Hasta el cielo, la recensione: il crimine spagnolo è su Netflix

La recensione di Hasta el cielo, il nuovo film spagnolo disponibile su Netflix con protagonista Miguel Herrán che ci porta nel mondo criminale tra rapine e amori impossibili.

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Hasta el cielo: una scena del film

Vogliamo iniziare la nostra recensione di Hasta el cielo proprio parlando della scena d'apertura del film. Un'auto sfreccia lungo le strade della città, un giovane è al volante. Alla radio, ad alto volume, una canzone che sembra descrivere il carattere del protagonista, la sua situazione e i suoi desideri di una vita perfetta. In questa canzone il tutto viene cantato con un testo non senza volgarità e con degli obiettivi parecchio primordiali come fare l'amore violentemente con la propria donna prima di morire e picchiare l'avversario. Ci soffermiamo su questa prima scena per descrivere, attraverso le scelte cinematografiche dell'opera stessa, questo nuovo film targato Netflix di produzione spagnola e che vanta nel ruolo di protagonista Miguel Herrán, il Rio de La casa di carta. Un film che racconta le vicende di un ragazzo che entra nel giro di un mondo criminale e sceglie uno stile superficiale e rozzo, cercando di fare il minimo sforzo per appassionare lo spettatore.

Una storia vera con personaggi finti

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Hasta el cielo: una scena

Una didascalia iniziale ci informa che la storia che stiamo per assistere è tratta da una storia vera, nonostante i personaggi siano di pura finzione. Una dichiarazione d'intenti che, nei primi momenti del film, sembra essere rispecchiata con una scelta riuscita. Dopo un prologo, in cui vediamo il nostro protagonista schiantarsi con l'auto in una gioielleria, il film compie un salto di quattro anni nel passato. Ci viene presentato Angel (interpretato proprio da Miguel Herrán), un giovane meccanico che vive un'esistenza senza sussulti, ai margini della società. Dalla periferia dove i colori della vita hanno le tonalità dello sporco e della terra, sogna di poter salire su un grattacielo e guardare verso il basso, notando gli uomini grandi come formiche. Un'ascesa che dà titolo al film ("fino alle stelle" nella versione italiana) e che corrisponde all'ascesa criminale che di lì a poco vivrà. Perché una notte, in una discoteca, Angel conosce Stella, fidanzata di un criminale di nome Poli che inserisce il nostro protagonista in un giro di rapine e affari loschi cambiandogli per sempre la vita. Per Angel inizierà un lungo labirinto composto da colpi, soldi rubati, tradimenti e violenza, mentre la polizia di Madrid e l'instancabile investigatore Duca sono sulle sue tracce. E c'è spazio anche per un'avventura d'amore complicata: Angel si innamorerà di Stella, causando malumori all'interno della banda, ma userà Sole, la figlia di un noto padrone della città, per accrescere il suo potere e diventare finalmente qualcuno. Salirà, fino alle stelle. Una storia che non dimostra una grande originalità di partenza e a cui è difficile appassionarsi a causa di personaggi, che più che di finzione, preferiamo definire "finti". Mossi solo da un unico scopo, più interessati a svolgere la propria funzione che a dimostrare una qualche sfumatura di carattere, i personaggi del film sono marionette di uno sceneggiatore, burattini di un regista, svuotati e interessati a rimanere in superficie. Come la canzone iniziale i corpi femminili devono sprigionare solo bellezza fisica, gli altri personaggi devono avere un volto che già ne descrive il carattere, mancando un lavoro di tridimensionalità che avrebbe reso la storia più avvincente.

Molto da raccontare, poco di inaspettato

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Hasta el cielo: una sequenza

Sono due ore molto dense, quelle di Hasta el Cielo (Sky High nel titolo internazionale), colme di narrativa e di eventi che, soprattutto nella seconda metà del film, tendono ad essere ridotti all'osso e a essere riassunti attraverso numerosi salti temporali che tagliano il respiro del racconto. 120 minuti non sembrano abbastanza per poter svolgere al meglio tutta l'epopea di Angel, eppure, oltre che per i personaggi caratterizzati superficialmente, la sensazione è quella di una certa ripetitività nella struttura del film. A lungo andare, il film sembra girare a vuoto raccontando più o meno la stessa situazione con leggere modifiche e correndo troppo nei momenti in cui finalmente sembrava ci fosse qualcosa di nuovo da dire. Il difetto maggiore, però, è quello di essere parecchio prevedibile e incapace di distinguersi da altri film appartenenti allo stesso genere. Pochissime le idee di regia, con una sceneggiatura appoggiata quasi completamente ai clichés narrativi del caso (con tanto di doppi giochi che dovrebbero essere, nelle intenzioni, dei colpi di scena) e una storia d'amore senza particolare emozione. Difficile empatizzare per i personaggi e per il protagonista, così ciechi nei loro obiettivi e così legati alle impressioni che hanno a prima vista nel corso della storia, da rendere il loro sviluppo perlopiù impercettibile.

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Basta accontentarsi

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Hasta el cielo: un'immagine

Un vero e proprio disastro cinematografico? Non proprio, perché se si prova ad abbassare le aspettative tanto da raggiungere un certo grado zero di intrattenimento, allora Hasta el cielo può anche intrattenere. Proprio a causa del suo ritmo elevato e ai suoi stessi clichés, potrebbe rientrare benissimo nell'ennesimo guilty pleasure utile per passare due ore completamente spensierate. Alcuni momenti sono ben gestiti, specie quelli in cui si ha un obiettivo da raggiungere entro un limite di tempo, e, se è vero che il film non riesce mai ad elevarsi cercando un'unicità e una particolarità, tuttavia non inciampa nemmeno. A una montagna russa composta da salite e discese, il film spagnolo sceglie la via più scontata, prevedibile e rassicurante, ovvero quella della linea retta. Dentro ci mette tutti gli ingredienti essenziali di stampo industriale (qualche scena di sesso caliente, qualche momento di violenza, una storia di tradimenti), li amalgama seguendo le istruzioni e prepara un piatto confezionato che, benché abbia pochissimo sapore, non riesce a deludere davvero.

Conclusioni

A conclusione della nostra recensione di Hasta el cielo non possiamo ritenerci soddisfatti dal film crime spagnolo disponibile su Netflix. Personaggi monodimensionali, una certa ripetitività e poche idee originali tendono a soffocare la buona riuscita del film. Basato su stereotipi e con la costante sensazione di una storia già raccontata troppe volte, il film non osa mai, preferendo una piatta riproposizione di tutti quegli elementi che si crede possano piacere al pubblico. Se ci si accontenta, però, le due ore di film in qualche modo riescono a intrattenere. Un po’ poco, però, per giustificarne una visione attenta e realmente appassionante.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
3.0/5

Perché ci piace

  • Qualche sequenza riuscita che cattura l’attenzione dello spettatore.
  • Le due ore di film possono intrattenere un pubblico senza aspettative.

Cosa non va

  • Personaggi stereotipati e una sceneggiatura ripetitiva non riescono a coinvolgere davvero.
  • Il film non vuole osare mai e riutilizza cliché del genere senza particolari novità.