God of War Ragnarok, la recensione del videogioco PS4 e PS5: Storia di un padre e un figlio

Torniamo nel mondo di Kratos e Atreus con la recensione di God of War Ragnarok, il videogioco in esclusiva per PS4 e PS5 che riprende la storia del titolo del 2018, sviluppandone i presupposti epici e aggiungendo varietà alla componente più action.

God of War Ragnarok, la recensione del videogioco PS4 e PS5: Storia di un padre e un figlio

Era il 2018 quando il mondo di God of War era stato stravolto, lasciandosi alle spalle l'impostazione dei titoli precedenti del franchise, sia in termini di gameplay, punto di vista e impostazione generale, ma anche narrativo, spostando il focus dalla mitologia greca a quella norrena con un'ambientazione nell'antica Scandinavia. Scelte che mantiene il nuovo capitolo, God of War Ragnarok in uscita dal 9 novembre in esclusiva per PS4 e PS5, che va a incanalarsi nella scia del precedente di cui rappresenta un sequel nel senso più stretto e coerente, al punto da aver sollevato il dubbio in qualcuno che si potesse trattare alla stregua di un capitolo intermedio, di passaggio: non è così, perché il nuovo lavoro dei Santa Monica Studio, che analizzeremo in questa recensione di God of War Ragnarok con la nostra consueta attenzione agli aspetti più propriamente narrativi e cinematografici, ha una sua dignità autonoma e compiuta, nonché alcune sensibili modifiche rispetto al titolo precedente che dimostrano come gli sviluppatori hanno accolto una parte delle perplessità che qualcuno aveva evidenziato.

Il Fimbulwinter sta arrivando

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God of War Ragnarok: un'immagine del gioco PS4 e PS5

Troppo ghiotta l'occasione per non citare l'inverno sta arrivando de Il trono di spade per tratteggiare il contesto in cui il nuovo gioco si colloca. Se nella realtà sono passati quattro anni dagli eventi di God of War, infatti, nel mondo del gioco non è molto diversa la situazione, perché siamo tre anni dopo il finale del titolo precedente quando incontriamo nuovamente Kratos e Atreus, sullo sfondo del Fimbulwinter, il lungo inverno che dura da tre estati e, come da profezia, conduce al Ragnarok. Su questo sfondo ritroviamo padre e figlio, impegnati in attività di pura sopravvivenza, dal procacciarsi il cibo allo scaldarsi, ma con una sensazione opprimente di fondo data dall'isolamento in cui i due si trovano e i pericoli insiti nella natura che li circonda, anche perché "la notte non ferma i nemici". Sin dai primi passi nel gioco, l'atmosfera è descritta con grande cura formale, inquadrature e movimenti di macchina che evocano le sensazioni necessarie a immergerci nella storia per lanciarsi in un'avventura che sa essere intima quando necessario, epica quando voluto, alternando adrenalina ed emozione nel condurci nella missione di Kratos e Atreus per scongiurare che il Ragnarok si abbatta con prepotenza sui nove regni di cui è composto il mondo norreno.

Kratos e Atreus, un rapporto in evoluzione

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God of War Ragnarok: un'immagine del gioco PS4 e PS5

"Non contano le intenzioni, solo le conseguenze" Citiamo una delle battute di Kratos per introdurre un discorso significativo e importante nell'economia narrativa di God of War Ragnarok: il rapporto tra Kratos e Atreus, tra padre e figlio, modificato ed evoluto rispetto al capitolo precedente. Sono passati tre anni, come dicevamo, ed Atreus è cresciuto, sta diventando adolescente, affrontando un periodo delicato della crescita di un essere umano. Un periodo in cui anche il rapporto con i propri genitori cambia e si ridefinisce sulla base di tira e molla, tra scontri e riavvicinamenti, rimodellandosi sulle esigenze di un individuo che cerca, con prepotenza e sofferenza, il proprio posto nel mondo. Ragnarok in qualche modo lo racconta, incasellando questa evoluzione nel contesto narrativo che ci viene proposto, a costo di indugiare fin troppo su porzioni di storia che si tengono in equilibrio sul filo della noia, per poi ri-esplodere in momenti carichi di pathos ed emozione: ci è capitato più di una volta di percepire un senso di staticità eccessiva nel racconto, per poi essere subito smentiti e rassicurati da sviluppi successivi, pronti a colpirci e stupirci.

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I combattimenti, tra maggior varietà e crudezza

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God of War Ragnarok: un'immagine del gioco PS4 e PS5

Di certo aiuta la componente più propriamente action di God of War Ragnarok, perché il sistema di combattimento ci è sembrato un passo avanti rispetto a quello implementato quattro anni fa, in particolare per una maggior varietà negli scontri e nelle dinamiche del combat system, nella gestione delle armi e dei poteri a esse correlati, nella gestione del livello di sfida che pongono (ovviamente in proporzione alla difficoltà scelta, che si prediliga un'impostazione più narrativa o meno), ma anche per una dose di crudezza e violenza che aggiunge il giusto condimento alle situazioni. Quello che forse manca, o che con molta probabilità risulta soltanto ridimensionato rispetto alle aspettative e i presupposti della saga, è la frequenza di scontri dalla portata epica. Si è forse scelto di dosarli in misura maggiore per dar loro un'enfasi superiore quando ci si trova, ma a guardarsi alle spalle una volta avanti col percorso, si ha la sensazione che si sia perso qualcosa su questo fronte. Si confermano invece grandiosi i fondali, sia dal punto di vista artistico che tecnico, per varietà e livello di dettaglio in ogni aspetto, dalle strutture alla fauna e la flora, senza trascurare gli agenti atmosferici, tanto da rendere credibile e immersivo il viaggio dei protagonisti.

L'epicità di God of War Ragnarok

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God of War Ragnarok: un'immagine del gioco PS4 e PS5

Questo non vuol dire che God of War Ragnarok non sia un gioco epico e d'altra parte la componente mitologica, così ben strutturata e integrata nel racconto e nel suo background, pur nella libertà con cui è trattata, fa il suo dovere nel sostenere questo aspetto. Ma è ugualmente vero che il cuore della storia non rinuncia a una componente più intima e umana molto ben dosata, in quel rapporto tra personaggi, soprattutto i protagonisti ma anche nei comprimari che sostengono l'anima più ironica del gioco, così ben incarnato dalla recitazione di modelli poligonali che funzionano sul versante dell'espressività e dell'animazione, al netto di qualche imperfezione che trapela qua e là. Se la storia di crescita di Atreus e del suo rapporto col padre Kratos ci ha convinti e coinvolti è anche per il lavoro fatto in tal senso, che permette ai personaggi della storia di annullare la distanza tra loro e il giocatore/spettatore, guidandolo nelle ambientazioni ricche, curate e varie dei nove regni in cui si trovano a compiere questa nuova coinvolgente avventura.

Conclusioni

Il giudizio non può che essere positivo nel sintetizzare la recensione di God of War Ragnarok, per un gioco che riprende quanto fatto nel capitolo precedente e lo sviluppa ulteriormente, costruendo il racconto attorno al fragile rapporto tra Kratos e Atreus, tra padre e figlio alle soglie dell’adolescenza, sullo sfondo del pericolo di una fine dei giorni imminente. Una storia che coinvolge per una componente action ben costruita, ma anche per la partecipazione emotiva alle storie dei personaggi, ben veicolata da modelli poligonali capaci di interpretarla a dovere. Buono anche tutto il comparto artistico, che porta su schermo tutta la varietà e il dettaglio dei nove regni in cui i protagonisti si muovono.

Movieplayer.it
4.0/5

Perché ci piace

  • Il rapporto tra Kratos e Atreus, tra padre e figlio.
  • Tutto il comparto artistico, dalla ambientazioni alla musica.
  • La componente action, grazie a una gestione dei combattimenti più varia e migliorata.
  • Il modo in cui il racconto viene gestito per guidare il giocatore nelle emozioni…

Cosa non va

  • … al netto di qualche passaggio in cui lo spettro della noia è in agguato, soprattutto in alcune missioni secondarie.
  • Si ha la sensazione che manchi qualcosa sul fronte della portata epica degli scontri.