Nel 2019 il mondo intero è al collasso per via del cambiamento climatico e dei continui conflitti che hanno luogo in ogni angolo del globo. L'Indonesia affronta anch'essa una grave crisi economica, con la scarsità di cibo e una generale condizione di miseria che ha aumentato ulteriormente le diseguaglianze sociali, con i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Come vi raccontiamo nella recensione di Foxtrot Six, la storia vede per protagonista l'ex marine e ora giornalista Angga Saputra, che ha appena fatto la proposta di matrimonio alla fidanzata e collega Sari. Lo stesso giorno però il Paese è sconvolto da un colpo di stato guidato dal gruppo rivoluzionario dei Piranas, con il presidente eletto dato per scomparso. Undici anni dopo Angga è diventato un uomo del Congresso e non ha saputo più nulla di Sari, da lui data per morta. Nel frattempo la crisi alimentare ha raggiunto picchi mai visti, tanto che è nato un nuovo gruppo ribelle che ha intenzione di cambiare per sempre il corso delle cose. Angga si ritroverà coinvolto in prima persona nel cambiamento e dovrà chiedere aiuto a cinque ex-commilitoni, finendo per prendere una posizione tra le due parti in causa e lottare per i diritti del suo popolo.
Attacco al potere
Dalla sinossi appena esposta si può già intuire la complessità narrativa di un'ambientazione che ci trasporta in un futuro ben più che prossimo, erede distopico delle paure contemporanee, e che mette parecchia carne al fuoco nel tentativo di imporsi a livello internazionale. Non è un caso che Foxtrot Six sia la produzione più costosa mai realizzata in Indonesia e vanti tra i finanziatori nientemeno che Mario Kassar, che in passato ha lavorato a grandi classici del cinema di genere come Terminator e Rambo. Anche la scelta di girare direttamente in lingua inglese non è stata certo casuale, nel tentativo di rivolgersi fin da subito ad un pubblico il più ampio possibile, e la mano della star Iko Uwais e del suo team nella supervisione delle sequenze d'azione aggiunge ulteriore pepe ad una messa in scena già di per sé magniloquente. Eppure non tutto è andato per il verso giusto...
Questo l'ho già visto
Foxtrot Six sembra infatti un melting pot di suggestioni che flirtano tra il filone fantascientifico e quello action, guardando ai rispettivi capisaldi senza particolare inventiva e anzi affidandosi spesso a copia-incolla più o meno palesi nella reiterazione di archetipi consolidati: da salvataggi dell'ultimo minuto a gesta di sacrificio estremo, dai lanci in paracadute a quel legame di fratellanza che unisce i personaggi principali, le soluzioni derivative - sia a livello di scrittura che di messa in scena - si sprecano nel corso delle due ore di visione. Due ore di visione che, se approcciate senza troppe aspettative, riescono comunque a intrattenere il relativo target di riferimento, con una sana violenza e coreografie secche e brutali - in piena tradizione del recente action indigeno, con l'arte marziale del silat a farla ancora una volta da padrona - nella resa dei conti tra buoni e cattivi, anche questi marcati su caratteri caricaturali, senza "sfumature di grigio" a rendere parzialmente più interessante la disfida.
In nome della giustizia
D'altronde è l'ennesima lotta del Bene contro il Male, della classe proletaria contro i ricchi, veicolo nel quale lo spettatore può identificarsi coi protagonisti e spingerli verso il raggiungimento di quello scopo che dovrebbe migliorare la vita per la gente comune. Peccato che vi sia poco spazio per approfondire appieno i membri del team di coraggiosi combattenti, con la sola eccezione della figura di Angga che è poi quell'alpha e omega a cui tutto ruota intorno, tra colpi di scena e figlie da salvare che guardano ancora una volta ad un immaginario tipico. L'ambientazione filo-distopica e i discreti effetti speciali, con tanto di tute che rendono invisibile e corazze bio-meccaniche che sembrano uscite dai cartoni giapponesi degli anni Ottanta offrono parziale fascino all'impatto estetico e alcune sequenze di lotta secche e brutali - nelle quali anche uno spazzolino da denti può diventare un'arma letale - garantiscono il corretto intrattenimento a tema, pur all'interno di una confezione più ambiziosa che effettivamente riuscita.
Conclusioni
Nell'Indonesia del 2030 un ex marine salito al Congresso dopo un colpo di stato prende le parti dei ribelli e recluta cinque suoi ex-compagni per guidare la rivolta. Ma si troverà ad affrontare insidie e pericoli dietro ogni angolo, mentre nel frattempo il Paese è sconvolto da una crisi alimentare senza precedenti. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Foxtrot Six, il film indonesiano più costoso e ambizioso di sempre è un action sci-fi senza infamia e senza lode, che sopperisce ad una narrazione farraginosa e confusa - che non sviluppa appieno i personaggi ed è a tratti lacunosa - con un'anima action violenta e grintosa al punto giusto, per due ore che pur senza lasciare il segno possono divertire il principale target di riferimento.
Perché ci piace
- Le coreografie action, curate dal team della star Iko Uwais, sono efficaci e avvincenti.
- Si nota l'ambizione dietro il progetto...
Cosa non va
- ... ma anche le evidenti ingenuità nell'approcciarsi ad un'operazione di questo tipo.
- La sceneggiatura non approfondisce al meglio il contesto e i personaggi principali.