colpe, per metterci di fronte ad un futuro forse irrealizzabile, ma così maledettamente ben strutturato da lasciare con il fiato sospeso ad ogni nuovo incontro, ad ogni rivelazione, mentre viviamo la crescita di una ragazza divisa tra la sua volontà di risposte personali e la necessità di scoprire cosa davvero sia successo ai suoi antenati, a noi. Aloy è un segnale, un monito, una speranza per il futuro e una metafora della paura dell'uomo, irrazionale e incontrovertibile. L'unica vera erede di un passato disdegnato ma forse agognato, odiata da tutti perché inconoscibile e quindi spaventosa. Da questo punto di vista la narrazione di Horizon: Zero Dawn è un passo netto in avanti nella ricerca dei sottotesti e di quell'utilizzo, tanto caro al genere, di un mondo devastato da una grande colpa, dimenticata per volontà o necessità. È un peccato proprio che questo racconto, così ben delineato in alcuni momenti e nei documenti ritrovabili per un open world enorme e caratterizzato da diversi biomi e stili, si perda in una diluizione centrale della campagna che non fa bene al ritmo e che ha generato, soprattutto alla sua uscita, più di qualche malcontento. Siamo certi che Guerrilla avrà fatto tesoro di queste problematiche e si sia mossa per risolverle in vista del sequel da poco annunciato e in uscita nel 2021 in esclusiva su PlayStation 5: Forbidden West.

Come distruggemmo il nostro mondo

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Una scena di Horizon: Zero Dawn

Come già detto le fondamenta di Horizon: Zero Dawn pongono le proprie basi su una colpa, seppur derivata dalla volontà di migliorare e progredire, che ha portato un'antica ricerca scientifica a declinarsi nella distruzione del mondo e nella quasi totale estinzione dell'essere umano. Senza rivelare troppo a chi ancora non ha avuto l'occasione di vivere l'epopea di Aloy, è sufficiente partire dal presupposto che la narrazione di Horizon è cruda, travestita da avventura adatta a tutti, ma in grado di scavare a fondo in temi ecologici e etici tanto cari al nostro tempo, instillandoli in un immaginario che non ha nulla da invidiare alle migliori produzioni cinematografiche.

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Una scena di Horizon: Zero Dawn

Sarebbe ingiusto paragonarlo all'ultima opera di Naughty Dog, quel The Last of Us: Parte II che ha cambiato le carte in tavola per il prossimo futuro, ma sotto la scorza dell'ormai classico open world trito e ritrito, Horizon nasconde tanta sostanza, seppur troppo diluita. La ricerca della verità sul progetto Zero Dawn vi porterà a girare in lungo e in largo una porzione di America prima devastata e ormai di nuovo asservita alla natura. Il tutto consapevoli di non essere più la razza dominante. Aloy è d'altronde abituata a sentirsi in difetto, a percepire ostilità e malcontento e per questo è la persona più adatta per scoprire, per conoscere nuove tribù, impararne usi e costumi e combattere invece coloro i quali ne ostacoleranno il cammino. Sono proprio questi scontri con gli altri esseri umani che rappresentano forse il punto più debole della produzione. Lì dove affrontare una macchina significa dare il via ad una splendida danza, fatta di archi e frecce, di colpi di lancia e messa in scena straordinaria, uccidere i nostri simili non trasmette nulla. Poco importa che questo dipenda da un'intelligenza artificiale molto poco "intelligente", oppure da una mancanza di approfondimento delle tribù ostili. Non si tratta certamente di dettagli che affossano una produzione altrimenti straordinaria, ma l'immedesimazione ne risente e ci sembrava giusto portare alla luce queste criticità.

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La forza del PC

L'arrivo su PC di Horizon: Zero Dawn è anche un segnale importante relativamente all'impatto scenico che il pargolo di Guerriglia è in grado di regalare agli utenti. Vi rimandiamo ovviamente alla recensione di Multiplayer.it per una disamina approfondita degli aspetti più prettamente ludici, ma non possiamo che apprezzare con veemenza un passaggio di piattaforma che aiuta anche la messa in scena. Horizon era straordinariamente bello anche alla sua uscita originale, ma l'allargamento del bacino d'utenza e l'infinita serie di opzioni grafiche che la versione PC consente di scegliere, rappresentano contemporaneamente il miglior biglietto da visita e la migliore cartolina del luogo.

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Una scena di Horizon: Zero Dawn

Quel che purtroppo ci ha colpiti meno è una serie di espressioni facciali che, anche a fronte di diverse revisioni fatte a suo tempo, spezzano un po' il "sogno" dello spettatore, capace di essere rimbalzato continuamente tra un mondo ben costruito e visivamente impattante e una recitazione martoriata da un corrispettivo dialogato non certamente sorprendente. Per il resto è impossibile lamentarsi di un comparto tecnico che nasconde sì qualche magagna e qualche texture non esaltante, ma che comunque rimanda un colpo d'occhio straordinario e ci lascia immaginare una trasposizione cinematografica che avrebbe davvero un alto valore visionario, e che azzarderemmo ad avvicinare in qualche modo a quel che Avatar ha compiuto una decina di anni fa.

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di Horizon: Zero Dawn PC sottolineando ancora una volta la potenza del suo straordinario universo. Dividere l'esperienza interattiva da quella cinematografica sta diventando sempre più difficile e l'ultima fatica di Guerriglia risponde a tante delle esigenze del pubblico più smaliziato, regalando un bellissimo mondo open world, accompagnato da una storia interessante ed attualissima nelle tematiche. Ovviamente non tutto è riuscito alla perfezione e l'azzardo del team di sviluppo nel lanciarsi nella fossa di un genere inflazionato e colmo di giganti, non gli ha permesso di eccellere sempre nella sua parte ludica. Nonostante questo non possiamo che sperare con grande positività nei confronti del secondo capitolo, in arrivo l'anno prossimo su PlayStation 5 e che saprà certamente colmare le poche lacune, anche narrative, di questo esordio.

Movieplayer.it
4.0/5

Perché ci piace

  • Immaginario tra i migliori dell'ultima decade.
  • Tematiche attuali e ben affrontate.
  • Combattere le macchine è stimolante e dannatamente scenico.
  • Le basi per il futuro sono più che notevoli.

Cosa non va

  • Qualche diluizione di troppo a metà della narrazione.
  • Lo scontro con gli umani è quanto di meno immersivo ci si potesse attendere.