Un thriller soprannaturale messicano dalle pretese un po' horror, ma alla resa dei conti con scarsa tensione e poco coraggioso anche sul piano del fantastico, tema svolto peraltro in modo maldestro. Ma attenzione perché in El Diario, film diretto da Emma Bertrán e Alba Gil e disponibile ora su Prime Video, non è affatto tutto da buttare, anche se si può parlare di un'occasione sprecata.
Infatti, i difetti citati vanno a penalizzare una premessa del mondo reale che invece era foriera di buoni spunti visto che andava a esplorare in maniera anche curiosa uno dei grandi temi della nostra epoca, ovvero la fragilità dei legami familiari e le conseguenze a volte devastanti che la loro rottura hanno sugli adulti ma soprattutto sui bambini.
La trama di El Diario: una separazione dolorosa e un inquietante diario
In El Diario la protagonista è Olga, interpretata da Irene Azuela: la donna, dopo la separazione dal marito Victor (Leonardo Ortizgris), si trasferisce in una nuova casa con la figlia Vera (Isabella Arroyo). La bambina vive un periodo difficile, è rimasta traumatizzata dagli eventi familiari e non sopporta la nuova compagna del padre. Difficoltà emotive che neanche la custodia condivisa dei genitori sembra poter alleviare. Nella nuova abitazione però accade qualcosa di strano: si verificano fenomeni misteriosi e in soffitta c'è un antico baule pieno di strani oggetti di cui Olga non riesce in nessun modo a liberarsi.
All'interno del baule anche un inquietante diario che sembra contenere i pensieri omicidi scritti da un assassino. Un diario che magicamente sembra in continua e inspiegabile evoluzione. Ben presto la donna avverte che lei stessa e sua figlia sono in grave pericolo e si affida al terapista della figlia, Carlos. Ma per capire cosa succede dovrà innanzitutto scoprire l'identità dell'assassino che sta scrivendo il diario. E quando ci riuscirà, scoprirà qualcosa di veramente sconvolgente.
Il destino ineluttabile e i traumi dell'infanzia che generano mostri
Come accennato, in El Diario ci sono spunti indubbiamente interessanti che avrebbero meritato un maggior sviluppo. Davvero interessante il tema dei traumi dell'infanzia, dettati anche da una separazione dei genitori vissuta in malo modo o da un'intrusa che si detesta, tutti aspetti che partendo dall'incancrenirsi dei legami familiari possono segnare un'esistenza intera e, in casi estremi, generare mostri. Ma sorge anche il dubbio se alcuni eventi si innestano invece su una base già predisposta al male, di fatto agendo solamente da innesco. Altro tema interessante, che richiama il concetto di destino, quello del futuro già scritto, in questo caso perfino già noto nella sua evoluzione, ma però impossibile da fermare nel suo procedere inesorabile. Anche se per costruire l'ineluttabilità della storia, si ricorre a un gioco di paradossi temporali piuttosto confuso e superficiale.
Regia piatta, sceneggiatura schematica ed effetti raffazzonati
Ecco, proprio da qui iniziano i problemi di El Diario. Perché se il soggetto è potenzialmente valido, la sceneggiatura della co-regista Emma Bértran e di Pamela Pons finisce per restare ingabbiata in schematismi e rigidità che portano a colpi di scena troppo meccanici e non fanno decollare il film. Ne esce una trama debole penalizzata anche da un cast poco convincente ma soprattutto da una regia piatta, anonima e poco incisiva. Il risultato assomiglia a quello di un film per la tv buttato un po' su, con una messa in scena povera ed effetti speciali, per fortuna limitati a poche scene, che sono a dir poco raffazzonati e rivelano il basso budget a disposizione. Alla fine, nonostante il film sia breve, c'è la sensazione di un faticoso stiracchiamento, perché il ritmo latita e di cose davvero importanti ne succedono pochine.
Conclusioni
Il thriller soprannaturale parte con buone premesse ed esplora temi potenzialmente interessanti riguardo ai legami familiari problematici, i traumi dell’infanzia e il destino. Ma finisce per impantanarsi su uno script povero e soprattutto su una regia anonima e senza guizzi, che non riesce a risollevare una messa in scena decisamente scarna.
Perché ci piace
- L’intenzione di toccare temi importanti come i traumi infantili e la lacerazione dei legami familiari.
- La riflessione sul male e il destino ineluttabile.
Cosa non va
- Una regia piatta e anonima.
- La messa in scena povera e gli effetti speciali raffazzonati.
- Uno script debole e troppo schematico.