False Flag 2, la recensione: il ritorno dell’antiterrorismo

La recensione di False Flag 2, la serie tv israeliana che torna sugli schermi con un nuovo racconto autoconclusivo di antiterrorismo.

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False Flage: una sequenza della serie, seconda stagione

A che pro scrivere la recensione di False Flag 2, senza aver coperto la prima stagione della serie tv? Un interrogativo legittimo che ci siamo posti già in occasione della Berlinale, la cui edizione 2019 ha ospitato la prima internazionale dei primi due episodi (la prima annata era invece stata in programma al festival tedesco nel 2015). Come svelato sfogliando il programma della manifestazione, tale domanda era un falso problema: nonostante il numero cardinale presente nel titolo, il secondo ciclo di episodi della popolare serie israeliana non continua le storyline del predecessore, ma racconta invece una nuova storia, autoconclusiva, con parte dello stesso cast ma senza alcun vero legame con quanto visto prima.

Dove eravamo rimasti

Detto ciò, prima di procedere con la seconda stagione, è comunque utile chiarire il contesto generale in cui si svolgono gli eventi dello show: False Flag ha debuttato nel 2015, a cura dei creatori Maria Feldman e Amit Cohen. La storia verteva su cinque ordinari cittadini israeliani che un giorno scoprivano di essere finiti sui media mondiali in quanto sospettati di partecipazione in un sequestro di persona. Ad indagare su di loro c'erano il Mossad e il Shin Bet, nomignolo dell'Israel Security Agency. Tra dubbi e paranoie, con tanto di presunto coinvolgimento della Russia, gli otto episodi della prima annata erano un crescendo di tensione, ricchi di colpi di scena. Una storia completa, senza un vero bisogno di continuare quel particolare filone narrativo. E difatti, al netto di sorprese nei sette episodi restanti, la seconda stagione mantiene la sua promessa di essere un'entità drammaturgica a sé. L'unico legame con il primo ciclo è costituito dai tre investigatori del Shin Bet, che ritornano per indagare sul nuovo caso: Eithan Kopel, Eli Mazor e Alex Feldman.

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False Flage: Mickey Leon durante una scena della seconda stagione

Un'indagine esplosiva

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False Flage: un'immagine della serie, seconda stagione

La False Flag 2 è incentrata sull'esplosione dell'oleodotto che deve collegare Israele e Turchia. L'ipotesi più accreditata è quella del sabotaggio, e vengono identificati tre individui possibilmente legati all'accaduto, tutti spariti senza lasciare traccia. Inizia così una lunga caccia all'uomo (anzi, un uomo e due donne), che stravolgerà le vite delle persone care ai sospettati. Rispetto all'annata precedente gli showrunner giocano molto di meno sull'ambiguità, esplicitando già nella prima ora che almeno uno dei presunti colpevoli non è uno stinco di santo. La suspense si basa quindi principalmente su come i tre percorsi individuali si intrecceranno, e quali altri oscuri segreti si celano dietro l'attentato. Come per la prima indagine, il legame con l'attualità, nello specifico le tensioni politiche nella regione (si pensa subito al gruppo libanese Hezbollah), è forte, ma non tale da rendere il contenuto ostico per il pubblico internazionale.

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Personaggi in una situazione fuori controllo

I personaggi di Eithan, Eli e Alex risultano inevitabilmente un po' meno approfonditi per chi non avesse visto la prima stagione, ma soprattutto il primo non fatica a imporsi come presenza scenica di un certo spessore, conducendo l'indagine con fare metodico e determinato. Il nucleo narrativo, in termini di legame empatico con i personaggi e fonte di tensione, rimane comunque quello delle persone qualunque, la cui ordinarietà quotidiana è messa a soqquadro da un evento tragico. La scrittura precisa cattura l'assurdità di una situazione fuori controllo per tutti, e la regia e il montaggio mescolano abilmente azione, intimità e paranoia. Una formula vincente per tenere incollati alla sedia per un paio di mesi e forse, chissà, indurre i neofiti a recuperare ciò che è venuto prima.

Conclusioni

Arrivati in fondo alla nostra recensione di False Flag 2, per l'esattezza dei primi due episodi della seconda stagione, possiamo dire che il nuovo ciclo della serie ha tutte le carte in regola per diventare un buon appuntamento settimanale per gli appassionati di serie televisive, in particolare chi è alla ricerca di intrattenimento catodico che non sia italiano o anglosassone. Particolarmente consigliato a chi sente la mancanza di 24 o Homeland.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.8/5

Perché ci piace

  • La seconda stagione mantiene l'equilibrio tra suspense e pathos.
  • La trama è fruibile anche senza aver visto la prima annata.
  • I personaggi sono ben tratteggiati.

Cosa non va

  • I tre investigatori possono risultare poco definiti se non si è vista la stagione precedente.