Diva Futura, Giulia Louise Steigerwalt e Barbara Ronchi: “Raccontiamo una rivoluzione culturale"

L'immoralità di un paese bigotto, il desiderio, l'amore libero: la regista e la protagonista spiegano cosa c'è dietro al film incentrato sulla factory di Riccardo Schicchi. Presentato in concorso a Venezia 81.

Giulia Louise Steigerwalt e Barbara Ronchi durante la nostra intervista

La rivoluzione di Riccardo Schicchi in Diva Futura di Giulia Louise Steigerwalt. La rivoluzione del sesso che passa attraverso la bellezza, la poesia, il romanticismo di un'idea serpeggiante. Presentato in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 81, l'opera seconda della Steigerwalt è uno spaccato sull'Italia del proibito della moralità, tra sogno e desiderio. Gli Anni Ottanta e Novanta, che tornano a comunicare con un contemporaneo in cui la rivoluzione è solo teorica.

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Pietro Castellitto è Riccardo Schicchi

"Quello che è successo all'epoca oggi non sarebbe replicabile", ci dice la regista. "Innanzitutto perché viviamo in un mondo dove ci sono anche forme di comunicazione diverse, per cui ci sono molte, molte più voci. Loro venivano un po' dalla scia del finale degli anni '70. L'amore libero. Hanno portato questa rivoluzione anche del costume, sono entrati nel quotidiano delle case degli italiani. Però sicuramente oggi le rivoluzioni avvengono in maniera diversa, direi".

Diva Futura: intervista a Giulia Louise Steigerwalt e Barbara Ronchi

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Barbara Ronchi in una scena del film

Nel cast di Diva Futura troviamo Pietro Castellitto, Barbara Ronchi, Denise Capezza, Tesa Litvan, Lidija Kordić. Proprio Barbara Ronchi, nel ruolo di Debora, la segretaria del Diva Futura, che di fatto è il punto d'osservazione del film, spiega quanto oggi anche il concetto di ambizione sia cambiato: "Forse adesso c'è l'ambizione di diventare subito qualcuno, forse si insegue più un'idea di successo piuttosto che un'idea di lavoro per imparare. Debora chiaramente voleva un'altra cosa, ma era assolutamente pronta a lavorare per Schicchi. Poi la vita l'ha portata da un'altra d'altra parte, ma credo, conoscendola, che sia stata molto felice che le cose siano andate così e che ci sia stata quella bellissima parentesi nella sua vita".

Rispetto a quello che ha rappresentato Diva Futura, sull'apertura al desiderio (una sorta di sdoganamento), oggi forse abbiamo fatto un passo indietro. Siamo diventati molto più bigotti, molto più meno liberali rispetto a prima? Per la Ronchi, "Oggi è tutto molto un po' più veloce, tutto un po' più brutto. Quando vidi uno dei film di Riccardo Schicchi, mi colpì che dietro c'era un'idea di bellezza, non soltanto della donna, cioè della star. C'era proprio un'idea di cinema, di luci, c'era un tempo lungo. Adesso mi sembra che sia tutto così veloce, così relegato all'atto sessuale senza tenere in considerazione la persona, a volte. Sembra una cosa meccanica che dura il tempo dell'atto".

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L'immoralità di un paese troppo bigotto

Il pensiero è poi allargato da Giulia Louise Steigerwalt: "Quel gruppo veniva da una situazione culturale in cui c'era molto perbenismo, c'erano molte più barriere morali. E quindi quando in ogni situazione in cui culturalmente c'è qualcosa di molto netto, la rivoluzione è più spontanea. Non voglio dire più facile, però è più semplice vedere il punto dove andare e che cosa vuoi abbattere. E oggi, forse, il punto è meno chiaro. Perché da una parte viviamo in Italia, in un paese che ha tante contraddizioni. Da una parte abbiamo una forte morale, perché siamo molto moralisti, abbiamo la chiesa. Dall'altra invece siamo estremamente immorali, ma in segreto. Ci sono i politici che si spendono tanto a definire che cos'è la morale, a dare definizioni su che cosa debba essere la famiglia. Si parla bene ma si razzola male. Invece, la squadra di Scicchi sapeva a cosa andare incontro".

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Una scena di Diva Futura

A parlare anche Pietro Castellitto, che abbiamo recuperato durante l'incontro stampa: "Da subito ho avuto la sensazione di conoscere già Barbara Ronchi. Avevamo un'ironia simile, ma bisogna avere anche un senso del dolore simile. Non conoscevo Giulia, ma avevo visto Settembre e l'avevo amato subito. Ha una qualità che deve avere un regista e che spesso manca: l'agilità. Quando ti dice qualcosa sai che non ha retropensieri, sai che è per il bene del film, del personaggio e di quello che stiamo facendo". Sul suo Schicci, "Il mondo di Riccardo credo sia un'epoca assoggettata a lui stesso. Quell'universo era incentrato sulla sua visione ed è inevitabile che una volta allargato il mercato le cose iniziassero a degenerare. Era un mondo che nasceva da una visione, di un uomo che nella vita ha fatto quello che voleva".