Neo Sora è un regista che fin dalla scorsa edizione della Mostra del Cinema di Venezia si è fatto notare con il suo Ryuichi Sakamoto | Opus, concerto intimo di uno dei compositori per il cinema più celebri conosciuti, nonché padre del regista, all'epoca da poco scomparso. Sora torna ora nella sezione Orizzonti con Happyend, lungometraggio di finzione che racconta di un prossimo futuro in una Tokyo che però ricorda molte altre città del mondo, una terra dove il nazionalismo e la xenofobia impattano come una calamità sulle giovani generazioni.
Il film segue infatti le vicende di un gruppo di liceali prossimi al diploma che decidono di fare uno scherzo al preside, atto che però porterà all'istallazione di uno stretto sistema di sorveglianza, un mezzo di controllo che rispecchierà in tutto e per tutto il clima sociopolitico vigente. Nel corso della manifestazione, il regista ha avuto modo di dire qualcosa in più sulla sua visione del cinema, sulle tematiche proposte e sull'utilizzo della musica, elemento che qui appare quasi come una via d'uscita dalle pressioni di un mondo ingiusto.
Le influenze e la scelta del titolo
Neo Sora nel raccontare in qualche modo la sua opera ha rivelato quali sono le sue ispirazioni: quei film che più di altri vede e formano la sua arte. Dice di essersi avvicinato al cinema Taiwanese che racconta di giovani delinquenti, ad esempio Rebels of the Neon God di Tsai Ming-liang e A Brighter Summer Day di Edward Yang. Il suo cinema è comunque diverso e lo dimostra anche solo con la scelta del titolo: Happyend a quanto pare non è stata una scelata immediata: "Sono andato avanti e indietro con titoli diversi. In origine doveva chiamarsi Earthquake ma, poiché il film non affronta necessariamente il trauma dei terremoti che è abbastanza significativo per i giapponesi e non solo, non volevo creare quell'aspettativa per le persone che lo guardavano. Happyend è nato perché sentivo che le due parole _felice e fine, sebbene molto semplici e memorabili, esprimono una specie di sentimenti antagonisti in loro."_
Happyend, la recensione: una storia non solo giapponese
Tecnologia e politica
Il cineasta, che si è mostrato ai giornalisti con una t-shirt con su scritto Free Palestine ha parlato della sua esperienza, in parte sovrapponibile a quella dei protagonisti: a quella di giovani che si affacciano all'età adulta e che scoprono nuovi interessi e consapevolezze, nel suo caso l'attivismo politico, passione che nasce anche in un personaggio da lui scritto. "Direi anche che molta dell'ispirazione per questo film deriva dai tempi dell'università, quando mi sono interessato alla politica." La storia parla anche di tecnologia come mezzo di controllo autoritario: "La tecnologia è solo uno strumento e può essere usata in molti modi. Qui vengono usate in modo potenzialmente oppressivo ma può essere anche uno strumento di liberazione o utile a raccogliere le prove di un'ingiustizia"
Tornando sulle questioni politiche e sulla scelta di ambientare la storia in un prossimo futuro: "Penso che qualsiasi film di fantascienza che parli di un vicino futuro sia poi il riflesso del presente." Ed è così, infatti che Neo Sora cerca di ripercorrere le tappe storiche che hanno portato il Giappone a compiere atrocità, specialmente in Corea nei primi decenni del novecento, avvenimenti la cui portata ad echi che arrivano fino ad oggi.
"C'è un una specie di fascismo che esiste in Giappone: il regista Kazuhiro Soda, lo ha definito "fascismo impassibile" perché non prevede un leader forte che tiene il popolo sotto i suoi piedi, ma si presenta come un'ideologia lenta e tranquilla e che proprio per questo va avanti senza essere fermata, perché spesso in pochi ci fanno caso. Questo mi spaventa molto perché stanno cercando di cambiare la costituzione."
L'importanza della musica
Un elemento interessante nel film è sicuramente la musica che per i ragazzi è sia una passione che un mezzo per evadere: "La musica è molto importante in questo progetto. Da una parte c'è la musica che esiste nel mondo del film, la musica techno, io adoro la techno, perché sentivo che il basso rimbombo del subwoofer potesse accordarsi bene con il tema del film. Poi c'è la colonna sonora di Lia Ouyang Rusli: abbiamo pensato ad una prospettiva ben precisa che fosse quasi un ricordo, come se Yuta e Kou, arrivati alla mia età, ricordassero la loro vita al liceo."