Che George Lucas sia un maestro del cinema è un dato di fatto. Un maestro del cinema che ha dimostrato di avere un grandissimo fiuto per gli affari: con il suo Star Wars ha sia inaugurato una delle saghe cinematografiche più amate, note e redditizie di sempre ma ha anche capito subito quanto fosse importante mantenere il controllo di un marchio per poterlo sfruttare alla grandissima col merchandise. Un maestro che con la sua celeberrima space opera è stato influenzato da mille cose differenti provenienti da media diversi - cinema, fumetti, letteratura, saggistica - ed è poi finito a sua volta per esercitare un qualcosa di analogo su altrettante espressioni artistiche partorite da menti creative rimaste folgorate dalle peripezie di Luke Skywalker and co.

Come risultato di ciò George Lucas, che nell'arco di quattro decenni è diventato anche un ben noto collezionista d'arte (possiede opere di gente come Norman Rockwell, Thomas Hart Benton, Frank Frazetta, Jacob Lawrence insieme a una caterva d'illustrazioni popolari, digitali, cinematografiche e chi più ne ha più ne metta), ha deciso insieme alla sua attuale moglie Mellody Hobson, business woman anch'ella grande amante e collezionista di opere d'arte, di voler celebrare ogni forma di arte narrativa conosciuta all'uomo con un museo, il Lucas Museum of Narrative Art, che dovrebbe aprire i battenti il prossimo anno in quel di Los Angeles.
Una struttura dalla sagoma futuristica e dal costo di un miliardo di dollari (ma forse di più, secondo alcune indiscrezioni) che il papà di Guerre Stellari ha presentato nel corso del fine settimana in quella che è stata la sua prima apparizione al Comic-Con di San Diego.
Un tempio popolare per l'arte

Per quanto assurdo possa sembrare, George Lucas non aveva mai messo piede nella celeberrima Sala H del Comic-Con di San Diego. La sua prima volta è avvenuta in questo 2025 per parlare di qualcosa che non ha a che fare con un qualche progetto cinematografico, d'altronde ha venduto baracca e burattini alla Disney anni fa (diventandone azionista di rimando) perché di fare cinema non ne vuol più sapere da un pezzo, ma per illustrare il progetto di cui sopra. Che è quello che, utilizzando un ben noto anglicismo, possiamo definire come un vero e proprio passion project per Lucas e sua moglie Mellody Hobson. Quegli sfizi che ci si può togliere quando si ha un patrimonio di qualche miliardo di dollari, sapete com'è.
Inizialmente, parliamo di circa dieci anni fa, doveva essere ospitato dalla metropoli di Chicago, nello stato dell'Illinois, e sulla carta aveva una forma simile a quella di un vulcano. Poi è stato costretto a traslocare a Los Angeles per via di una sfilza infinita di controversie sollevate da svariate parti, dall'impatto ambientale che la struttura avrebbe avuto sul Park Dictrict di Chicago, passando per i costi di manutenzione che sarebbero ricaduti sulla città (tradotto: sulle tasche dei Chicagoans con un incremento delle tasse).
Ed eccoci dunque arrivare all'Exposition Park di Los Angeles dove i lavori per il Lucas Museum of Narrative Art proseguono alacremente in vista dell'apertura prevista il prossimo anno. La forma non è più quella del vulcano di cui sopra. È più simile a quella di un'astronave con una superficie calpestabile di 30.000 metri quadrati distribuiti su cinque piani pronti a ospitare opere d'arte di ogni tipo (compresi i cimeli cinematografici della Lucasfilm, questo è scontato).

Disegnato da Ma Yansong, co-fondatrice dello studio d'architettura cinese MAD con sedi a Beijing, Los Angeles e Roma, è concepito per riflettere la missione continua dello studio "di fondere architettura, città e paesaggio, intrecciando ambienti naturali con contesti urbani per promuovere la vita pubblica e unire le comunità. Il Lucas Museum sarà la prima istituzione del suo genere dedicata all'arte narrativa attraverso una collezione che include opere di Norman Rockwell, Frida Kahlo e Gordon Parks, oltre a modelli, oggetti di scena e concept art provenienti dagli archivi cinematografici di George Lucas. Il progetto continua a prendere forma come un punto di riferimento destinato ad accogliere residenti e visitatori in uno spazio dinamico in cui arte, paesaggio e comunità si incontrano".
George Lucas: cosa è stato raccontato al Comic-Con di San Diego
Ed eccoci arrivati al debutto di George Lucas al Comic-Con di San Diego in un panel moderato da Queen Latifah, in cui il leggendario filmmaker era accompagnato da due "nomi qualunque": Guillermo del Toro e Doug Chiang, vicepresidente e direttore creativo della Lucasfilm. Un panel in cui non si è minimamente toccato l'argomento Star Wars ma che, nonostante questo, ha reso particolarmente felici le 6500 persone (molte delle quali dotate in ogni caso di spade laser) assiepate in quello che si è rivelato essere l'appuntamento di punta dell'edizione 2025 del Comic-Con.
Parlando di come sia nata l'idea per il museo, il filmmaker ha evidenziato come per lui il legame con l'arte sia qualcosa di emotivo e non qualcosa basato sul valore economico: "Faccio questo (il collezionista) da cinquant'anni ormai, e a un certo punto mi sono chiesto cosa farne di tutta quest'arte, visto che mi rifiuto di venderla. Per me l'arte è una questione di legame emotivo. Non ha a che fare col prezzo o con chi l'ha fatta. Se hai un legame emotivo con qualcosa, allora è arte. Ho lavorato con centinaia di illustratori nella mia vita, tutti straordinari, ma non ricevono mai alcun riconoscimento. Questo museo è un tempio per il popolo".

Del Toro ha poi parlato di cosa lo affascina di tutta l'operazione voluta da Lucas e Hobson: "Quello che per me è importante, ciò che è magico, non tanto il fatto che abbia a che fare con un uomo e la sua collezione, ma con la linea evolutiva di immagini. Siamo in un momento critico in cui una delle cose che si cerca di cancellare è proprio il passato. E questo museo rende omaggio a un momento popolare, rumoroso ed eloquente del nostro passato visivo, che appartiene a tutti noi". E per avere un'idea di come questo "tempio per il popolo" proporrà le sue opere ai visitatori, ci viene in soccorso la descrizione, fatta dall'Hollywood Reporter, del video mostrato durante il panel.
Una presentazione tramite la quale sono presentati gli interni dell'edificio (del tutto privo di angoli retti) insieme ad alcune immagini di quello che andrà a comporre la nutritissima collezione: "Una copertina del fumetto DC Mystery in Space, con la prima apparizione di Adam Strange, la prima striscia a fumetti di Flash Gordon, una copertina dei fumetti EC degli anni '50 Tales from the Crypt, strisce di Peanuts e Garfield, opere di Brian Bolland, del creatore di Hellboy Mike Mignola, del fumettista underground Robert Crumb, di Windsor McCay e Moebius, illustrazioni di Astro Boy e Zio Paperone, ma anche opere di Norman Rockwell, N.C. Wyeth e Frida Kahlo". Perché quello della coppia Lucas/Hobson sarà un museo che abbraccerà l'arte senza snobismi di sorta. Che è il minimo che possimo aspettarci dall'uomo che ha fuso insieme Flash Gordon e il cinema di Akira Kurosawa.