Flow, Inside out 2, Il robot selvaggio, Memoir of a snail e Wallace & Gromit: le piume della vendetta. È questa la cinquina di lungometraggi animati dalla quale, il prossimo 2 marzo, verrà scelto quello meritevole dell'ambitissima statuetta dorata. Chi per un motivo chi per un altro, sono tutti film meritevoli dove forse a stonare un po', pare strano dirlo, è il cartoon della Pixar. C'è quel 2 nel titolo che gli fa perdere un po' di "punti originalità" rispetto agli altri, anche nei confronti di quel Wallace & Gromit che appartiene a una saga ben rodata ed è sia un sequel de La maledizione del coniglio mannaro (vincitore dell'Oscar nel 2006) che una vera e propria prosecuzione dei fatti raccontati nel corto del 1993 I pantaloni sbagliati. Sì, anche con quel corto la Aardman si portò a casa un Oscar, quello per il Miglior corto animato.
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Non è però questo il momento per dedicarci ad approfondite analisi su quello che potrebbe o non potrebbe avvenire sul palco del Dolby Theatre. Avremo modo di farlo a tempo debito, non temete. Sulle pagine di Movieplayer leggerete analisi di ogni tipo, news, curiosità e, più generalmente, anche su tutti le altre piattaforme su cui siamo presenti, da YouTube a Instagram passando per TikTok, di Notte delle Stelle parleremo a non finire. In questa sede, desideriamo celebrare un personaggio specifico di Wallace & Gromit: le piume della vendetta. Che non è né il buffo inventore inglese goloso di cracker e cheddar né il suo fidato e intelligentissimo compare canide. Quella che leggerete è una vera e propria ode in onore del villain del film, Feathers McGraw.
La ricetta per un buon villain
Quali sono gli ingredienti per dare vita a un villain memorabile, d'impatto, capace di colpire il pubblico in modo più forte e intenso rispetto ai bravi ragazzi che tentano di mettergli i bastoni fra le ruote? Sono tanti e, per praticità, ci soffermeremo sui tre assolutamente immancabili. Cominciamo da quello più evidente. Il look. E per farlo utilizzeremo due esempi facili. Personaggi conosciuti da tutti. Darth Vader e il Joker. A prescindere da come li abbiate conosciuti, al cinema, in televisione, con i fumetti o magari tramite un videogame, è praticamente certo che, non appena si siano palesati davanti ai vostri occhi, la loro figura si sia marchiata a fuoco sulle vostre retine.
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Da un lato abbiamo una sorta di frankenstein in armatura nera, con una voce artificiale e il "fiatone", un'essere che, lì per lì, non si capisce se sia un essere umano o un robot. In grado, oltretutto, di strozzare la gente senza usare le mani e abilissimo nell'impiegare una spada la cui lama è costituita da un fascio di luce laser.
Dall'altro c'è un clown che, decennio dopo decennio, ha subito variazioni estetiche anche importanti - sul piccolo e sul grande schermo c'è parecchia differenza fra quello di Cesar Romero nella leggendaria serie Tv con Adam West e quello di Jared Leto negli sfortunatissimi film dello SnyderVerse - ma che ha sempre regalato al pubblico un ghigno diabolico accentuato dal make-up rosso in risalto sulla faccia resa bianca dal cerone, i capelli verdi e una forte attrazione per abiti di colore viola o rosso o verde.
Le regole di un villain
Da non sottovalutare poi la capacità di regalare linee di dialogo o punch line memorabili. Quel "Danzi mai col diavolo nel pallido plenilunio" pronunciato dal Joker di Jack Nicholson o lo sconvolgente "No, io sono tuo padre" di Darth Vader. Entrambe da brividi. Ma a rendere un cattivo degno di entrare nel pantheon dei migliori c'è, è inutile negarlo, la forza delle convinzioni che lo spinge ad agire. Convinzioni che possono essere di natura "politica", come per certi versi sono quelle del caro Vader, o, per citare un'altra leggenda dei "bad guys" di celluloide, anche più prosaicamente e pragmaticamente monetaria, come per l'Hans Gruber di Alan Rickman in Trappola di cristallo.
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Per certi versi, Feathers McGraw ha molto da condividere con Hans Gruber. Tuttavia ha decisamente una marcia in più perché per cercare d'impadronirsi del Nakatomi Plaza, Gruber ha bisogno di un nutrito manipolo di "manovalanza". A McGraw, per lo meno inizialmente, basta il suo quoziente intellettivo e la sua capacità di analizzare la situazione.
Feathers McGraw, villain perfetto
Ecco, ora prendiamo Feathers McGraw. Il suo look? Inconfondibile. In condizioni "normali" ha tutta l'eleganza che, solitamente, contraddistingue i pinguini. Tanto la zoologia quanto l'etologia c'insegnano che questi animali sono intelligenti e, soprattutto, "molto raffinati" nel vestire. Non è da tutti avere la fortuna di nascere con uno smocking incorporato. Stile ed eleganza 24 ore su 24 per sette giorni su sette alla settimana. Provate a fare di meglio, se ci riuscite. Quindi sì, Feathers McGraw colpisce per la sua indiscutibile eleganza. Ma c'è di più. È anche un maestro nel travestitismo, roba che le maschere indossate da Ethan Hunt in Mission: Impossible per camuffarsi con la faccia di qualche altra persona diventano minuzie.
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A lui, per non farsi riconoscere o per lo meno per gabbare il mondo intero tranne Gromit, basta un guanto di gomma rosso strategicamente indossato in testa. Et voila! Eccolo diventare sostanzialmente indistinguibile da un pollo. Ora, se da un pinguino possiamo lecitamente attenderci delle elaborate malefatte... chi mai avrebbe paura di un pollo? L'animale che viene usato come metro di misura per dare del tonto o del fifone al prossimo? La genialità di Feathers McGraw sta anche nel saper sfruttare questo elemento che gli permette di mimetizzarsi con cura e di confondersi in mezzo alla folla.
Poi, anche se è una persona (?) molto silenziosa, come pure Gromit, riesce tecnicamente a essere incisivo pur senza avere quelle battute a effetto che abbiamo indicato come ingredienti fondamentali alla costruzione di un villain degno di questa etichetta. Lui sopperisce a questa mancanza con la tagliente arguzia che traspare dal suo sguardo e con un'adeguata dose di teatralità e gusto per messa in scena.
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Infine, dicevamo, ci sono le motivazioni. Che per Feathers McGraw passano dal chiudere il conto lasciato aperto ne I pantaloni sbagliati al gustarsi la saporita vendetta che viene citata nel titolo del cartoon. Lo vediamo in prigione che si allena come il Max Cady di Robert De Niro in Cape Fear di Martin Scorsese e, proprio come quel personaggio, a spingerlo c'è il desiderio di assoluta rivalsa verso chi in gattabuia ce lo ha fatto finire. Una vendetta che non viene messa in atto sfoderando la forza bruta ma con una serie di stratagemmi elaborati e machiavellici atti a distruggere completamente Wallace e la sua reputazione. Ecco, se dal 2008 ad oggi i Marvel Studios ci avessero regalato più spesso degli antagonisti ricchi di spessore come Feathers McGraw, forse ne avremmo giovato tutti.