Nel 2011, l'attore e comico francese Omar Sy entra in maniera dirompente nell'immaginario del pubblico europeo e internazionale grazie a Quasi Amici. Diventa volto conosciuto e sinonimo di allegria, buonumore, accoglienza e ovviamente, fascino. Nell'arco di meno di 15 anni, Sy ha preso parte a numerose produzioni internazionali ed è diventato garanzia di una commedia di qualità, spesso tenera, con messaggi importanti. A questa accezione "comica", l'attore ha poi aggiunto quella action grazie soprattutto al personaggio di Assane Diop nella serie Lupin, su Netflix, dal 2021.
Gli mancava dunque, per completare il quadro, diventare anche il re della rom-com francese, e il film French Lover, con tanto di titolo dall'appeal mainstream, diretto da Nina Rives, su Netflix dal 26 settembre, si è rivelata occasione ghiotta e perfetta. A questa ultima affermazione andrebbe aggiunto un punto interrogativo perché dopo la visione del film, non siamo poi così sicuri che questa pellicola possa fare la differenza per la carriera romantica di Omar Sy.

L'attore interpreta un divo del cinema francese, Abel Camara, anche molto ricercato all'estero, che sta vivendo una grande crisi personale e lavorativa: lasciato dalla fidanzata altrettanto diva, vive in continua competizione con un altro attore, che sembra essere molto più vicino di lui al cinema d'autore, ai registi ricercati, al potenziale César. Lui invece, continua ad essere confinato a ruoli da blockbuster e progetti che si distinguono solo per il loro importante valore economico.
È proprio in questo particolare momento di vita che si imbatte in Marion, quarantenne altrettanto in crisi ma per ragioni diverse: nelle fasi finali di un divorzio, ha dovuto rinunciare al suo ristorante e sta per perdere anche il suo appartamento. Il suo atteggiamento ferale e poco arrendevole nei confronti del mondo e dei soprusi (i due si scontrano nel locale dove lei lavora e per un equivoco servile e sessista, lei si licenzia) attira l'interesse di Abel, preso da una fascinazione che definiremmo sociologico-sensuale. Ci chiediamo: siamo di fronte al Notting Hill francese? Vorremmo poter dire di sì e invece il film va avanti solo grazie a qualche scambio interessante tra i due protagonisti dentro uno svolgimento già visto e per cui, immaginiamo, non ci sia stato bisogno neanche di scomodare l'AI.
Il fascino della vita vera
Marion (Sara Girardeau) possiede per Abel il fascino della vita vera. Ha talmente tanti drammi da gestire nella sua nuova e triste routine giornaliera che la spocchia da famoso del divo che ha appena incontrato e che si è appena invitato a casa sua, non la smuove più di tanto. Cosa c'è di più affascinante per chi ha tutto ed è desiderato da tutti, di qualcuno che ti vede esattamente per la persona che sei e non per la fama e il seguito che hai attorno?

Ragionamento banale ma comprensibile quello che fa French Lover per unire queste due anime insoddisfatte e il primo incontro tra i due è in effetti tra le parti migliori del film poiché si evidenziano con più libertà di espressione e meno condizionamenti da stereotipo, le differenze con cui queste due persone stanno al mondo e come l'uno possa potenzialmente arricchire l'altro in un ipotetico futuro scambio. Quasi ci stavamo credendo in French Lover e invece...
Fidanzata per finta

Non bastava farli innamorare come nel caso dei cugini più famosi, Notting Hill o anche semplicemente Marry me, si doveva pure inserire il colpo di scena, che poi non viene manco trattato come tale, dell'equivoco per cui Marion, dopo un periodo di frequentazione con Abel, presentata ad una prima come fidanzata ufficiale, scopre che prima che spuntasse lei, era stato fatto un casting per trovare un'attrice che impersonasse una fidanzata per finta per l'attore. French Lover prende questa situazione, la risolve in un confronto chiarificatore tra Marion e l'agente di Abel e si libera di questo finto plot twist come se niente fosse successo. Minuti della nostra vita da spettatori sprecati inutilmente a guardare la messa in scena di un clichè del tutto disfunzionale alla storia. Se volessimo trovare una mission a questa decisione, potremmo immaginare che serva per mostrare i primi segni di disagio di Marion dentro il mondo schiavo delle apparenze in cui vive il suo amato Abel.
Non è Notting Hill
Raggiunta quasi l'ora e mezza sulle non necessarie due ore e due minuti di film, è definitivamente chiaro che non siamo di fronte al Notting hill francese e che il carisma, il fascino, la verve di Omar Sy unite al guizzo ironico-sarcastico di Sara Giraudeau non possono vincere contro una trama e una sceneggiatura che gli riempie solo la bocca di riflessioni ovvie sull'essere schiavi della percezione che là fuori si ha di noi invece di ciò che vorremmo veramente realizzare nella vita. Tutte epifanie giuste quelle che raggiunge Abel alla fine di French Lover ma il piatto e ovvio percorso intrapreso per arrivarci, fa sì che il gioco non valga la candela.
Conclusioni
French lover di Nina Rives, su Netflix dal 26 settembre, doveva essere l’occasione giusta per elevare Omar Sy anche a re della commedia romantica francese grazie a questa storia dalla trama simile a Notting Hill. In coppia con Sara Giraudeau, nonostante gli sforzi ironici, comici, appassionati e riflessivi, non riesce ad elevare una sceneggiatura ed un impianto filmico che ricalcano invece solo gli schemi dei “cugini” più famosi e più riusciti ( vedi anche Marry me) senza preoccuparsi minimamente di andare a fondo e rendere godibile e profondo il percorso. È sempre un piacere vedere Omar Sy ma ci si stanca troppo presto.
Perché ci piace
- Omar Sy conferma il suo carisma dirompente sullo schermo
- Diverte in alcune scene di coppia con Sara Giraudeau.
Cosa non va
- Ricalca film simili e più riusciti, senza aggiungere nulla di interessante.
- Due ore sono troppe per una storia che si può risolvere in 90 minuti.
- Raggiunge conclusioni e riflessioni ovvie, prevedibili come il lieto fine scontato.