Eat Local - A cena coi vampiri, la recensione: quando l'horror comedy si tinge di black humor

La recensione di Eat Local - A cena coi vampiri, film di Jason Flemyng che punta alla commedia horror; nel cast Freema Agyeman e Adrian Bower.

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Eat Local - A cena coi vampiri: Billy Cook in una scena del film

Non ci sono più i vampiri di una volta. Diamo inizio a questa recensione di Eat Local - A cena coi vampiri chiedendoci chi siano i veri vampiri del giorno d'oggi: sono sempre gli stessi, avvolti dal paranormale, protagonisti di tanti fenomeni letterari e audivisivi a cui il pubblico si è abituato o sono le vittime di una volta ad essere i nuovi succhiasangue?

Chi si ritrova ad aver paura dell'altro? Chi è il vero maligno? L'uomo odierno o la creatura notturna millenaria? Debutto alla regia di Jason Flemyng, questo film rilegge in maniera originale tutto ciò che si è sempre detto riguardo a queste creature, ribaltando la classica situazione di paura e terrore canonica dei film horroristici con protagonisti proprio i vampiri.

Una trama che ribalta le convenzioni: sono gli umani i veri vampiri?

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Eat Local - A cena coi vampiri: una scena del film

Realizzare una horror comedy con protagonisti umani e vampiri non è impresa facile: il rischio è quello di cadere nella banalità, nell'assurdo e nel non-sense. Ma basta avere un punto di vista chiaro e centrato per ottenere un prodotto originale e innovativo, senza troppo dispendio di mezzi ed energie. Ambientato durante una notte qualunque, in un'isolata e sperduta fattoria della campagna inglese, il film di Jason Flemyng si apre con la riunione di alcuni vampiri. Essi si trovano ogni 50 anni per appianare le questioni sul territorio controllato da ognuno di loro e per ridisegnare i confini. Ogni membro del gruppo ha la sua particolarità, ma il fine è uno solo: cercare di sopravvivere in un mondo che si è fatto sempre più controllato e complicato, dove paradossalmente sono loro le vere vittime del sistema, perché rispettano delle precise regole che li mantengano al sicuro e al riparo da qualche possibile identificazione.

Ma quando il colonnello Bingham viene a conoscenza della riunione, non potrà fare a meno di colpire le creature notturne per una sua stessa volontà di vampirismo: mettere a rischio la sicurezza dei suoi uomini per ricavare il dna vampiresco e venderlo ad un'azienda di cosmesi al fine di creare prodotti che contrastino l'invecchiamento. E, dunque, porsi la seguente domanda è essenziale: chi sono i veri buoni e i veri cattivi?

Black humor a servizio dell'horror comedy

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Eat Local - A cena coi vampiri: Annette Crosbie in una scena del film

Eat Local - A cena coi vampiri persegue un filone che deriva direttamente all'horror puro, deviando verso la comedy, dando vita ad un prodotto che prende in prestito le connotazioni di genere per plasmarle e riproporle attraverso i filtri del grottesco e della farsa, facendo riferimento al black humor inglese riflessivo e dissacratorio che rende il film più leggero e diretto, più godibile e fresco. Un prodotto, quello diretto da Flemyng e sceneggiato da Danny King, che, nel proporre un'horror comedy contraddistinta da personaggi tradizionali, rischia di non essere capito fuori confine nella sua originalità, nel suo humor così nero e che, forse, non è mai stato così chiaro e tagliente, in grado di ferire più dei denti di vampiro e più della mitragliatrici di coloro che sono mimetici non solo nelle proprie uniformi ma tra buoni e cattivi. Un rischio, più che altro, appartenente alla traduzione e al doppiaggio italiano, che potrebbero non rendere la giusta giustizia alla scrittura originale del film.

Conclusioni

Concludendo la recensione di Eat Local - A cena coi vampiri è opportuno sottolineare che potrebbe non soddisfare lo spettatore alla ricerca di un horror puro. Tuttavia, potrebbe essere l'occasione per scoprire un prodotto audiovisivo che cerca di fare propri i canoni dell'horror per farli convergere verso la comedy e, particolare importantissimo, verso quel black humor tipico britannico.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.0/5

Perché ci piace

  • Rielabora le connotazioni del genere horror in maniera accattivante e originale.
  • Ribalta la prospettiva del rapporto vittima-carnefice.

Cosa non va

  • Il black humor che caratterizza il film viene meno con la traduzione e il doppiaggio in lingua italiana.