L'ottava edizione del FIPILI Horror Festival, conclusasi con un bilancio più che positivo, ha portato a Livorno Enrico Vanzina. Assiduo frequentatore dei generi, Vanzina ha sceneggiato oltre 100 film cimentandosi anche col thriller. L'omaggio a Sotto il vestito niente, accompagnato oggi dall'uscita del volume omonimo dedicato al cult del 1985, ha fornito l'occasione per un'intervista con lo sceneggiatore e riflettere sullo stato dell'arte della commedia italiana.
Parlando dell'incapacità del genere di pungere come un tempo, Vanzina commenta: "La commedia all'italiana è stato il genere più importante ad oggi perché ha raccontato il nostro paese meglio di qualunque altro medium. Questo genere aveva delle regole, se uno le studia e le applica funzionano. Ma l'immaginario collettivo degli autori italiani si è degradato, alcuni si sono rifugiati in un universo autoreferenziale festivaliero, altri hanno dovuto fare i conti con un sistema di incassi che premiava la commedia e si sono adeguati portando nella commedia qualcosa di assolutamente sbagliato, il moralismo". Lo sguardo giudicante, per Enrico Vanzina, è ciò che ha danneggiato il genere comico: "Spesso i personaggi di Age e Scarpelli o Monicelli erano negativi, ma loro si guardavano bene dallo stigmatizzarli, tutti i personaggi avevano una loro dignità. Io identifico la morte della commedia all'italiana con un film fatto da noi, Il pranzo della domenica. Dopo sono iniziate le copie dei modelli, le commedie a tesi in cui gli autori dimostrano di non aver capito la vera funzione della commedia".
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Quando la commedia offriva uno sguardo sul quotidiano
Cresciuto a pane e cinema, Enrico Vanzina ha appreso l'arte della sceneggiatura nella miglior palestra possibile. Suo padre è il grande Steno, che ha diretto le più celebri commedie di Totò, collaborando inoltre con Alberto Sordi, Bud Spencer, Enrico Montesano, Lando Buzzanca, Paolo Villaggio e Renato Pozzetto. Inevitabile, per Enrico e per il fratello Carlo, seguirne le orme. Ma Vanzina puntualizza: "Quando ho cominciato non volevo fare solo commedie, volevo fare cinema. Quando abbiamo avuto potere contrattuale, io e Carlo abbiamo deviato per cimentarci in altri generi, cappa e spada, thriller, dramma, melò. Rimanere in un unico genere è troppo limitante. L'unico nostro grande rimpianto è quello di non essere riusciti a girare un western all'italiana".
Tra le prime commedie firmate da Enrico Vanzina per il padre c'è quel piccolo capolavoro che è La patata bollente, che vede Renato Pozzetto nei panni di un sindacalista rosso impegnato a proteggere un giovane omosessuale interpretato da Massimo Ranieri. "Il film faceva parte di un progetto che doveva fare Nanni Loi, c'era un soggetto che ho sceneggiato con mio padre. In un mondo molto antico, a guardarlo oggi, un comunista scopre che all'interno del movimento sindacale impera l'omofobia. E' una commedia farsesca che affronta un tema molto importante, andavamo a toccare un nervo scoperto della società italiana. Io avevo cominciato con Pozzetto, lo conoscevo bene, è stata mia l'idea di farlo diventare un ex pugile, uno che mena, lui così stralunato. Il Gandhi è uno dei suoi personaggi migliori".
Da Eccezziunale veramente a I ragazzi della terza C
Tra le intuizioni felici dei fratelli Vanzina spicca Sapore di mare, una delle prime teen comedy, genere oggi amatissimo. E parlando di teen, i Vanzina sono tra gli autori de I ragazzi della Terza C, mitica serie di ambientazione scolastica in onda su Italia 1 dal 1987 al 1989. "Dopo Vacanze in America, io e Carlo abbiamo avuto l'intuizione di serializzare le avventure di una scolaresca. Non c'è mai stato un tale successo in tv, la serie faceva 8 milioni di spettatori su Italia 1, era impressionante. Ancora oggi ricevo centinaia di lettere dai fan, la serie è entrata nell'immaginario collettivo".
E nell'immaginario collettivo è entrato saldamente anche il terrunciello di Diego Abatantuono, protagonista delle hit Eccezzziunale... veramente e Viuuulentemente mia. Merito anche della penna di Enrico Vanzina, autore delle commedie, ma lo scrittore puntualizza: "L'intuizione era di Diego, lui aveva creato il personaggio al Derby. Abbiamo collaborato in vari film, oltre ai due che hai citato: I fichissimi, Il tango della gelosia di Steno e Il Ras del quartiere. Scrivendo il personaggio ne ho capito la potenza, era forte perché era vero, al nord era pieno di terruncielli come lui. Rappresentava un fenomeno ben radicato, la voglia dell'immigrato di cancellare le proprie origini per diventare nordico ed essere accettato".
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Natale a 5 stelle: l'avventura alla corte di Netflix
Dopo la scomparsa del fratello Carlo, avvenuta lo scorso anno, Enrico Vanzina ha inaugurato una nuova frontiera, il film di natale in streaming, producendo con Netflix Natale a 5 stelle. "Abbiamo cercato questa collaborazione, volevamo fare un film che si facesse beffe della politica, ma era difficile trovare produttori. Netflix e Lucky Red hanno capito subito il progetto e ci hanno sostenuto". Parlando di Netflix, Vanzina specifica: "E' un mondo completamente diverso, è il futuro con grandi vantaggi e qualche rischio. E' un'avventura che non pensavo di fare a questa età, e invece sono stato un apripista". Natale a 5 stelle contiene riferimenti a politici reali riletti in chiave parodistica. Come calcare la mano schivando le querele? "Essere vago sarebbe stato qualunquista. Dovevamo usare riferimenti precisi sennò non aveva senso. La satira, in questo paese, vive una costante altalena, ma stavolta i politici sono stati zitti e hanno anche finto di sorridere".
Natale a 5 stelle è stato lanciato come primo cinepanettone di Netflix. Ma cosa ne pensa Enrico Vanzina del termine cinepanettone? "Mi fa schifo" esclama lo scrittore. "Finché l'abbiamo fatto noi non si chiamava così. Vacanze di Natale rappresentava lo specchio dell'Italia del 1983. I film fatti dopo hanno una logica completamente diversa, sono una variazione sul tema 'posto esotico e corna'. Hanno portato molta fortuna e un sacco di soldi a chi li ha fatti, ma i nostri film di Natale erano un'occasione fantastica per fare il punto sullo stato di salute del paese. Quando la serialità esotica ne prende il posto è giusto che si chiamino cinepanettoni, ma io mi dissocio".