Glenrothan, recensione: una commovente lettera d’amore alla Scozia

Brian Cox debutta alla regia a quasi 80 anni col suo film più personale in cui coinvolge attori scozzesi. A cominciare da Alan Cumming. Semplice ma efficace. Presentato alla Festa del cinema di Roma.

Un'immagine di Glenrothan

Dimenticate Logan Roy. Dimenticate la famiglia assetata di potere di Succession. Brian Cox, per il suo debutto registico a quasi 80 anni, sceglie la propria terra d'origine, la Scozia, per raccontare un dramma familiare di riconciliazione, chiamando a raccolta colleghi scozzesi come lui.

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Una scena del film

Cox, non si dimentica però di mettere al centro un nucleo affettivo altrettanto disfunzionale, oltre al tema dell'eredità: chi prenderà in mano l'azienda di famiglia e porterà avanti il lignaggio? In questo caso però c'è possibilità di redenzione dalle proprie "malefatte".

Glenrothan: riconciliazione familiare cercasi

L'opera prima di Brian Cox è il più classico dei family drama. Due fratelli che non si parlano da 40 anni hanno una seconda possibilità quando il più grande, Sandy (un burbero ed adorabile Cox), chiede via lettera al minore, Donal (un sempre irresistibile Alan Cumming) di rivedersi perché le sue condizioni di salute non sono ottimali. Donal vive a Chicago con la figlia e la nipote, gestendo un locale con musica, sua grande passione da sempre come la madre.

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Fratelli a confronto

Sandy invece ha dovuto ereditare l'azienda di famiglia, che dava lavoro a tutti i cittadini, mandandola avanti dopo che il fratellino se n'era andato "senza mai guardarsi indietro". Qualcosa di terribile sembra essere successo tra i due per fare in modo che non si parlassero per ben 40 anni. Un evento paradossale dato che scopriamo man mano che era Sandy quello che voleva fuggire lontano dal paesino in cui tutti si conoscevano e Donal quello che voleva prendere le redini della famiglia.

Un film sui rapporti familiari da ricucire

Si tratta di una storia molto semplice, dal finale forse prevedibile, ma che non manca di avere un grande cuore e restituirne la potenza emotiva agli spettatori. Merito non solo dell'interpretazione dei due protagonisti, Brian Cox e Alan Cumming, così calma e pacifica e allo stesso tempo così focosa e coinvolgente. Quasi urlata a volte, quando i due fratelli si devono recriminare e rinfacciare tutte le colpe del passato.

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Un brindisi tra vecchi amici in Glerothan, ovviamente col whisky

C'è un'impostazione quasi teatrale nella messa in scena, pur essendo ambientata soprattutto in ampi spazi aperti, e questo restituisce la dimensione familiare del racconto. Un effetto statico per far capire come la vita nel paesino sia rimasta sempre la stessa dopo tanti anni. Cox riesce a dipingere dei personaggi femminili altrettanto interessanti: la vecchia amica (e forse qualcos'altro) di Donal, interpretata da Shirley Henderson e la figlia dell'uomo, col volto di Alexandra Shipp, che lavora con lui al locale.

Donne determinate, toste, dolci, che potrebbero rappresentare la nuova generazione di Glerothan. Non può mancare in una mini epopea familiare come questa, come dicevamo, il discorso sulla successione e sull'eredità, dato che il whisky è parte del costrutto sociale locale. Anche la risoluzione della stessa, per quanto prevedibile, chiude perfettamente il cerchio nel finale della pellicola.

Una lettera d'amore alla Scozia, tra paesaggi e scorci

Glenrothan si basa sull'omaggio alla tradizione scozzese, sulla celebrazione del folklore locale, senza cadere nello stereotipo ma abbracciandolo e giocandoci in modo autoironico: tra canzoni, balli, sbronze colossali e cacce alle mosche. Merito delle origini non solo di Cox ma di gran parte della crew e del cast coinvolti - come Cumming e Henderson, che donano veridicità al racconto.

Merito poi della macchina da presa, che fa letteralmente l'amore col paesaggio caratteristico e suggestivo della campagna scozzese; nella realtà il film è stato girato nell'area intorno a Glasgow e al villaggio di Gartmore. Brian Cox ha potuto così realizzare il suo personale tributo alla propria terra senza risultare eccessivamente campanilistico.

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Glenrothan: Brian Cox e Alan Cumming in una foto

Non solo perché conosce bene pregi e difetti delle proprie origini, ma anche perché dimostra una buona direzione degli attori, frutto probabilmente della sua lunga esperienza dall'altra parte del set. La pellicola non è una semplice e anonima cartolina, ma una sorta di punto da mettere nella sua carriera andando a riscoprire dove, per lui, tutto è iniziato.

Conclusioni

Glenrothan è un film semplice, genuino in cui Brian Cox - che oramai tutti associano a Logan Roy di Succession nonostante la lunga carriera - interpreta un personaggio altrettanto burbero ma dal cuore grande. Tanto da voler provare a ricucire i rapporti con il fratello a lungo allontanato dall’altra parte dell’oceano. Una dedica e un omaggio alla Scozia, sua terra d’origine come di gran parte del cast e della troupe, che non diventa solo cartolina ma celebrazione delle proprie origini e del proprio percorso, umano prima che artistico. Una storia di riconciliazione familiare che fa bene al cuore.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Brian Cox, sia come interprete che come regista, che lavora col cuore più che con la tecnica.
  • Alan Cumming e tutti i “local” scelti, così come le riprese in loco…

Cosa non va

  • …anche se la staticità del racconto potrebbe annoiare qualcuno, data anche l'impostazione teatrale.
  • Si tratta di una storia davvero semplice, e a volte prevedibile.
  • I personaggi vengono approfonditi fino ad un certo punto.