Durante una battaglia spaziale, un gruppo di piloti a bordo di avveniristici caccia in grado di scorrazzare per il cosmo si unisce alla schermaglia contro un'armata di navi nemiche, apparentemente inattaccabili. Quando la giovane Adler, una recluta ancora in addestramento e la sua artigliera Yaren vengono abbattuti, riescono a compiere un atterraggio d'emergenza su un pianeta vicino.
Come vi raccontiamo nella recensione di Dune Drifter, Yaren è rimasta mortalmente ferita nell'incidente, mentre Adler si ritrova a cercare una via di potenziale salvezza: il suo supporto vitale le garantirà soltanto poche ore di sopravvivenza e con i contatti radio fuori uso, l'unica opzione è quella di riparare la nave prima che sia troppo tardi. Anche qui però la protagonista deve fare i conti con ulteriori imprevisti, fino a quando la comparsa di una navicella nemica non potrebbe rappresentare per lei un'insperata via d'uscita.
Stelle cadenti
L'anima amatoriale di Dune Drifter è evidente sin dai primissimi secondi, quando veniamo trascinati nel bel mezzo di uno scontro interstellare che sembra uscito direttamente dal cinema degli anni Settanta, per via di effetti speciali ad oggi improponibili che si susseguono, tra viaggi nell'iperspazio alla velocità della luce e visuali all'interno dei caccia che richiamano più o meno volutamente un design alla Guerre Stellari. Non si capisce bene il contesto e del perché e contro chi stiano combattendo questi coraggiosi piloti, tanto che il background si limita pressapoco a una semplice lotta dei buoni contro i cattivi, senza specificare motivazioni o complotti politici / razziali di sorta, all'insegna di una trama tanto elementare quanto noiosa.
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La guerra dei mondi
La maggior parte dell'azione si svolge sul pianeta abbandonato dove è fortunosamente atterrata la protagonista insieme alla sua sfortunata compagna di viaggio, il cui destino è già chiaro fin da subito. Si assiste così ad un lenta litania di dinamiche da survival-movie che guardano al Sopravvissuto - The Martian (2015) di Ridley Scott, ma non sorrette a dovere da un impianto melodrammatico degno di tal nome. Vuoi per la sceneggiatura elementare, con i dettagli al minimo storico, vuoi per l'interpretazione non certo memorabile della protagonista Phoebe Sparrow, a cui va dato comunque atto di essere vittima di un personaggio privo di costrutto, buttato lì nella mischia senza un reale perché.
Segnale piatto
La tensione latita e le emozioni sono assenti ingiustificate in un'ora e mezzo di visione dove il sapore amatoriale è sempre dietro l'angolo, tra tende improvvisate che emergono quali ipotetiche prigioni salvifiche e comunicazioni che saltano nei momenti clou. Che dire poi della resa dei conti tra la Nostra e il villain che compare nascosto in quell'armatura / maschera anti-gas, a nascondere le fattezze di un nemico insondabile che non incute alcun timore? Ennesimo segnale di un'operazione che inganna fin dalla suggestiva locandina - forse l'elemento più affascinante di tutto l'insieme - con tanto di tagline che cita "battle beyond the stars - battaglia tra le stelle", quando in realtà il film ha luogo quasi unicamente su questa landa spoglia e desolata: sì, se ve lo foste chiesti è proprio l'Islanda a fare da sfondo al racconto, con i suoi geyser e quei paesaggi remoti e quasi alieni quale teatro di una rocambolesca, inerme, disfida all'ultimo sangue.
Conclusioni
In seguito a una battaglia interstellare, la giovane pilota di un caccia spaziale è costretta ad un atterraggio d'emergenza su un pianeta sconosciuto. Sola e con i supporti vitali in esaurimento, dovrà trovare un modo per fuggire da quel luogo ostile prima che sia troppo tardi, ma nel frattempo avrà a vedersela anche col nemico... Uno sci-fi amatoriale senza arte ne parte questo Dune Drifter, con effetti speciali vecchi di quarant'anni e un sistema di telecomunicazioni che richiama alla tecnologia videoludica 8-bit. Si svolge così la "disperata" lotta per la sopravvivenza della sfortunata protagonista, che nel sulfureo contesto islandese, abbellito quale remota landa aliena, dovrà trovare il modo per far ritorno a casa.
Perché ci piace
- L'ambientazione in Islanda, per quanto spoglia, ha il suo fascino.
Cosa non va
- Sceneggiatura ai minimi storici.
- Effetti speciali incommentabili.
- Regia e recitazione a livelli amatoriali.