EYES, di 13 minuti, è scritto e diretto da Maria Laura Moraci, alla sua prima regia di un corto di finzione. Moraci, promettente attrice 24enne che ha lavorato con registi come Pupi Avati e Berardo Carboni, aveva già girato nel 2017 AMR - Storia di un riscatto, un bel corto documentario basato su una storia vera di immigrazione e integrazione. Moraci usa di nuovo l'arte come forma di denuncia sociale, mostrando sempre il suo interesse verso temi delicati ed attuali (qui sono la violenza sulla donna e l'indifferenza). Ecco la scelta di dedicare il corto a Niccolò Ciatti: il 22enne picchiato a morte da tre coetanei nell'indifferenza generale il 14 agosto 2017 in una discoteca vicino Barcellona. Tutti guadarono immobili la scena (alcuni riprendendo con il cellulare), e nessuno intervenne, né tanto meno chiamò gli addetti alla sicurezza e la polizia.
EYES, in modo originale e imprevedibile, rende protagonista non solo l'evento tragico (nel corto è uno stupro), ma l'indifferenza di chi dapprima sente, fingendo di non vedere, e che solo poi aprendosi all'ascolto della richiesta di aiuto, si umanizza e accorre senza più indugio. Scelta saggia rappresentare lo stupro solo col suono, così da farlo immaginare e "sentire" da dentro allo spettatore, facendolo vivere e vedere nelle reazioni degli intensi primi piani dei 9 bravissimi attori: Adriana Papana, Sara Budoni, Franscesca Aledda, Maria Laura Moraci, Alessandro Frontino, Elisa Fois, Sara Schifani, Francesco Vesprini e Griscelly Kathina. Vedendo EYES ci si indigna, ci si arrabbia e si soffre, ma poi si tira un sospiro di sollievo e si sogna, perché il finale dà speranza. Questo rallegrarsi dura però solo un istante: Moraci subito dopo ci sbatte in faccia la brutale realtà del mondo, contrapposta alla finzione scenica, come a dirci senza presunzione o retorica la sua visione: "Nel mondo giusto e immaginario che sogno andrebbe così. Ma la realtà purtroppo va diversamente".
Quel calcio a cui assistiamo diventa a sua volta un brutale colpo allo stomaco dato a noi, utile a scuoterci per destarci, o più semplicemente per farci ricordare in che direzione stiamo precipitando se non ci svegliamo tutti.
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Un mondo inquietante e al contempo magico
Moraci ci fa immergere poco a poco nel corto, che astutamente nella prima parte si avvicina al genere del grottesco e del tragicomico per poi scendere nel dramma. A farci da Caronte traghettandoci in queste due dimensioni, è proprio la prostituta moldava, interpretata magistralmente da Adriana Papana, che corre e sale le scale ad occhi chiusi con tacchi a spillo 10 cm. C'è lei infatti nella prima scena di EYES, ma Moraci, come tutti i registi non banali, non per questo la rende l'unica protagonista, e quando si unisce agli altri otto protagonisti sceglie di ridimensionare il suo ruolo, dando spazio a loro, ancora sconosciuti allo spettatore. Il ruolo di Papana è una trovata strutturale e narrativa intelligente, perché ci fornisce il tempo di entrare in questo surreale mondo, inquietante e al contempo magico, e lo fa guidandoci con una cover azzeccata: Mad World ("folle mondo" appunto), interpretata perfettamente da un'emozionante Jacqueline Maria Ferry.
Un corto coraggioso e sconvolgente
EYES, ideato dalle attrici Fois, Aledda e Moraci, è un corto coraggioso e geniale per diverse scelte ideative e registiche, tra cui quella di far recitare 28 attori ad occhi chiusi. Nella storia del cinema mondiale, nessun regista infatti è stato così positivamente folle e il risultato in EYES è sconvolgente, perché tutti gli attori (comparse comprese), sono di una bravura mostruosa, recitando con estrema naturalezza come se li avessero aperti. In alcuni sembra persino che si muovino e vengano stretti in scene in cui si deve leggere o metter a fuoco una cosa lontana. Una nota di merito va alle ben sette bravissime truccatrici (Emanuela Serini, Ambra Andriola, Aurora Emanuele, Sonia Saitta, Anila Nikolli, Ana Karina Yagual Muzzio e Giorgia Stella) per aver disegnato benissimo e in modo realistico la forma degli occhi ma in modo surreale la loro dimensione, per trasmettere quasi angoscia, rendendo i personaggi impassibili. Recitare ad occhi chiusi, è dunque una scelta potente e immediata, come la scelta simbolica del formato quadrato, metafora del ring della vita in cui tutti sono chiamati a scontrarsi, ed emblema della gabbia che li imprigiona in un individualismo e disumanizzazione ormai dilaganti e ciechi.
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Simbolismi efficaci
Colpiscono i molti simbolismi, che si susseguono con equilibrio fino a intrecciarsi e convergere in un unico quadro, in cui il soggetto principale, ossia la fermata del bus, è la metafora perfetta, specchio della società contemporanea. 28 personaggi su 30 infatti, incarnano uno spaccato negativo dei nostri tempi, anche prima del tragico evento, ma forse non ogni spettatore coglierà l'indifferenza, l'egoismo e la superficialità che vive ognuno. Non a causa del corto ma perché ormai rappresenta una sfida per l'italiano medio, riconoscere ciascun difetto, in un mondo in cui molti non distinguono più cosa è sbagliato e nocivo, perché abituati e assuefatti da tutto, non rimangono sconvolti e toccati più da nulla.
La color e il montaggio
EYES è un corto necessario, consigliato a tutti ed educativo soprattutto per i giovani; un corto che va visto e rivisto per scoprire sottotemi nuovi. Fondamentale la color di Andrea Baracca (Suburra e Gomorra - La Serie), resa viva più che mai grazie al suo ruolo simbolico di transizione dall'indifferenza alla presa di consapevolezza. Il cambio di color con l'apertura del formato quadrato, sanciscono in modo dinamico e innovativo l'evoluzione che avviene nei protagonisti. Grazie invece al sapiente e accurato montaggio di Pierluigi Darino (assistente al montaggio in Veloce come il vento e Smetto quando voglio) il corto non annoia mai e mantiente viva l'attenzione e la curiosità.
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Un vero e proprio gioiello
Particolare la sequenza iniziale con tagli rapidi sino la fermata, in cui invece il cambio ritmo trasmette l'attesa del bus e di un qualcosa che arrivi a salvarli, cambiandoli. Ciò ricorda Aspettando Godot di Beckett, dove però Godot non arriva mai e non si sa chi sia. Il richiamo al teatro è anche nel controcampo del bus, perso dalla Papana, in cui da fermo si vede partire e scorrere via, come un sipario che si apre, svelando nuovi personaggi in scena. La fermata divenuta palcoscenico, è un quadro all'interno del formato quadrato, come una sorta di metamondo. La prostituta infatti critica la mancata solidarietà degli altri, ponendosi all'inizio fuori il quadrato, sentendosi migliore; ma poi una volta entrata in esso, agisce come loro con indifferenza. Nota di merito per gli impeccabili costumi di Laura Chiusolo; la magnetica voce di David Ambrosini (interprete straordinario da pelle d'oca della cover di The Sound of Silence arrangiata dal bravo Giacomo Vitullo); e infine per la splendida fotografia del Maestro Ciprì, che è sempre una garanzia. EYES, in conclusione, è un corto ben riuscito e positivo, grazie alla direzione di Moraci di una troupe che, avendo fatto un ottimo lavoro di squadra, ha impreziosito il corto, rendendolo un vero e proprio gioiello.