Gangs of Paris, la recensione: una storia di vendetta in una Parigi d'epoca

La recensione di Gangs of Paris, film dove la protagonista, condannata ingiustamente a quindici anni di carcere per la morte del fratello, è in cerca di vendetta nei confronti del vero colpevole. Su Sky e NOW.

Gangs of Paris, la recensione: una storia di vendetta in una Parigi d'epoca

Parigi, 1884. Billie è soltanto una ragazzina, orfana di genitori, che insieme al fratello cerca di sopravvivere per le strade della città francese, prestando le proprie abilità nell'arte del borseggio per conto della banda degli Apaches, guidata dal carismatico e crudele Jesus. Un giorno i due tentano di ingannare il loro boss nascondendo un gioiello, nella speranza coi soldi poi guadagnati dall'illecita vendita di comprare un biglietto per gli Stati Uniti nel tentativo di rifarsi una nuova vita. Scoperti, la punizione costa al fratello la vita, con Billie che viene ingiustamente accusata della sua morte e condannata a quindici anni di carcere.

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Gang of Paris: una scena

Come vi raccontiamo nella recensione di Gangs of Paris, l'ormai donna è arrivata alla fine della sua pena e ora uscita di prigione intende vendicarsi di Jesus e dei suoi scagnozzi. Per farlo decide di mantenere segreta la sua reale identità e infiltrarsi nelle fila della gang, per arrivare a conquistare progressivamente la fiducia del capo e poter poi mettere in atto il suo piano. Ma con il passare dei giorni la protagonista finisce per sentirsi attratta da quel mondo criminale e da quel senso di fratellanza che lì si respira, finendo per rischiare di dimenticare il suo obiettivo...

Di gang in gang

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Gangs of Paris: Niels Schneider è Jesus

Sin dal titolo internazionale che lo richiama volutamente per arrivare a quella trama che ne prende più di uno spunto, è chiaro come il modello di riferimento sia proprio Gangs of New York (2002) di Martin Scorsese, con qualche piccola modifica qua e là a livello narrativo ma un plot base alquanto simile nel sentimento prima di rabbia e poi di fascinazione che la protagonista si trova ad avere verso colui che dovrebbe uccidere. Un film ambizioso che, pur non raggiungendo ovviamente i livelli di un così alto prototipo, possiede una discreta anima pulp, con le dinamiche di genere che emergono (pre)potenti in più occasioni nel corso dell'ora e mezzo di visione, durata giusta e necessaria per evitare tempi morti o inutili lungaggini di sorta.

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Libertà e vendetta

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Gangs of Paris: la protagonista Alice Isaaz

Voice-over d'ordinanza in quel prologo nel quale compare addirittura la Statua della Libertà, prossima a essere donata da lì a poco agli Stati Uniti, che serve a introdurci nei pensieri e nei successivi cambi di opinione di Billie, un personaggio femminile tosto al punto giusto e tormentato quanto basta, con una personalità accesa anche grazie alla notevole performance di una magnetica Alice Isaaz, assolutamente perfetta nel ruolo. La divisione in capitoli non spezzetta eccessivamente il racconto ma anzi gli permette di procedere buon ritmo verso la definitiva resa dei conti, forse parzialmente frettolosa per quanto messo in campo nel precedente minutaggio ma comunque ad effetto in quell'epilogo assolutamente non scontato.

Proiettili vaganti

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Gang of Paris: un'immagine

La roulette russa quale costante tra la vita e la morte, visioni di animali guida, preti in crisi di fede che assumono ruoli paterni, amori non corrisposti e altri impossibili, tradimenti inaspettati: la sceneggiatura mette parecchia carne al fuoco e anche se un paio di forzature appaiono evidenti, soprattutto in una sequenza verso la definitiva risoluzione, l'insieme funziona e si rivela godibile e accattivante, con tanto di citazione a un grande classico degli albori come Viaggio nella luna (1902), trasmesso da uno dei primi cinema dell'epoca. Il regista Romain Quirot - anche co-autore dello script - si era già fatto notare con il precedente e sottovalutato lungometraggio d'esordio, il fantascientifico L'ultimo giorno sulla Terra (2020), e anche in quest'occasione punta molte delle sue carte sullo stile visivo, fatto di immagini forti e colorate, a tratteggiare un inizio novecento sospeso tra omaggi e modernità, un tempo ambiguo quale palcoscenico ideale di una vendetta che nelle sue basi archetipiche di tempo non ne ha.

Conclusioni

Era poco più che una bambina Billie quando vide il fratello venire mortalmente punito dal capo della banda degli Apaches, che faceva il buono e il cattivo tempo a Parigi. Condannata ingiustamente per quella tragica morte, dopo quindici anni ora la protagonista è in cerca di vendetta e sotto mentite spoglie si infiltra nella gang, ignara della piega che prenderanno gli eventi. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Gangs of Paris, ci troviamo di fronte a una sorta di aggiornamento / omaggio in ottica francese al quasi omonimo cult di Martin Scorsese, qui rivisitato in salsa pulp e moderna. Un accattivante film di genere, violento e veloce al punto giusto, torbido qua e là grazie anche alla prorompente sensualità della protagonista Alice Isaaz, per un intrattenimento ludico, non perfetto ma accattivante nella sua immediatezza.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.9/5

Perché ci piace

  • Il regista e sceneggiatore Romain Quirot ha stile e ritmo.
  • Il fascino di Alice Isaaz è travolgente.
  • Anima pulp e di genere riuscita.

Cosa non va

  • La sceneggiatura non è esente da difetti più o meno evidenti.