Dollhouse - Stagione 2, episodio 1: Vows

La serie riprende con questo episodio scritto e diretto dallo stesso Whedon che fa da premiere alla seconda stagione e getta le basi per tutto ciò che dobbiamo aspettarci a breve, ma al tempo stesso strizza l'occhio a quell'Epitaph One che non è mai stato mandato in onda.

Quando a fine maggio la Fox ha annunciato che la serie tv Dollhouse sarebbe tornata a settembre con una seconda stagione non sono certo stati pochi ad essere sorpresi: i ratings del nuovo serial di Joss Whedon non sono stai mai esaltanti e soprattutto mai in crescita, in modo non dissimile per esempio da Terminator: The Sarah Connor Chronicles che infatti è stata cancellata lo scorso giugno. Quello che ha fatto la differenza, per quanto riguarda il destino dei due show, è stata sicuramente la fanbase, ovvero il gran numero di appassionati di Whedon più che di Dollhouse, che ha mostrato il proprio gradimento non limitandosi alla trasmissione televisiva ma soprattutto attraverso il download online, le registrazioni via TiVo (l'equivalente americano del nostro MySky) e i preorder in DVD. Una grande dimostrazione di affetto, e soprattutto fiducia, di un pubblico che ama il modo di fare tv di Whedon (autore di Buffy, Angel, Firefly e anche la webseries Doctor Horrible) che sembra aver convinto la Fox e l'autore stesso a continuare questa imperfetta, ma mai banale, avventura nella psiche e nella morale umana.

Ed è così che si riprende con questo Vows, episodio scritto e diretto dallo stesso Whedon che fa da premiere alla seconda stagione e getta le basi per tutto ciò che dobbiamo aspettarci dai (speriamo) dodici episodi commissionati, ma al tempo stesso strizza l'occhio a quell'Epitaph One che non è mai stato mandato in onda ma che ci mostra quello che sarà il futuro (forse remoto) dell'intera serie. Whedon è bravo a mantenere una coerenza di fondo tra quello che c'è stato e quello che ci sarà mantendendo invariata la formula e il format della serie ma al tempo stesso introducendo un nuovo livello di profondità all'universo da lui creato.

Se quindi la nuova missione di Echo non si differenzia poi troppo da alcune già viste in passato con la bella Eliza Dushku chiamata a svolgere il doppio ruolo di bambola e arma letale dormiente, quello che è interessante è il nuovo morboso rapporto che si viene a creare tra il suo personaggio e quello dell'ex agente FBI Ballard, che dopo gli sviluppi del finale della stagione precedente si ritrova nella Dollhouse senza un ruolo ben definito ma sempre più attratto da Echo/Caroline. La storyline principale quindi si svolge tra una sorpresa (è Ballard appunto il cliente che richiede i servigi di Echo, e non il britannico Jamie Bamber che è invece un trafficante d'armi che l'ex agente cerca disperatamente di incastrare) e una conferma, ovvero Ballard che diventa il nuovo handler di Echo. Nonostante però l'FBI sia per il momento messa fuori gioco, all'esterno c'è una nuova forza con cui fare i conti e che apparentemente sembra essere interessata alla Rossum Corporation e alle varie Dollhouse sparse per il globo, si tratta di un senatore americano (ma interpretato da un altro inglese, Alexis Denisof) la cui inchiesta (e soprattutto l'eventuale misterioso mandante) sembra preoccupare non poco Adelle DeWitt e il capo della sicurezza Boyd Langton.

Il cuore dell'episodio, e probabilmente anche dell'intera stagione, è il nuovo rapporto che si è creato tra la scienziato Topher Brink e la dottoressa Sunders; quest'ultima dopo aver scoperto nel finale della stagione precedente di essere lei stessa una active (nome in codice Whiskey) ha ovviamente una crisi d'identità corredata da un rapporto di amore/odio verso il suo "creatore": la scena più bella dell'intero episodio è proprio quella in cui Whiskey (interpretata dall'intensa Amy Acker) prima cerca di sedurre Topher allo scopo di cercare così una spiegazione per la sua esistenza e per i suoi sentimenti e poi alla proposta di lui di lasciare questo suo corpo alla legittima proprietaria, ovvero tornare in un certo senso ad essere sé stessa, replica semplicemente "Ho paura di morire". La Whiskey/Saunders ha ormai una propria personalità ben definita, una sua vita che, benché sia da prigioniera, comunque le appartiene in tutto e per tutto e non è in grado di abbandonarla nemmeno per fare spazio alla vera sè stessa.

E' qui che Whedon colpisce il segno e ci fa capire cosa possiamo e dobbiamo aspettarci dalla sua serie: la mission di Echo - che fa promettere (i veri Vows del titolo, quelli che contano davvero, sono questi e non quelli del finto matrimonio d'inizio episodio) a Ballard di aiutarla a restituire ad ogni active la propria personalità - è destinata a scontrarsi non solo con i poteri delle Dollhouse (e ci è stato promesso che quest'anno non ci limiteremo a vedere quella di Los Angeles) ma anche impedimenti di tipo morale ben più complessi che prima o poi sfoceranno nell'apocalisse annunciata da Epitaph One.
Per ora però ci limitiamo a goderci un altro buon esempio di televisione piacevolmente accompagnata anche dalla presenza di graditi ritorni da serie indimenticabili quali Battlestar Galactica (Jamie Bamber, così come Ballard/Tahmoh Penikett e altri ancora seguiranno) o le precedenti opere di Whedon da cui provengono la protagonista Eliza Dushku, i veterani Acker e Denisof (una cui eventuale scena insieme non potrà che far venire un tuffo al cuore a tutti i fan di Angel) e le giovani promesse Summer Glau e Felicia Day.

Movieplayer.it

4.0/5