Distribuito da Sony Pictures, Hopper e il tempio perduto è nelle sale italiane dal 21 aprile. Diretto da Ben Stassen, già autore di Bigfoot Family (2020), è la storia di Hopper, che desidera più di ogni altra cosa diventare un avventuriero come suo padre, re Peter.
Quando suo zio (è sempre lo zio malvagio!) Lapin scappa di prigione e minaccia di usurpare il trono del re, Hopper decide di agire e si imbarca in un'epica avventura insieme a Abe la tartaruga e Meg la puzzola.
Animato dalla belga nWave Pictures, abbiamo incontrato virtualmente il regista Ben Stassen e l'animatore Benjamin Mousquet: tra citazioni a Indiana Jones e desiderio di essere accettati, fare un film per famiglie non è per niente facile.
Hopper e il tempio perduto: nel segno di Indiana Jones
Possiamo dire che Hopper è un grande fan di Indiana Jones?
Ben Stassen: Non sono sicuro che lo conosca. Sicuramente vorrebbe esserlo. Penso che gli autori del film siano fan di Indiana Jones. Non sono sicuro che lo sia il personaggio.
E voi lo siete? Vi siete ispirati a quei film?
Ben Stassen: L'ho visto tanto tempo fa, quando è uscito, 40 anni fa. Il film è stato sviluppato da Sony Pictures a Los Angeles con Dave Card: è lui che ha fatto il collegamento tra il personaggio e Indiana Jones. Non lo abbiamo creato noi. Ma l'abbiamo certamente usato per seguire la sceneggiatura. Era già tutto nella sceneggiatura originale americana.
Benjamin Mousquet: Penso che Hopper sia inconsapevolmente fan di Indiana Jones. Ci siamo certamente ispirati alla trilogia di Spielberg. Il personaggio doveva ricordarlo nel look. Poi gradualmente se ne è separato, diventando se stesso.
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Hopper e il tempio perduto: avere il coraggio di essere se stessi
In Italia, quando vogliamo dire a qualcuno che non ha coraggio, diciamo che è un coniglio. Hopper invece è molto coraggioso. Questo film parla anche del fatto che le cose non sono sempre come sembrano?
Ben Stassen: Penso sia la chiave di ogni film: essere in grado di sorprendere le persone. Prima ti devi innamorare della sceneggiatura, poi dei personaggi. E si spera che i personaggi siano abbastanza profondi, abbastanza sfumature, per sorprendere il pubblico. Amo i personaggi della puzzola e della tartaruga: prendono Hopper per quello che è, lo accettano, non pensano che sia diverso. Anzi, Meg lo incoraggia a sfruttare la sua diversità per diventare più forte, per diventare un eroe. Mi piace la dinamica tra questi tre personaggi: ognuno di loro è sorprendente.
Hopper e il tempio perduto: fare film per famiglie è un lavoro complicato
Anche il tuo film precedente, Bigfoot Family, aveva al centro una famiglia. Cosa significa per te la famiglia?
Ben Stassen: L'animazione è un genere che, per sua natura, è destinato alle famiglie. I primi film che abbiamo fatto erano per un pubblico più giovane, di 4-8 anni. A ogni nuovo film abbiamo cercato di raggiungere un pubblico più vasto. È una bella sfida: devi interessare i bambini, ma anche i loro genitori e non devi spaventare i nonni. Sono tanti pubblici diversi da raggiungere con un solo film. Trovo interessante questa sfida, ma non è sempre facile. Quando ho letto per la prima volta la sceneggiatura di Hopper me ne sono innamorato, perché ci ho trovato tutti questi elementi. I riferimenti a Indiana Jones sono per i genitori, perché i bambini probabilmente non lo conoscono nemmeno. I temi sono centrali: accettare la propria diversità, anzi, usarla per raggiungere degli obbiettivi. Sono temi anche questi per i genitori, ma spero che arrivino anche ai bambini. I film per famiglie sono una bella sfida ma anche molto divertenti: ti costringono ad ampliare il tuo punto di vista.
Nel film ci si chiede perché nelle avventure ci siano sempre tre prove da superare. Quali sono tre prove che avete superato per questo film?
Benjamin Mousquet: Una delle prime sfide è stata far camminare Abe, la tartaruga. È stato difficile a causa delle dimensioni della sua corazza. La seconda le folle: gigantesche. E ce ne sono di diversi tipi: i conigli della cittadina, i maiali e anche i criceti. Tre modi completamente diversi di muoversi. Era la prima volta che abbiamo fatto questo tipo di animazione. La terza sfida è stata la parte finale del film, perché è piena di scene d'azione: animarle è stato impegnativo per il nostro team di animatori. Rendere bene le coreografie ha richiesto molto tempo. Non siamo stati sicuri del risultato fino alla fine. Per fortuna ce l'abbiamo fatta.
Perché l'antagonista è sempre lo zio cattivo? Scar in Il re leone, Lapin qui.
Ben Stassen: Forse perché ho un sacco di zii cattivi!