Si intitola Trash la nuova creatura di Stephen Daldry, poliedrico regista inglese che ha scelto la nona edizione del Festival Internazionale del film di Roma, nella sezione Gala, per presentare al pubblico la pellicola tratta dall'omonimo romanzo di Andy Mulligan e interpretata, tra gli altri, da Rooney Mara, Martin Sheen e Wagner Moura. Ambientato in una città brasiliana, il film, scritto da Richard Curtis (Love Actually - L'amore davvero, Questione di tempo), racconta la storia di tre ragazzini che vivono raccogliendo immondizia in una discarica. Il ritrovamento di un misterioso portafogli li catapulterà in un'avventura molto più grande di loro.
Affiancato dalla bellissima attrice americana, qui nei castigatissimi panni di una missionaria laica che dedica la sua vita ai bambini di strada,e dallo sceneggiatore Curtis, Daldry ha parlato del lungo percorso che lo ha portato a dirigere il film. "Prima di tutto penso che Trash sia una fiaba - ha raccontato Daldry -, ed è un genere di lavoro che non avevo mai fatto prima, per questo mi sono incuriosito quando ho scoperto che ci sarebbe stata la possibilità di adattare il romanzo di Mulligan. Voglio sottolineare che questo film non sarebbe mai stato possibile senza l'ottimismo dei ragazzi, è stato trainante".
Gli "scugnizzi" brasiliani
Il tris di giovani protagonisti, composto da Rickson Tevez, Eduardo Luis e Gabriel Weinstein, è senza dubbio uno degli elementi migliori del film, che ruota sul grande rapporto di amicizia che lega i ragazzini e sul loro innato senso di giustizia nei confronti di una società brutale, dominata da corruzione e violenza. Grazie alla loro scoperta, infatti, i tre si mettono sulle tracce di un politico abituato a gestire la cosa pubblica a suon di mazzette, disposto a tutto pur di eliminare gli avversari.
"Ripeto, loro tre sono straordinari, possiedono ottimismo e speranza; per questo io e Richard abbiamo creato una struttura in cui potessero fiorire, lasciandoli liberi di portare qualcosa di sé stessi nella storia. L'umorismo che si sente è il loro, così come è loro il senso della moralità. Vengo da un paese come l'Inghilterra che è molto cinico e depresso e stare a contatto con persone che credono nella fiducia e nella trasformazione mi ha fatto bene. Abbiamo voluto renderlo il loro film".
Dal libro allo schermo
Ad un esordio col botto, l'edificante musical sull'accettazione di sé stessi, Billy Elliot, Daldry ha fatto seguire una serie di drammi, The Hours, The Reader - A voce alta e Molto forte, incredibilmente vicino, difficilmente accomunabili tra loro, se non per il fatto di essere adattamenti di romanzi. Anche in questo caso si è partiti da una base solida, un libro scritto da un insegnante che ha avuto esperienze di lavoro in Brasile e nelle Filippine. "Il libro ha una struttura molto bella, è scritto in prima persona, dal punto di vista dei singoli personaggi - ha raccontato Curtis -, e questo elemento abbiamo voluto mantenerlo intatto, trasformandolo in un dialogo tra loro e la telecamera. Questo film è una storia di amicizia e se ci pensate non è distante da altri lavoro che ho scritto. A questo nucleo forte si sono aggiunti temi come la giustizia sociale e la sostenibilità ambientale. Quando si fa un film ci si fa coinvolgere totalmente, ci siamo appassionato all'azione, l'avventura va presa sul serio, sono stato contento che si capisse che si parlava di ingiustizia e equità".
Una stella di Hollywood in Brasile
Alle prese con un ruolo molto diverso da quelli interpretati in precedenza, Rooney Mara si è detta felice di un'esperienza arricchente dal punto di vista umano. "La cosa più difficile è stata comunicare con i ragazzi, loro non parlavano inglese e io conoscevo poche parole di portoghese - ha spiegato -, eppure questa barriera linguistica ha reso la sfida più appassionante e divertente. Alla fine abbiamo costruito un modo tutto nostro di parlare e questo mi ha aiutato per il ruolo".
Corruzione e brutalità
Come anticipato, il film tocca, seppur con toni da fiaba, temi scottanti come la violenza e la corruzione di certi amministratori, puntando il dito contro la polizia, braccio armato dei potenti di turno. "Non penso che il film apra nuovi dibattiti da questo punto di vista - ha aggiunto Daldry -, il film è una fiaba, una storia inventata, ma realistica, sulle avventure di tre ragazzini. Non cerca di cambiare il mondo, ma se in qualche modo potrà contribuire ad una discussione, ne sarò ben lieto".
Per Daldry, poi, lavorare in una discarica, completamente ricostruita per le riprese, ha rappresentato un'ulteriore sfida. "Non avremmo mai potuto far lavorare dei bambini in una veera discarica, non sarebbe stato sano a livello di igiene. Abbiamo ricostruito da capo la discarica utilizzando rifiuti non tossici, mentre per la favela ci siamo ispirati ad una comunità di Sao Paolo, dove le case sono delle vere e proprie palafitte".