Dylan Dog, Barbara Baraldi è la nuova curatrice: "Voglio storie che lascino domande piuttosto che risposte"

Abbiamo intervistato la nuova curatrice di Dylan Dog per farci raccontare come sarà il "suo" indagatore dell'incubo.

Dylan Dog, Barbara Baraldi è la nuova curatrice: 'Voglio storie che lascino domande piuttosto che risposte'

Sono passate solo un paio di settimane dall'annuncio di Barbara Baraldi come nuova curatrice di Dylan Dog, ma ancora non ci è passata la curiosità di sapere di più su quale sarà il suo approccio allo storico personaggio creato da Tiziano Sclavi. Una curiosità che abbiamo potuto iniziare a soddisfare in una interessante chiacchierata con la scrittrice emiliana, classe 1975, autrice di thriller e sceneggiatrice di fumetti. "Parleremo di mostri e nuovi incubi" aveva detto nelle dichiarazioni rilasciate in occasione dell'annuncio da parte di Sergio Bonelli Editore, anticipando i "ritorni eccellenti" e più spazio a "storie autoconclusive, sulla pista tracciata da Tiziano Sclavi" che sarà supervisore della serie.

Ritorno all'orrore, ritorno al passato

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Barbara Baraldi in una foto

Parto da una tua frase in occasione dell'annuncio del tuo ruolo: "Tornerà in primo piano l'orrore". In che modo questo influirà sul prossimo cammino di Dylan Dog e su come sarà il "tuo" Dylan Dog?

L'orrore sarà la parola d'ordine, una dichiarazione di intenti e una sorta di "termine ombrello" sotto cui vorrei riunire tutto ciò che è misterioso, surreale, sconosciuto, inaspettato. L'onirico e il simbolico, ma anche lo splatter. Tutto ciò che in qualche modo ci spaventa avrà spazio nelle pagine di Dylan. Vorrei finali interlocutori, episodi che una volta conclusa la lettura lascino domande piuttosto che risposte. Vorrei far tesoro della lezione di Tiziano, che tramite l'orrore ha la capacità di trasmettere emozioni, di offrire riflessioni esistenziali, filosofiche, parlare alle persone ai margini, mantenendo un registro espressivo comprensibile a tutti. Confido che le storie stesse risponderanno meglio di me a questa domanda.

Pensi che l'orrore possa essere il genere più adatto a raccontare la nostra contemporaneità? Intendi farlo attraverso Dylan Dog?

Dylan Dog 1

L'orrore è un linguaggio universale che parla alla profondità dell'anima. Penso che sia uno strumento potentissimo per sondare l'inconscio, elaborare il rimosso, scendere a patti con le paure quotidiane che ci assillano, da sempre, assumendo forme diverse a seconda del periodo storico. Le paure esistenziali, tuttavia, sono immortali e ancora oggi disponiamo di pochi strumenti per affrontarle. Quindi, sarà un Dylan estremamente contemporaneo, che guarda al futuro, ma che sarà permeato dalle stesse inquietudini e dello stesso senso di perturbante del Dylan degli anni 80 e 90.

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L'icona Dylan Dog

Dylan Dog è un'icona, uno dei nomi più noti del fumetto italiano. Senti più l'onore di guidarlo o la responsabilità di farlo?

Sono una persona estremamente pragmatica, quindi vedo soprattutto la responsabilità, in primo luogo nei confronti dei lettori, che spero si riconoscano in Dylan come è sempre stato, ma anche nei confronti di tutti i collaboratori, alcuni dei quali lavorano alla testata da più tempo di me e hanno scritto storie memorabili. Vorrei incoraggiare tutti gli sceneggiatori a scrivere ogni storia come se fosse l'unica per cui saranno ricordati.

Dylan Dog 1

Secondo te quali sono i punti di forza del personaggio che gli hanno permesso di superare i 40 anni di storia?

Sono proprio le debolezze di Dylan, le imperfezioni, a renderlo, a suo modo, perfetto. E poi la sua capacità di indignarsi e reagire, soprattutto di fronte ai prepotenti. Il celebre "quinto senso e mezzo", così come la sua quasi "ostinazione" a innamorarsi nonostante le delusioni. E poi l'ironia, che nella serie non mancherà mai. L'alchimia di Tiziano Sclavi è stata quella di creare un personaggio pieno di contraddizioni eppure incredibilmente coerente, uno dei più grandi personaggi mai creati, non solo nell'ambito dei fumetti.

Domanda banale ma inevitabile: i tuoi albi preferiti di Dylan Dog?

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Indubbiamente Memorie dall'Invisibile, perché sono una feticista della parola e rappresenta una sintesi perfetta tra narrativa e immagini. È uno dei primi albi che ho letto e sostanzialmente quello mi ha fatto innamorare istantaneamente della testata. E poi Il ritorno del mostro, Storia di Nessuno, Dopo Mezzanotte, Attraverso lo specchio e Terrore dall'infinito. Un albo che amo particolarmente è Il volo dello struzzo, lirico e spiazzante.

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Il fumetto e l'orrore

Il fumetto negli ultimi tempi sta avendo una grande visibilità e due delle fiere che attirano più visitatori in Italia come Lucca Comics e il Comicon di Napoli partono da quel mondo. Come si inserisce una testata storica come Dylan Dog in un mondo del fumetto che è cambiato molto sin dalla sua nascita?

I giovani lettori, oggi come ieri, in un fumetto cercano emozioni. Dal punto di vista puramente commerciale, siamo in competizione non solo con i fumetti esteri, ma anche con le serie tv. Dylan Dog, proprio in virtù delle tematiche universali che affronta, è per natura intergenerazionale, e sono convinta che sia solo una questione di tempo prima che sia (ri)scoperto anche dai giovani di questa generazione. Anche perché, in Italia, Dylan Dog è l'orrore a fumetti.

Tornando all'orrore come genere: secondo te quali autori (letterari o cinematografici che siano) stanno contribuendo maggiormente a reinventarlo? 

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Barbara Baraldi in una foto

A livello letterario, in Italia, possiamo contare su due eccellenze come Lorenza Ghinelli e la "dylaniata" Paola Barbato. Di Lorenza apprezzo particolarmente l'attenzione al perturbante, di Paola la capacità di scorgere l'orrore dove gli occhi degli altri non si posano nemmeno. A livello cinematografico internazionale, apprezzo il lavoro di Jason Blum sul fronte produttivo, che ha unito differenti sensibilità sotto l'egida di una casa di produzione che incoraggia la sperimentazione. Tengo d'occhio qualsiasi cosa facciano Mike Flanagan, Ti West, Julia Ducournau e Jaume Balagueró, che per me è sempre un punto di riferimento dal punto di vista sia delle atmosfere che della messa in scena. Fortunatamente, anche in Italia stiamo assistendo alla rinascita del genere grazie a registi di grandissimo talento come Federico Zampaglione, Roberto De Feo e Paolo Strippoli.

Chiudiamo con un messaggio per i lettori, per quelli che seguono ancora ma anche per quelli che si sono allontanati nel corso degli anni: Perché dovrebbero continuare (o riprendere) a leggere Dylan Dog?

Perché ci metteremo sangue, passione e tanto orrore affinché i lettori e le lettrici si sentano "a casa".