Esorcismo giudiziario
Interessante commistione tra due generi usualmente molto lontani, come l'horror e il film giudiziario, quella sperimentata in The Exorcism of Emily Rose: macabra vicenda tratta da un fatto di cronaca che vide nel 1976 protagonista la diciottenne bavarese Annaliese Michel (interpretata nel film da una sorprendente Jennifer Carpenter). Il fulcro narrativo del film è rappresentato dal processo contro padre Moore (Tom Wilkinson), difeso dall'avvocato più quotato sulla piazza (un' ottima Laura Linney) dall'accusa di aver interferito nelle cure mediche di Emily. Reo di aver convinto la giovane ragazza a smettere di curare per vie mediche la sua presunta epilessia autodistruttiva, padre Moore arriverà a praticarle un violento esorcismo essendo convinto che la giovane ragazza fosse posseduta dal demonio.
Scritto a quattro mani dallo sceneggiatore Paul Harris Boardman insieme al regista del film Scott Derrickson (autori anche di Urban Legend: Final Cut e Hellraiser V: Inferno) il film si caratterizza per un andamento decisamente classico, centrato su un algebrico e a volte un po' didascalico utilizzo dei flashback e si fa apprezzare in particolar modo per l'asciuttezza ed il realismo con cui sono girati i momenti più terrificanti, in cui sono un gradevole tocco barocco nella messa in scena e alcuni azzeccati movimenti di macchina a farla da padrone, piuttosto che gli imperanti effetti digitali.
Allo stesso tempo il film presenta numerosi limiti nella scrittura e non si fa mancare qualche momento di stanca, ma soprattutto si macchia di un finale assolutamente improprio e improbabile, specie per un soggetto tratto da un vero fatto di cronaca. Ad ogni modo, un prodotto tutto sommato godibile, capace anche di spaventare lo spettatore in molti momenti e per un horror questo è sempre un valore aggiunto indiscutibile.