Accompagnato dai suoi giovanissimi protagonisti, lo scrittore e regista Federico Moccia ha presentato oggi il suo prossimo lavoro cinematografico, Amore 14 (in uscita nelle sale italiane il prossimo 30 ottobre), nell'elegante cornice del suo set romano. Diventato ormai da qualche anno l'idolo di un'intera generazione, che nei suoi romanzi e nelle rispettive trasposizioni cinematografiche ha visto rispecchiate le proprie inquietudini e le proprie passioni, Moccia ha parlato diffusamente della genesi di questo suo secondo approccio alla regia, in cui traduce in immagini proprio uno dei suoi best seller: la storia di Carolina, per gli amici Caro, delle sue due migliori amiche, Clod e Alis, e del suo primo grande amore, Massi, con la quale si intrecciano le vicende del fratello Rusty James, aspirante scrittore, e dell'affiatata coppia di nonni.
Federico Moccia: Per questo film abbiamo fatto casting un po' in tutta Italia, cercavamo attori con diversi accenti in modo da rispecchiare le diverse identità del libro, anche se i personaggi principali sono poi tutti romani. Abbiamo trovato così Caro e le sue amiche, Clod, dal carattere più estroverso, e Alis, che è la raffinata del gruppo, quella elegante, che però ha un cattivo rapporto con la madre separata, e che nella sua attenzione ai marchi e al prodotto tenta di far vivere questa vita luccicante anche alle sue amiche. E' lei che le imbucherà alla festa che si svolgerà proprio su questo set. Oltre a loro ovviamente c'è il "bello" della situazione, la ragione del grande amore, quell'amore che si nasconde anche agli amici e ai genitori. Il loro primo incontro avviene in libreria, in uno dei centri commerciali che sono diventati ormai punto d'incontro per gli adolescenti, quello che per la nostra generazione è stato il muretto o il cortile dietro casa. I protagonisti frequentano tutti l'ultimo anno delle medie, poi c'è la figura del fratello di Carolina, Rusty James, che è interpretato da Raniero Monaco Di Lapio, che abbiamo visto nel Grande Fratello 7. Questo dimostra che il reality può creare anche delle belle occasioni, a me personalmente quel mondo è sempre interessato, e spero che anche Raniero abbia l'opportunità di fare una bella carriera, come è successo ad un altro reduce dal Grande Fratello come Luca Argentero. Nel personaggio di Carolina ho voluto riproporre la figura di uno dei romanzi più formativi della nostra generazione, quella de Il giovane Holden, in una chiave più disincantata, ma che ancora attraverso la sua voce racconta anche l'eco dei dolori dei grandi e della sofferenza dei figli. E' una ragazza molto romantica, perché credo che questa generazione abbia una grande ricerca di affetto, di amore, che si esprime con i lucchetti ma anche con i blog. Grazie all'avvento di internet questi ragazzi sperimentano una grande profondità di scrittura, anche se non attraverso le forme classiche di un tempo.
Come hai scelto le tue protagoniste?Federico Moccia: Mi piace molto fare i provini, per me è un'occasione vera a dispetto del fatto che si sente sempre parlare di raccomandazioni. Invece anche dal nulla, come in questo caso, delle persone qualunque possono diventare protagoniste. Delle ragazze di quindici anni mi colpisce vederle a volte già super truccate, si è un po' persa questa età, mentre invece negli atteggiamenti si notano gli anni, anche nel modo di muoversi. Di Alis per esempio mi ha colpito proprio questo, l'altalena tra l'essere ragazzina ed essere donna. E' "scura", può raccontare la cattiveria con un solo sguardo, è la parte in ombra del rapporto con Carolina, che invece è molto più ingenua, ha una grande malinconia e soprattutto un grande desiderio di felicità. Ha quell'inquietudine che molti giovani hanno, l'inquietudine del non sapere il perché.
Come si spiega questo bisogno di amore degli adolescenti? Quello dell'amore è stato addirittura uno dei temi all'esame di maturità.
Federico Moccia: Ha sorpreso molto anche me la scelta di questa traccia, anche se i commissari hanno effettivamente spaziato tra molti argomenti, sempre legati alla società di oggi. Il problema è che nella nostra società non ci rendiamo conto dei vari passaggi che abbiamo attraversato, ora ci sono sistemi diversi, ci sono grosse mancanze in termini di attenzione della famiglia e anche di letture. I giovani si sentono soli, e il lieto fine dei film che tante persone cercano è visto proprio come un sogno, perché c'è molto meno amore in giro.
Questo potrebbe collegarsi alla perdita dell'abitudine di raccontare fiabe ai figli?
Federico Moccia: Nel 1992, quando uscì per la prima volta, Tre metri sopra il cielo non aveva avuto il successo di dodici anni dopo. I successi colmano anche una domanda quando non c'è offerta. E' innegabile che per i giovani ci sia una difficoltà di dialogo, tanto che arrivano a confidarsi nei blog. Viviamo in una società in cui alla domanda "come stai?" tutti rispondono sempre "bene", e quando qualcuno osa dire "male" si fa finta di non sentire. Persino i voti scolastici ora sono visti come un dramma.
Nel film si parla anche di una delusione?
Federico Moccia: Si, perché mi piaceva il fatto di poter parlare di questo aspetto su cui la scuola ti prepara poco, come su tutto quello che realmente accade nella vita. In questo modo le delusioni diventano un vero trauma. Non è che voglia portare iella, anche con Scusa ma ti chiamo amore tutti si sono stupiti del fatto che la storia finisca, ma alla fine è molto più probabile che una storia finisca piuttosto che vada avanti. A tredici anni è difficile avere la capacità di capire le delusioni, mi è piaciuto descrivere l'ingenuità di fronte a un tradimento, il non riuscire a farsene una ragione.
Federico Moccia: Io ho raccontato un tipo di adolescenza che rappresenta la fetta maggiore e più credibile, rispetto a quella messa in rilievo da tanti media. Altri film, incentrati su droga e violenze, non hanno avuto lo stesso successo di Scusa ma ti chiamo amore, e questo dimostra che questa fetta estrema non è così presente, soprattutto guardando ad altri posti che non siano le grandi città. Ma io direi di lasciare parlare i protagonisti e di sentire cosa hanno da dire in prima persona sull'argomento.
Flavia Roberto: Io frequento il liceo turistico a Ostia, e recito da quando ero piccola, perché nella vita vera mi sono sempre sentita come in una gabbia, ho paura di essere giudicata, mentre quando recito riesco ad essere veramente me stessa. Fare un film con Moccia è sempre stato il mio sogno, fin da quando ho letto il primo libro a dieci anni, e credo che le storie che scrive possano esistere davvero. Mi chiedo come faccia a capirci così bene. Clod, il mio personaggio, è simpatica e dolce, molto autoironica, non le interessa il giudizio degli altri, ama mangiare, è più in carne delle sue amiche, anche perché si vuole autoescludere dal giro di ragazze "parioline" della scuola.
Federico Moccia: Mi ha sorpreso il fatto che non avesse mai detto prima di aver letto i miei libri, come forma di pudore e di rispetto. E' una molto diretta, e sono pochi quelli che parlano chiaramente ormai.
Veronica Olivier: Io ho diciannove anni, e negli intervalli delle riprese sto facendo anche l'esame di maturità, che sta andando abbastanza bene, anche se è un po' stressante per una ragazza dover soggiacere al giudizio di tutti. Dividere le mie forze è stato difficile, anche perché sono una persona molto perfezionista, ma si va avanti e si cresce, con l'obiettivo di migliorare anche nel rapporto con gli altri. Federico è regista ma anche "amico", mi ha dato veri e propri consigli di vita. Io ho una certa difficoltà a espormi, ho paura del giudizio altrui, e lanciarmi in questo mondo è stato difficile. Mi ha incoraggiato il personaggio di Caro, che è semplice, per nulla esibizionista. Devo ringraziare tutti per questa opportunità, che vedo come un'occasione di crescita anche a livello di carriera, anche se comunque voglio iscrivermi all'università.
Giuseppe Maggio: Io frequento il liceo classico Mamiani, e quest'avventura per me è nata in maniera casuale, come un gioco. Mi piace l'idea di essere riuscito a conoscere questo mondo che dall'esterno sembra così diverso, mi ha colpito il lavoro che sta dietro a un film, un lavoro che coinvolge moltissime persone. Federico, a me che sono alla prima esperienza, ha dato tanta pazienza e tranquillità. Mi rispecchio in Massi sotto molti punti di vista, e anche per questo riesco ad essere me stesso. Sono molto contento di aver preso la decisione di fare questo film, anche se il mio obiettivo primario rimane quello di andare avanti negli studi.
Beatrice Flammini: Questa è la mia prima esperienza cinematografica, ed è nato tutto in maniera casuale, grazie ad un amico che mi ha spinto in questa direzione. Ho svolto però otto anni di danza classica, e quindi quello dello spettacolo è un mondo che mi appartiene. Come Alis sono vanitosa e attenta al mio modo di vestire, il che mi ha aiutato nell'interpretazione. La prima volta sul set ero molto in imbarazzo, ma la gente che ci circonda è davvero fantastica, e alla fine si sta bene insieme. Mi sono sempre chiesta come sarebbe stato diventare un'attrice, e sono molto soddisfatta di come stanno andando le cose.
Raniero Monaco di Lapio: Adoro le diverse strade che a vita può prendere, e mi fa sorridere guardarmi indietro e ripensare alla mia vita, alle mie difficoltà, rispetto a questo momento d'oro che sto vivendo adesso. Mi sto facendo le ossa, cerco di parlare poco e di cogliere ogni consiglio. Ho preso la recitazione come un lavoro che volevo fare più che altro emozionalmente per me stesso: sono molto istintivo e perdo facilmente la pazienza, recitando ho imparato a lavorare su di me e a conoscermi.
Quanto dureranno le riprese?
Federico Moccia: Abbiamo iniziato l'8 giugno e andremo avanti fino al 7 agosto, sperando di rispettare questi tempi. Abbiamo già girato a Sabaudia il finale, cercando di evitare i vacanzieri, e abbiamo passato una giornata molto bella. Fare un film è anche un viaggio attraverso le persone, che diventano in qualche modo una nuova famiglia. Di Raniero mi è piaciuto il fatto che quando parla con questi ragazzi li guarda con entusiasmo e incanto. Un po' siamo tutti attori, ma bisogna anche saper incanalare l'emozione, la voglia di raccontare. Mantenere questo incanto è un grosso dono, non tutti ce l'hanno, come ad esempio certi giornalisti che ti fanno una domanda e nemmeno stanno ad ascoltare la risposta. Invece c'è sempre occasione di mettersi in discussione.
Che rapporto hai con internet?
Federico Moccia: Per me è più un feedback, sul mio sito invito a una serie di riflessioni, e i giovani rispondono. Mi piace intervenire il meno possibile sulle problematiche dei ragazzi, ma se c'è qualcosa di serio in ballo cerco di essere loro vicino, è doveroso. Mi ha colpito una ragazza che, dopo aver perso il fratello, non parlava più con i suoi genitori, e sua madre dopo aver letto il suo commento mi ha scritto a sua volta ringraziandomi per aver dato la possibilità alla figlia di aprirsi. Internet ha le più diverse valenze, ormai fa parte della nostra comunicazione. Amore 14 vuole essere anche una lente su questo mondo, rappresentandolo nei suoi lati più reali. Internet nel film ci sarà, stiamo cercando il modo di rendere le conversazioni su Msn, questo nuovo modo di comunicare, il più cinematografico possibile.
Quali scene si gireranno qui?
Federico Moccia: Questa è la casa di una compagna di classe di Alis, dove le ragazze riescono ad imbucarsi per una festa, che rimarrà la storia epica da raccontare nei giorni successivi. Alis riesce a portare Caro, che però si rifiuta di andare senza Clod, e così si dovrà escogitare un metodo per fare entrare tutte.
Come sarà la colonna sonora?
Federico Moccia: Le ragazze che mi scrivono fanno già la colonna sonora nella loro testa, ed è molto difficile essere all'altezza delle loro aspettative. I giovani sono molto chiari su quello che desiderano.