Un lungometraggio complesso, fatto di tante situazioni che si intrecciano: un gomitolo di esistenze in cui i rapporti umani si scontrano con una società che non è in grado di tutelare coloro che la compongono. È stato presentato nella sezione Orizzonti Happy Holidays, del regista palestinese Scandar Copti, che sembra una lunga riflessione, dunque, sulla libertà, le differenze culturali e di genere che rende il film ambizioso e articolato da snocciolare sotto ogni aspetto, specialmente in un momento dove la situazione tra Israele e Palestina si è aggravata, portando a conseguenze drammatiche difficili da raccontare in poche righe.
Vedere questa pellicola, comunque girata prima della recente escalation di violenza, sapendo tutto ciò che sta accadendo e trovandosi ad una manifestazione dall'anima scintillante e glamour come la Mostra del Cinema di Venezia, è sicuramente straniante, ma può rivelarsi anche una buona occasione per comprendere una realtà che, purtroppo, sentiamo ancora molto distante.
Nella trama vite che si intrecciano
La trama ruota attorno alle vicende di un gruppo di personaggi le cui vite sono strettamente intrecciate tra loro e ai quali viene dedicata una struttura episodica. Per prima facciamo la conoscenza di Rami, un uomo palestinese che ha avuto una relazione con una donna ebrea. Lei rimane incinta e non ha intenzione di abortire nonostante inizialmente avesse programmato l'operazione. Il focus poi si sposta su Hanan che sta organizzando il matrimonio di sua figlia, anche se alcuni problemi economici le causeranno diverse complicazioni. Seguiamo poi Miri che cerca di affrontare la depressione di sua figlia e Fifi, che vive con la consapevolezza di aver nascosto qualcosa che potrebbe danneggiare la sua famiglia.
Le tante tematiche
Happy Holidays è un film estremamente complesso, non solo per le storyline dei vari personaggi che si intrecciano le une con le altre, ma anche perché tratta di un gran numero di tematiche in una regione del mondo in cui in decenni di storia non si è mai riusciti a trovare né pace né equilibrio. Spostando l'attenzione dello spettatore da un personaggio all'altro il regista e sceneggiatore va ad approfondire in questo modo le varie argomentazioni che, in qualche modo, proprio come succede con le vite dei protagonisti, finiscono per sovrapporsi in un flusso narrativo stratificato. Questa che costituisce sicuramente un parte interessante del film finisce però per rivelarsi anche un suo difetto: nel cercare di raccontare tutto risulta un po' faticoso seguire una storia che qualche volte perde di ritmo e potenza.
La componente artistica
Le inquadrature, ricche di primi piani, affidano agli attori lo scopo di comunicare gli stati d'animo lì dove le parole non riescono o non possono. Ciascuno dei personaggi ha qualcosa da nascondere, qualcosa che non può comunicare, e la regia tiene particolare conto di questo aspetto, sottolineandolo ogni qual volta sia possibile. La cura delle scene è quindi altissima, per un film di sicuro non perfetto nella scrittura ma artisticamente estremamente comunicativo. Una pellicola che parla di due culture, di persone reali e di una società che non sa guardare agli individui che la compongono.
Conclusioni
Happy Holidays è un lungometraggio articolato che fa della coralità il mezzo per raccontare le vicende di un gruppo di persone, le loro difficoltà, la società problematica e divisa in cui si muovono e di cui fanno parte. Nell’incastrare, però, così tante storie Scandar Copti, regista e sceneggiatore, non riesce talvolta a mantenere il ritmo appesantendo così la narrazione. Ottima invece la regia che nel prediligere i primi piani cerca di raccontare i personaggi prima di tutto attraverso l’ispirata recitazione degli attori.
Perché ci piace
- Gli attori, estremamente comunicativi.
- La regia ispirata ed efficace.
- Le tematiche proposte.
Cosa non va
- La difficile gestione della storia corale.