Mi chiamo Henry Morgan...
Lo scorso settembre c'erano tutte le promesse per una serie intrigante e ben congegnata, quando vedemmo il pilot di Forever. Sì, perché c'erano elementi interessanti nella storia di Henry Morgan, medico immortale residente a Manhattan che si serve delle conoscenze accumulate nel corso dei secoli per risolvere svariati omicidi. In particolare, oltre al carisma del personaggio stesso, abilmente interpretato da Ioan Gruffudd, erano forti anche le sue interazioni con il figlio adottivo Abraham (Judd Hirsch) e la poliziotta Jo Martinez (Alana De La Garza), e la presenza, dietro le quinte, di un tale "Adam", un altro immortale, questa volta con un paio di millenni alle spalle e un'apatia omicida.
Le promesse c'erano, abbiamo detto. Eppure, nel corso di ventidue episodi, Forever non ha (quasi) mai saputo andare oltre il suo statuto di simpatica serie poliziesca "usa e getta". A penalizzare il prodotto è stata innanzitutto una struttura narrativa troppo procedurale, con l'arco narrativo dedicato ad Adam (e alle possibili origini dell'immortalità di Henry) relegato ad occasionali comparsate, fino ad acquisire, troppo tardi (almeno per quanto concerne gli ascolti, talmente deludenti da decretare la cancellazione della serie al termine della stagione inaugurale), un ruolo principale nelle puntate conclusive della stagione. Inoltre, non hanno giovato neanche un cast di contorno poco interessante e la mancanza, soprattutto a livello visivo, di una maggiore presenza del fantastico/orrifico, vista la premessa del programma e la firma del regista Brad Anderson (Fringe) per il primo episodio.
Scontro finale
Per chiudere il cerchio, Anderson è tornato in cabina di regia per The Last Death of Henry Morgan, che mette in scena il tanto atteso duello fra Henry e Adam (Burn Gorman). Il villain è convinto di aver trovato lo strumento necessario per poter finalmente morire - c'è di mezzo uno dei pugnali che avrebbero contribuito alla morte di Giulio Cesare - e sfrutta la paura principale di Henry: che Jo venga a sapere del suo segreto. Il dottor Morgan, dal canto suo, è ragionevolmente assetato di vendetta, avendo scoperto nell'episodio precedente che fu Adam a causare la morte di sua moglie Abigail, scomparsa senza lasciare traccia nel 1987.
Per certi versi, questo è l'episodio che avremmo voluto vedere sin dall'inizio, in particolare per quanto concerne la componente mistica (il pugnale sarebbe maledetto, ovviamente). La regia di Anderson è meno "pulita" rispetto al pilot, e viene anche riesumato uno degli elementi narrativi più intriganti e per lo più inesplorati (Adam fu vittima degli esperimenti dello scienziato nazista Josef Mengele). D'altro canto, però, viene sostanzialmente chiuso tutto il capitolo relativo all'antagonista (che si congeda ancora vivo, ma neutralizzato per sempre), lasciando che l'ipotetica seconda stagione - ancora una possibilità all'epoca delle riprese - si concentri di più sul rapporto fra Henry e Jo, la quale intuisce che il dottor Morgan non le abbia detto tutta la verità. E così questa serie dalla vita breve si chiude con la frase: "È una storia lunga..."
Tale inizio, tale fine
Per tutta la sua breve durata, Forever è stato un racconto divertente ma frustrante, indebolito - forse - dal suo essere parte del palinsesto della ABC, un network che in genere non scommette su programmi particolarmente coraggiosi (una delle poche eccezioni, negli ultimi mesi, è stato l'ottimo American Crime, di cui ci sarà una seconda stagione). Forse gli avrebbe giovato di più, se non un'emittente cable, almeno un canale come Fox, che non esita a spingersi il più lontano possibile, nei limiti consentiti dalla televisione pubblica, per quel che concerne la violenza e il fantastico (vedi The Following e Sleepy Hollow). Così non sarebbe - verosimilmente - neanche scivolato nella trappola dello schematismo narrativo che avrà, in un modo o nell'altro, influito sul numero di telespettatori. E salvo sorprese (al momento nessun altro si è dichiarato interessato a continuare la serie), Forever finisce così, con un cliffhanger che rimarrà irrisolto, manco a farlo apposta, per sempre. Peccato, perché la coppia Morgan-Martinez non era affatto male.
Movieplayer.it
3.0/5