Fino alla fine, recensione: Gabriele Muccino punta all'action per raccontare la folle notte di una ragazza

Un viaggio, tra libertà, scelte e conseguenze. Un film imperfetto, a cui lasciarsi andare... Fino alla fine. In sala dal 31 ottobre dopo il passaggio alla Festa del Cinema di Roma Roma.

Enrico Inserra, Saul Nanni, Elena Kampouris, Lorenzo Richelmy in Fino alla fine

Tutti abbiamo rimpianti. Le vite di tutti noi sono fatte di bivi e scelte, strade che non abbiamo percorso e che inevitabilmente ci fanno chiedere cosa sarebbe successo se avessimo preso decisioni differenti. È questo, o almeno anche questo, che ci racconta Fino alla fine, il nuovo film di Gabriele Muccino, il tredicesimo della sua carriera. Un progetto diverso da quelli a cui ci aveva abituati, perché si tratta di un thriller adrenalinico, un viaggio della durata di una notte che ci mette faccia a faccia con il cammino e le scelte, per l'appunto, della protagonista Sophie, interpretato da Elena Kampouris. Presentato alla Festa del Cinema di Roma e ora arrivato nelle sale con 01 Distribution, prodotto da Lotus Production con Rai Cinema, in associazione con Adler ed Ele Film.

Le scelte di Sophie

Fino Alla Fine Scena
Sophie insieme ai suoi nuovi amici siciliani

Vent'anni, americana, Sophie sta vivendo l'ultimo giorno di vacanza in Italia, a Palermo, insieme alla sorella. Ma se la sua compagna di viaggio vorrebbe dedicare tutto il tempo all'arte e le attività di stampo culturale, lei sente il bisogno di respirare libertà, di divertirsi e svagarsi prima del ritorno in California, dove svolge una vita che percepisce opprimente. Fino alla fine come il titolo ci suggerisce. Convince la sorella ad andare in spiaggia e lì conosce Giulio e il suo gruppo di amici siciliani, che sceglie di rincontrare quella sera in discoteca e poi seguire in un cammino avventuroso alla ricerca di quella dose di adrenalina di cui sentiva di aver bisogno. Sophie si abbandona al fascino del pericolo e lascia che sia la voglia di trasgressione e di libertà a dettare le sue scelte, commettendo errori che cambieranno e segneranno per sempre la sua esistenza.

Tutto in una notte, Fino alla fine

Fino Alla Fine Elena Kampourissaul Nanni
Un momento tra Elena Kampouris e Saul Nanni

Un viaggio di una notte, una corsa senza sosta lungo una discesa che impedisce di fermarsi. Un bivio dopo l'altro, una scelta dopo l'altra, in bilico perenne tra il voltarsi e tornare indietro o proseguire sul folle cammino intrapreso. Elena Kampouris si carica sulle spalle questo personaggio, il suo percorso, e fa del suo meglio per renderlo credibile e permetterci di capire le sue decisioni.

Fa del suo meglio, ma ci riesce solo a tratti, complice una scrittura che avrebbe necessitato di approfondire meglio il contesto emotivo su cui la sua ribellione di una notte va a poggiarsi. La supportano però i co-protagonisti, come Saul Nanni e un buon Lorenzo Richelmy, oltre ai volti che Sophie incrocia lungo il cammino. Pedine urlanti, come al solito, nelle mani di Gabriele Muccino per il suo inno alla libertà e al caos che ne deriva.

La regia sicura di Gabriele Muccino

Pedine, le abbiamo chiamate così, perché l'essenzialità di Fino alla fine è nella sua forma. Di più, come senso di racconto, oltre a ciò che racconta: il pregio principale del film è infatti nella costruzione e confezione, in una regia che sa gestire tempi e spazi, che si affida al ritmo e lo usa per costruire una corsa ansiogena e carica di tensione. Nel seguire Sophie, intuiamo quale sarà la strada che si troverà a percorrere, ma non riusciamo mai a scrollarsi l'incertezza, la tensione, l'ansia relativa alle decisioni che le vediamo inanellare. Una dopo l'altra, fino alla fine, fino a ribaltare i presupposti della sua stessa esistenza.

Questo vuole essere il nuovo film di Gabriele Muccino e in questo è riuscito e compiuto, al netto delle incertezze di scrittura a cui abbiamo accennato. Il cinema è anche (soprattutto, per qualcuno) costruzione visiva e ritmo, è racconto per immagini che può permettersi di mettere in secondo piano altri aspetti drammaturghi per prenderci per mano e condurci in un rocambolesco viaggio di formazione (o decostruzione, come in questo caso, di una persona). Godiamocelo senza pensare, per farci domande e venire dubbi c'è tempo una volta usciti dalla sala. Lì, nel buio rassicurante, possiamo credere anche alla corsa spericolata di una ragazza americana e la sua ultima notte in Italia.

Conclusioni

Una vacanza che sta per finire, l’incontro con ragazzi del posto e per Sophie inizia un percorso all’inseguimento di una libertà di cui sento il bisogno, ma che scivola via nel caos fuori controllo. Gabriele Muccino guida questo cammino con regia sicura, tensione e ritmo, anche laddove la scrittura è più incerta e avrebbe meritato un maggior approfondimenti. Ma ci si pensa dopo, a fine corsa, quando la frenesia del racconto allenta la presa, al termine di due ore di ribellione e scelte che catturano.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.1/5

Perché ci piace

  • Il ritmo del racconto e la tensione che deriva dal cammino della protagonista.
  • La regia sicura di Gabriele Muccino, che tiene attenzione e ritmo per tutta la durata del viaggio di Fino alla fine.
  • Saul Nanni, Lorenzo Richelmy e le figure che accompagnano Sophie...

Cosa non va

  • ... a tratti più convincenti della protagonista stessa interpretata da Elena Kampouris.
  • Avremmo preferito un maggior approfondimento in scrittura, per gettare le basi emotive di Sophie, su cui vanno a poggiare le sue scelte.