In attesa di vederla indossare il cappello iconico di Mary Poppins, Emily Blunt è tornata al cinema con un piccolo ma molto significativo film di genere: A Quiet Place - Un posto tranquillo, horror post-apocalittico diretto dal marito John Krasinski, racconta di una famiglia che deve sopravvivere all'invasione di creature mostruose e letali, cieche ma ipersensibili al ogni tipo di rumore. Un film di genere che è anche un dramma familiare, veicolo perfetto per una coppia nella vita che per la prima volta lo diventa anche sul grande schermo.
Abituata a esplorare psicologie e personaggi disparati - negli ultimi anni è passata dall'essere una agente dell'FBI nello splendido Sicario di Denis Villeneuve alla bevitrice cronica de La ragazza del treno, concedendosi addirittura la sortita nel musical con Into the Woods e ovviamente Il ritorno di Mary Poppins - Emily Blunt con A Quiet Place ha scelto di portare sul grande schermo una donna molto più vicina del solito alla sua reale personalità: la sua Evelyn è infatti una madre che cerca non soltanto di mantenere i propri figli lontani dal pericolo, ma anche di preservare in qualche modo la loro innocenza. E la star ha riempito tale ruolo con un'aderenza scenica e psicologica che conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, le sue notevoli doti di attrice. Durante la presentazione alla stampa di New York di A Quiet Place, abbiamo dunque incontrato la sua protagonista Emily Blunt.
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Il nuovo Mary Poppins e A Quiet Place
È stato difficile passare dal ruolo di Mary Poppins all'horror?
Non particolarmente, dal momento che ho avuto modo di riposarmi e lasciar andare il primo per concentrarmi sull'altro. Sono stata immersa nel ruolo di Mary Poppins per circa un anno: abbiamo iniziato le prove nel 2016, poi abbiamo girato il film fino allo scorso giugno. Dopo quattro mesi di pausa mi sono immersa nelle tenebre di A Quiet Place...
I due progetti sembrano così differenti tra loro...
Totalmente diversi. Un musical è un mondo incredibile in cui entrare. Mary Poppins Returns è un grande film vecchio stile, la volontà di Rob Marshall fin dall'inizio è stata quella di ricostruire tutto in studio, senza green screen. È stato un mondo nuovo e gigantesco in cui mi sono gettata con gioia perché per me era qualcosa di nuovo, intendo nelle dimensioni. Avevo già lavorato con Rob a Into the Woods, ma quello era un progetto più intimo, Mary Poppins è una enorme lettera d'amore a Londra. Ma A Quiet Place si è rivelato alla fine un film molto più intenso: le dinamiche dei rapporti tra i membri della famiglia sono drammatiche, è una storia intima e insieme spaventosa. Mi sono immersa profondamente nel personaggio di Evelyn, decisa a tutti i costi regalare calore e sentimenti positivi ai suoi figli nonostante l'orrore in cui il loro mondo è precipitato. L'ho ammirata fin dal primo momento in cui l'ho incontrata sulle pagine della sceneggiatura. Non avevo mai interpretato un ruolo di madre così intenso in precedenza, è stato di certo il più personale che ho interpretato fino a oggi.
Preferisce non esporsi così tanto quando recita?
Di solito preferisco psicologie e vite più distanti dalla mia. Per La ragazza del treno ho fatto ad esempio molte ricerche non essendo io un'alcolizzata, una donna sola e con un carattere autodistruttivo. Preferisco imparare comportamenti che non mi appartengono, spinta dalla curiosità di sapere perché le persone decidono di vivere in un certo modo. A Quiet Place invece è molto più vicino a chi sono io: avendo due figli piccoli per me era quasi una parte di vita di tutti i giorni quella che stavo mettendo in scena, soprattutto il mio desiderio di proteggerli.
Pensa che Emily Blunt se la caverebbe bene quanto Evelyn nella stessa situazione drammatica?
Scherzi?! Sarei morta subito. Avrei iniziato a strillare come una pazza e sarei morta in cinque secondi...
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La collaborazione con il marito e il lavoro sul set
Come si è trovata a essere diretta e a recitare insieme a suo marito John Krasinski?
John e io ci siamo imposti di usare la stessa diplomazia che adoperiamo quando giriamo con altri registi. Era innegabile però che sul set avessimo un modo di comunicare più diretto. Le cose che non credevamo funzionassero o su cui avevamo pareri discordanti riguardo il film le discutevamo la mattina in macchina o la sera dopo cena, magari bevendo un buon bicchiere di whisky per rilassarci. In privato abbiamo sistemato così tanti dettagli che sul set siamo stati capaci di infondere agli altri sicurezza, e abbiamo girato in tempi molto precisi non trattandosi si un film a grande budget. Non è stato tutto rose e fiori ma alla ne collaborare con lui è stata un'esperienza molto gratificante, perché è uno che ascolta chi ha altre idee e sa sempre come risolvere i problemi.
Avete risistemato la sceneggiatura per adattarla meglio alle vostre personalità
Quando lo script è arrivato a John erano solo settanta pagine, non era stato ancora pienamente definito. Non so dire con precisione cosa ci abbia messo lui e cosa invece ci fosse già nella storia. Mentre stava riscrivendo il film siamo andati a cena con Christopher McQuarrie, il regista degli ultimi due Mission: Impossible. John gli ha raccontato l'idea e Chris ne è rimasto entusiasta, ha pensato a come non fare rumore per tutta la serata. È partito immaginando la sua giornata tipo, e già nel preparare la colazione con caffè e pane tostato sarebbe morto almeno una decina di volte...
È stato difficile dover recitare per quasi tutto il film in silenzio?
È un grande esercizio per un attore! Nei film spesso le scene che preferisco sono quelle con pochi dialoghi, adoro vedere espresso il non detto tra le persone. Non credo necessariamente le scene più belle contengano dialoghi intelligenti o briosi. Penso sia molto liberatorio per gli attori recitare i sottotesti dei loro personaggi senza l'aiuto di un dialogo che li spieghi.
Un altro tassello fondamentale di A Quiet Place sono Millicent Simmonds e Noah Jupe, i giovani attori che interpretano i due figli della coppia. Che può dirci della loro prova?
Molti mi avevano messo in guardia dal lavorare con i bambini, e alla fine ne ho fatti due di fila! Gli attori di Mary Poppins erano ancora più giovani, c'è voluta una maggiore dose di pazienza e comprensione. Millie e Noah invece sono arrivati sul set con una preparazione e una dedizione al lavoro ammirevoli, si sono rivelati dei professionisti migliori della maggior parte degli attori adulti con cui ho lavorato! I bambini sono attori incredibili, perché recitano con il cuore e ti regalano sempre qualcosa di nuovo, di inaspettato.
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I figli, New York e il linguaggio dei segni
Vorrebbe che i suoi figli intraprendessero la carriera di attore?
Prego perché non succeda! Ecco perché ci siamo trasferiti a New York, ti offre una vera rappresentazione di tutte le possibilità che puoi avere nella vita. Mi piacerebbe trovassero qualche altra cosa che li appassioni ma che sia lontano dal mio mestiere. Penso sia un'industria molto difficile, e so di essere in una posizione privilegiata perché posso fare l'attrice per vivere, e non dover aspettare che si liberi qualche parte e sostituire un collega. Ho visto molte volte come può spezzare la volontà delle persone, questo mi rende molto nervosa...
Le piace vivere a New York?
Moltissimo. La parte peggiore è senza dubbio la rigidità dell'inverno, quella migliore è la spontaneità. Amo portare i miei bambini a scuola e poi non avere piani per il resto della giornata. Puoi andare al parco, in un caffè, incontrare sempre qualcuno, davvero non sai cosa puoi fare ogni giorno. Adoro improvvisare, mi sento sempre stimolata dalle persone che vivono qui a New York.
È sempre stato nei piani trovare un'attrice non udente per la parte di Regan?
Per John era fondamentale che i personaggi risultassero credibili, quindi era sicuro di voler ingaggiare un'attrice non udente. Millie è stata la prima e unica scelta per lui, dal primo istante in cui ha sostenuto il provino si è rivelata perfetta per la parte, connessa al personaggio. All'audizione hanno recitato insieme una versione della scena molto simile a quella della colazione di Kramer contro Kramer, dove il bambino è arrabbiato con il padre interpretato da Dustin Hoffman perché sente la mancanza della madre. Millie è stata incredibile, John ha capito tramite lei cosa voleva per il personaggio di Regan: una ragazza fiera, che non si sentisse una vittima.
E lei ha avuto difficoltà a recitare usando il linguaggio dei segni?
Spero di essere stata almeno accettabile e che la comunità di non udenti apprezzi lo sforzo fatto. Millie ci ha aiutato tutti moltissimo. Da lei abbiamo imparato che il linguaggio dei segni deve essere vero per il tuo personaggio. Quello del padre Lee ad esempio è veloce e pratico perché rappresenta l'azione, quello della madre Evelyn invece è più calmo e morbido, rappresenta il calore che lei vuole dare ai suoi figli.