Enotria - The Last Song, la recensione di un gioco che sa raccontare il suo affascinante mondo

Enotria, il soulslike italiano per PC, XBOX e PS5, è un game imperfetto ma che vanta un'ottima direzione artistica e sa portare il giocatore in un mondo suggestivo e originale ispirato al folclore italiano.

Un'immagine di Enotria

Enotria. Un titolo che è già di per sé una grande e solida dichiarazione d'intenti: prima di identificare il videogioco per PC, XBOX e PS5, era infatti un'antica regione dell'Italia meridionale che comprendeva parte della Campania, la Basilicata e la Calabria. Una scelta decisa, perfetta per dare il nome al primo soulslike italiano, una produzione ambiziosa che è stata di recente, a cavallo dell'uscita del 19 settembre, al centro di diverse polemiche. Vicissitudini che scegliamo di tener fuori da questo nostro articolo sul gioco di Jyamma Games, perché estranee a quello che ci interessa più di ogni altra cosa: l'opera.

Enotria The Last Song Scena
La cittadina di Quinta

E il lavoro della software house Italiana ha diversi motivi di interesse che rendono Enotria: The Last Song degno di nota, a dispetto dei difetti che presenta, in quella nicchia sempre più popolare che è il genere creato da Hidetaka Miyazaki e From Software. Anche, e forse soprattutto, dal punto di vista che da sempre ci interessa maggiormente, quello narrativo e artistico che spicca sin dal primo colpo d'occhio.

L'eccezione alla regola

Enotria The Last Songimmagine
Faccia a faccia con Pulcinella

Come è d'abitudine in questo tipo di giochi, il personaggio modellato e interpretato dal giocatore è un'eccezione alla regola. Ed è significativo che lo stesso Enotria: The Last Song voglia esserlo, attingendo al folklore italiano per avvolgere il gioco in un tratto distintivo e identitario forte, un po' come aveva fatto Lies of P partendo dall'immaginario di Pinocchio. Così il giocatore si distingue dagli altri abitanti di un mondo che è un palcoscenico su cui dar vita a una recita, in cui ogni abitante non è altro che una marionetta, un pupazzo nelle mani del destino. Il giocatore no, è senza maschera, è consapevole della recita e può rompere gli schemi, strappare il canovaccio che unisce e tiene insieme tutto, in un'esistenza fittizia plasmata dalle maschere più celebri del nostro panorama folkloristico, da Pulcinella a Pantalone o Balanzone.

Nel mondo di Enotria

Figure con cui il giocatore dovrà avere a che fare mentre si muove per un mondo di gioco spietato come è giusto che sia un un soulslike (ma attenzione, con l'ultima patch rilasciata proprio mentre concludevamo il gioco e ci accingevamo a scrivere questa recensione, è stata introdotta un livello di difficoltà storia che rende il cammino molto più agevole), articolato in tre differenti aree dal look che ammicca a diversi contesti architettonici propri del nostro paese: se la città di Quinta da cui si parte ricorda alcuni borghi dell'Italia centrale e della Toscana in particolare, Litumnia è palesemente ispirata a Venezia, con i suoi canali e un'architettura che evoca la città lagunare, mentre Falesia Magna è fatta di pietra e colonne che fanno pensare all'immaginario greco o romano.

Enotria The Last Song Videogioco
Il nostro protagonista nello splendido paesaggio del gioco

Tre aree che vivono di una direzione artistica magnifica, che sfrutta le caratteristiche di ogni differente contesto architettonico per abbinargli un peculiare approccio artistico: spaziando dai colori caldi e i toni rinascimentali di Quinta alla lugubre Litumnia o la luminosa ma cadente Falesia. Un lavoro di definizione artistica e di rimandi al contesto culturale e nostrano che riecheggia anche sul piano musicale, con composizioni che si sposano alla perfezione con quanto vediamo su schermo per arricchire e completare la definizione di questo mondo fatto di maschere e folklore. Ugualmente interessante il modo in cui questi ambienti si sviluppano in mappe complesse da scoprire man mano, che in molti casi dimostrano quanto attentamente la software house ha analizzate le opere From, pur non avendo sempre applicato alla perfezione quell'insegnamento, rendendo poco immediato, in alcuni passaggi, capire qual è il passo successivo da compiere.

Difetti sì, ma anche tanti pregi

È il principale punto di forza di Enotria, che ci sorprende per il minuzioso lavoro fatto per rendere originale, unico e credibile il background narrativo in cui ci muoviamo, che si rivela man mano che giochiamo attraverso descrizioni e accenni, nella miglior tradizione dei souls a cui Jyamma Games si è ispirata con dedizione e cura. Una base di gameplay che la software house a provato ad arricchire e personalizzare con delle variazioni sul tema coerenti con il mondo di gioco: maschere e ruoli da poter scegliere e potenziare separatamente, una grande varietà di armi a cui attingere man mano che ne entriamo in possesso, una serie di versi (assimilabili alle magie di altri giochi di ruolo) e oggetti da sfruttare per mettere in piedi un proprio stile di gioco.

Enotria The Last Song Panorama
Uno scorcio del mondo di Enotria

È qui che Enotria: The Last Song presenta l'unica vera pecca (i problemi tecnici li consideriamo in buona parte superabili con alcune patch mirate e sono figli di un carico di lavoro superiore alle forze messe in campo, inevitabilmente): se tutto ciò che è stato messo in piedi è suggestivo e affascinante, nonché ben integrato nella mitologia di Enotria, è purtroppo in buona parte poco incisivo quando andiamo ad affrontare le sfide che ci propone il gioco, perché l'unica vera arma a nostra disposizione è padroneggiare il parry e contrattaccare, soprattutto quando ci troviamo al cospetto dei boss della storia.

Un grande rammarico

Enotria The Last Song Quinta
Un'immagine del gioco Jyamma Games

Un peccato, perché sarebbe bastato poter riequilibrare maggiormente i tanti ingredienti, rendere più preponderante alcuni riducendo l'importanza di altri, per far sì che l'esperienza di gioco fosse più appagante di quanto sia al momento. E non escludiamo che prossime patch possano riuscirci almeno in parte, considerando i primi interventi fatti in quella di qualche giorno fa. Lo diciamo con rammarico perché Enotria è un gioco che ci ha affascinati per come sa raccontarci il suo originale mondo e ha tutte le carte in regola per farsi notare. Nonostante i difetti che penalizzano ma non rovinano l'esperienza di gioco. E siamo convinti che con questa importante esperienza sulle spalle un eventuale sequel potrebbe essere di gran lunga superiore, quel soulslike italiano che Jyamma Games aveva in mente ed è riuscita a realizzare solo in parte.

Conclusioni

Enotria non è il disastro che molti temevano, tutt'altro. Sul piano dell'ambientazione e il contesto di gioco è un gioco che punta all'eccellenza e riesce a proporre qualcosa di personale nel mondo dei soulslike di cui fa dichiaratamente e orgogliosamente parte, ma purtroppo tutta la parte mitologica e l'applicazione al gameplay delle sue dinamiche è riuscita solo in parte, rendendo tutta la varietà e le possibilità messe in campo per il giocatore solo minimamente significative in fase di gioco. Un peccato, perché quello che ci siamo trovati a giocare e recensire è un gioco che sarebbe potuto essere molto di più, ma resta comunque un prodotto interessante e da provare se si ama il genere.

Movieplayer.it
3.0/5

Perché ci piace

  • L'idea e la volontà di fare un soulslike italiano ispirandosi al folklore nostrano per renderlo personale.
  • Tutta la direzione artistica che rende uniche, riconoscibili e affascinanti le tre aree del gioco.
  • Le tante opzioni per personalizzare il personaggio e il proprio stile di gioco...

Cosa non va

  • ... che sono però relativamente ininfluenti quando ci si trova a fronteggiare i nemici del mondo di Enotria, soprattutto i boss.
  • Alcuni problemi di bilanciamento e soprattutto tecnici (che però potranno essere in parte risolti con le prossime patch).