Sposami: il nostro commento alla nuova fiction di Rai1

Sposami ha tutte le carte in regola per riuscire a conquistare il pubblico di Rai Uno: un tris di protagonisti col physique du rôle, situazioni dall'umorismo effervescente, un'ambientazione da favola e quel tocco romantico che non guasta mai.

Punta sul romanticismo più spudorato, con una leggera spruzzata di comicità, la nuova miniserie di Rai Uno Sposami; sei puntate, in onda dal tre ottobre in prima serata, che tentano di rinverdire i fasti della grande commedia sofisticata americana. Il riferimento della fiction diretta da Umberto Marino è altissimo, Scandalo a Filadelfia di George Cukor. Come dire, uno dei vertici del genere. Il risultato non può essere certo paragonato al modello, ma non è affatto disprezzabile. La favola moderna scritta da Paola Pascolini e Giovanna Caico è incentrata su due protagonisti belli e appassionati, Nora e Ugo. Cupido scocca la sua fatale scintilla durante un incontro casuale nella libreria dell'uomo, intellettuale sciupafemmine. Lei, esperta di marketing, non passa certo inosservata col suo tailleur rosso e le scarpe con il tacco alto. Ma il desiderio che li porta ad un matrimonio fulmineo si spegne nel momento esatto in cui la donna sorprende il marito tra le braccia di una scrittrice americana.

Uno smacco troppo grosso per essere accettato senza colpo ferire. I due decidono così di divorziare. Sarebbe una storia come tante, se non ci mettesse lo zampino la signora Clo Clo, sofisticata proprietaria di un'atelier di abiti da sposa, zia di Ugo e grande estimatrice di Nora. Con un colpo di genio diabolico, la lady di ferro si finge gravemente ammalata e convoca i due rampolli per proporre loro un accordo: insieme dovranno gestire per un anno l'attività di famiglia, fingendo di essere una coppia innamorata. In questo modo Clo Clo spera che si riaccenda l'antico amore e anche di dare uno scossone agli affari, ormai in crisi. E' quello che nella realtà succede, poiché grazie ad una fortuita circostanza Nora e Ugo, più insofferenti che mai per la convivenza forzata e per quell'aut aut, si reinventano come wedding planners, creando un'agenzia dal titolo quanto mai ironico, Felici come noi. Il primo 'caso' da affrontare è quello di due novelli Romeo e Giulietta, ragazzi agli antipodi che vogliono sposarsi nonostante la strenua opposizione delle rispettive famiglie.
Attorno alla storia principale di Ugo e Nora, Daniele Pecci e l'ex Miss Italia Francesca Chillemi, alla prima vera prova da protagonista in una fiction, vengono assemblate le vicende delle coppie che di volta in volta chiederanno aiuto per organizzare le proprie nozze. Un espediente non proprio nuovissimo, ma che si svolge senza particolari intoppi grazie ad una regia controllata e soprattutto ad un cast attoriale ricco e vivace. Oltre ai due protagonisti, che passano il tempo azzuffandosi amabilmente, senza dimenticare il grande sentimento che li ha uniti, ruota il microcosmo di sarte dell'atelier, la pragmatica Iside, interpretata da Ludovica Modugno, Bruna la sindacalista, ovvero Marta Bifano e Alexia, la giovane Eleonora Bolla, senza dimenticare lo stilista Dino (Emanuele Bosi), figlio paraplegico di Iside e, naturalmente, la zia Clo Clo, vera 'deus ex machina' della vicenda, una simpatica e spumeggiante Lisa Gastoni, la cui bellezza è forse troppo sacrificata dallo stile demodè.
Altro elemento importante che contribuirà a turbare non poco il già labile equilibrio di Ugo e Nora è Roberto, David Coco, l'avvocato matrimonialista che dovrebbe far divorziare i due e che finisce per corteggiare Nora, scatenando le gelosie dell'ex marito. Un prodotto come Sposami ha quindi tutte le carte in regola per riuscire a conquistare il pubblico di Rai Uno: un tris di protagonisti col physique du rôle, situazioni dall'umorismo effervescente, un'ambientazione fiabesca e quel tocco romantico che non guasta mai.
Girato a Trieste con il contributo della Friuli Venezia Giulia Film Commission e Trentino Film Commission, il lavoro di Marino si contraddistingue per una certa cura nella messinscena, ma soffre, forse, degli atavici difetti della nostra fiction: la ripetitività dei temi e degli schemi narrativi e, purtroppo, una certa monodimensionalità dei caratteri, anche a fronte di una scrittura molto briosa e godibile. Francesca Chillemi, poi, è ancora troppo acerba per poter infondere credibilità al suo personaggio. Al netto di tutto questo, però, ci troviamo di fronte ad un prodotto accettabile che saprà farsi apprezzare dalla platea televisiva.