I primi minuti scorrono inesorabili, ed ecco che Emergency ha un che di già visto. Scorrono i primi minuti ed Emergency sembra Animal House; anzi no... sembra La fine del mondo, con un pizzico di teen-movie stereotipato, con tanto di feste e battute al vetriolo; già, "sembra", perché il mondo portato sullo schermo da Carey Williams si ferma soltanto al concetto di apparenza per vivere nel vortice dell'essere sospeso, nell'attesa di concretizzarsi in un racconto d'impatto, satira graffiante affidata all'innocenza giovanile. Come sottolineeremo in questa nostra recensione di Emergency, il film si arresta all'incrocio della prevedibilità per prendere altre vie, più inusuali, più sorprendenti, più attuali.
Il mondo del pregiudizio, della paura di una fetta d'America ancora costretta a camminare in punta di piedi per non essere colpita, affondata, lasciata senza respiro (o, come dice il protagonista Sean, "diventare un hashtag") è tutta concentrata in un corpo svenuto, di una giovanissima ragazza bianca troppo ubriaca per orientarsi e ora elevata a fanciulla da salvare da parte di eroi sempre in allerta per non tramutarsi loro stessi in vittime sacrificali di un sistema errato, sbagliato, razzista.
EMERGENCY: LA TRAMA
Kunle (Donald Elise Watkins) e il suo migliore amico, Sean (RJ Cyler), sono due facce della stessa medaglia. Complici e con tutta la vita davanti, vivono l'ultimo anno di college in maniera del tutto opposta: dedito allo studio il primo, più anarchico e insofferente alle regole il secondo. Ciononostante, un grande progetto attende i due: portare a termine il tour delle feste delle fratellanze organizzate in occasione dello Spring Break. Sean ha programmato tutto nel dettaglio, con tanto di misurazione cronometrica della loro presenza a ogni party. Kunle è d'accordo, ma è anche molto preoccupato per il suo progetto di scienze, visto che l'ammissione a Princeton dipende tutto da quello. Quando tornano all'appartamento per iniziare la serata con dei drink, i due trovano la porta aperta. Sul pavimento una ragazza bianca, incosciente. Cosa fare? Come comportarsi? Kunle vorrebbe chiamare la polizia, ma Sean è preoccupato. Dopotutto sono due ragazzi neri in compagnia di una ragazza bianca, svenuta. Lo studente teme che la polizia non sarà molto disposta a credere nella loro completa e genuina innocenza. Aiutati dal terzo coinquilino, l'ingegnere un po' sballato Carlos, gli amici optano per caricare la ragazza nel loro furgone con l'intenzione di portarla in un posto sicuro ed evitare quindi il coinvolgimento della polizia. Ma i tre non sanno che sulle tracce della giovane Emma (Maddie Nichols), c'è anche sua sorella Maddie (Sabrina Carpenter) aiutata dall'amica Alice e da Rafael. Quello che ne seguirà sarà il caos.
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SALVA IL TUO PROSSIMO COME TE STESSO
In una narrazione che affonda le basi del proprio prologo a un patchwork di richiami e rimandi a mondi già conosciuti nel panorama cinematografico, la via da percorrere in Emergency pare irta e tortuosa; un sentiero da evitare non perché pauroso, o respingente, quanto semplicemente già battuto più volte in precedenza, e per questo apparentemente poco stimolante e coinvolgente. Quella proposta invece da Emergency si dimostra una narrazione tutt'altro che avvilente e prevedibile. Vincitrice (meritatamente) del premio alla miglior sceneggiatura allo scorso Sundance Festival, la narrazione si presta a esempio lampante di uno sviluppo narrativo lanciato in ascesa, secondo una direzione evolutiva dove il facile riconoscimento della situazione di partenza si fa terreno fertile di un universo pronto a implodere nella sua risoluzione finale. Non ci sono eroi o sconfitti in Emergency. Quello qui restituito allo spettatore è uno sprazzo di vita tinto di sarcasmo e timore, di un piccolo gruppo di amici elevato alla sfera dell'assurdo e della straordinarietà, (un po' a là Weekend con il morto) solo perché filtrato dall'obiettivo di una macchina da presa.
Ma la paura che assale il giovane Kunle alla presenza di un poliziotto, o le diverse proposte da vagliare davanti al corpo esanime di Emma, o le previsioni così tanto apocalittiche, eppure così tanto reali, di Sean sul coinvolgimento o meno della polizia, sono tratti tangibili di emozioni fin troppo famigliari a uno spettro sociale la cui unica colpa è quella di non essere abbastanza chiaro, o abbastanza bianco. Infuse di umorismo e confezionate da un montaggio capace di raccogliere nello spazio di un raccordo tutta la potenza insista nell'emozione di un momento, le battute superano il confine dello schermo e si insidiano nello spettatore, radicandosi nel suo strato più epidermico. Forte di una scrittura potente e immersiva, scatta facilmente nel pubblico quel processo di immedesimazione che lo porta a essere un tutt'uno con i protagonisti sullo schermo. I suoi respiri vanno a tempo con quelli di Carlos alla guida, i suoi occhi si aprono tanto quanto quelli del fragile Kunle, le sue gambe cedono al peso della stanchezza come quelle di una giovane Alice, sfinita da chilometri e chilometri macinati in bicicletta per condurre Maddy alla ricerca di sua sorella.
È un universo suddiviso a metà, Emergency. Da una parte una corsa contro il tempo da una parte, dall'altra, una ricerca estenuante di una sorella scomparsa. Due poli narrativi che corrono su due binari pronti a scontrarsi e sui quali sfrecciano treni pieni di anime pronte a salvare gli altri come se stessi, perché in una società legata al pregiudizio e alla paura, anche un massaggio cardiaco è un'arma che può essere scagliata contro se stessi. Una società in cui il concetto di innocenza sfuma allo scurirsi della pelle.
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IL PARTY DEL PREGIUDIZIO
È un party senza musica, senza stanze in cui perdersi perché lanciato tra le strade buie di cittadine deserte, o nello spazio di appartamenti angusti e avvolti da coltre di fumo, Emergency. È un party dove la resa di colori sempre così accesi e fortemente in contrasto con gli ambienti urbani circostanti, avvolti da ombre e toni crepuscolari, sembrano colmare la mancanza di una festa a cui Sean, Kunle e Carlos non hanno potuto partecipare. Ma accendere in maniera così luminosa il cromatismo della propria opera, permette al regista Carey Williams di enfatizzare anche quel tratto caratterizzante dei tre protagonisti, contenitori epidermico di pregiudizi, insulti, scariche di razzismo pronte a essere liberate come pallottole in canna: in un mondo a colori, la pelle di Kunle, Sean e Carlos si fa traduzione visiva di un discorso simbolico volto a denunciare lo stato di paura e ansia che coglie ogni singolo afroamericano chiamato ad affrontare un problema. Che sia una chiamata al 911 per un'emergenza, o la richiesta di accostare la propria auto per un fanalino rotto, vige sempre uno stato di allerta, un senso di pericolo che scorre silente tra le vene di cittadini di un mondo da cui si sentono rigettati. Una tensione di cui si fa perfetto portavoce Sean, sempre pronto a tradurre a parole le preoccupazioni nate in seno alla portata di un evento, senza per questo affidarsi costantemente a tutto quel campionario di battute, modi di dire, o frasi gergali presi in prestito da atteggiamenti e slang fin troppe volte proposti al cinema da film con protagonisti afroamericani. Lontano dai comportamenti stereotipati tipici dei film alla Spike Lee, è proprio partendo da questo scarto visivo e linguistico che nasce il senso di uguaglianza e di denuncia che sottende tutto lo scorrere di Emergency. Non ha bisogno di mostrare due universi agli antipodi, Carey Williams, ma solo suggerirli attraverso i cliché che la stessa cultura di massa ha innestato nella nostra mente, per dimostrare quanto il livello di attenzione per uno dei due emisferi sia altissimo, perché trattato in maniera del tutto differente rispetto al secondo, nonostante tra i due non sussistano poi così tante differenze.
Un trattato sulla rivendicazione di diritti sottratti e poche volte riconsegnati indietro, Emergency; un saggio sulle diseguaglianze sociali scritto sulle pelli di giovani protagonisti ora elevati a rappresentanti di un mondo come quello afroamericano che (soprav)vive, cammina e respira al di fuori dello schermo. È il mondo degli adulti del domani, un mondo in cui lo stato di emergenza non cessa mai, neanche davanti a un cancello di un pronto soccorso, o davanti a un'ammissione a Princeton.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di Emergency sottolineando come il film diretto da Carey Williams si dimostri un'opera intelligente attraverso cui lanciare il proprio monito di denuncia razziale attraverso le avventure di tre giovani afroamericani.
Perché ci piace
- L'uso dei colori e delle luci
- Le performance dei giovani attori
- Il monito di denuncia mai banale
Cosa non va
- Un prologo che può disorientare lo spettatore portandolo a lasciar perdere questo gioiellino