È un film sull'arte Gioco pericoloso di Lucio Pellegrini. Arrivato in sala, racconta la storia di Carlo (Adriano Giannini), scrittore famoso e stimato, in piena crisi creativa. La sua compagna è Giada, artista anche lei, una ballerina: a interpretarla è Elodie che, dopo aver recitato in Ti mangio il cuore di Pippo Mezzapesa, ci ha preso gusto con il cinema.

Tra loro si insinua Peter Drago, aspirante artista (e tre!), che conosce Carlo a una mostra e da allora sembra sempre più intenzionato a far parte della sua vita. Un nome che dice molto: Drago ha una grandissima ambizione, ma forse non altrettanto talento. Eppure è fissato con un'idea di arte pura. A dargli corpo e voce è Eduardo Scarpetta, nel ruolo più sopra le righe della sua carriera.
Nella nostra intervista abbiamo parlato con il regista e con i due attori di come si faccia a creare qualcosa partendo dalle proprie esperienze, in particolare dal dolore. La cantante ci parla anche del soprannome che le hanno dato i fan: "Elodea". Spoiler: non l'avrebbe scelto pensando a se stessa.
Gioco pericoloso: intervista a Elodie, Eduardo Scarpetta e Lucio Pellegrini
In una delle prime scene di Gioco pericoloso, quella ambientata alla mostra d'arte, una critica (interpretata da Elena Lietti) dice che ormai le opere non le guarda più nessuno: l'importante è che se ne parli. È davvero così?
Lucio Pellegrini: "Non dovrebbe essere così ma spesso, soprattutto nelle situazioni pubbliche, negli happening, accade. Perché è più una situazione sociale che non qualcosa che si concentra sulle opere. Mi auguro invece che quando si entra in sala, al buio, le persone continuino a guardare i film. Anche se so che le distrazioni sono tante".
Discutere per l'arte: si dovrebbe fare di più?
Il personaggio di Iaia Forte invece dice: "Oggi nessuno si scanna più sull'arte. Che noia!". Ha ragione? Bisognerebbe discutere di più per un film o un libro? Elodie: "Sarebbe bello discutere senza scannarsi! Perché quello alla fine non ti lascia nulla. Discutere fa bene e credo che in realtà si faccia ancora".

Per Scarpetta invece: "Io consiglierei di non dare niente per assodato, per assolutamente meraviglioso. Non si può andare contro qualcosa di cui tutti hanno detto cose meravigliose. Quindi mi lascerei sempre lo spazio e il rispetto per il disaccordo. Bisogna rispettare l'opinione altrui. Anche se il mio personaggio è uno che provoca".
Elodea: il soprannome di Elodie

Nel film Giada viene appellata più volte come "dea". Fa sorridere, perché nella realtà i fan di Elodie, come quelli di Jennifer Lopez ad esempio, che hanno coniato il soprannome JLo, l'hanno fatta diventare Elodea. La cantante ci si rispecchia? In realtà non molto: "Ovviamente mi fa piacere. Ma spero che si veda altro: che magari ho gli occhietti vivi e vivaci, oltre a lineamenti che possono piacere. Come anche non piacere. E meno male che sia così. Non me lo sarei mai dato da sola. Ho altri gusti".
Arte e dolore
Peter Drago accusa Carlo di non essere un vero artista, perché non ha davvero provato cosa sia il dolore. È così? Si può essere artisti solo se si ha sofferto molto? Secondo Pellegrini: "Non è che si debba soffrire per fare arte, ma devi aver sofferto. Devi sapere che cosa voglia dire. Che significa. Deve essere qualcosa che ti ha lasciato qualche cicatrice interna. Magari mentre fai arte puoi anche essere felice, però un'eco di quella che è una sofferenza serve. Poi in realtà nel film il personaggio di Peter lo dice apposta per far stare male Carlo: per escluderlo da quella che, in quel momento, è una relazione tra lui e Giada".

Quindi, sfatando il mito dell'artista maledetto: creare con metodo e disciplina, da sobri, si può? Elodie: "Certo che è possibile. La sofferenza è semplicemente un pozzo da cui attingere. Ogni volta che provi un dolore in quel momento è terribile, ma poi può essere fonte di ispirazione. Puoi avere una vita super metodica e contemporaneamente saper attingere alle esperienze passate".