Delicious, la recensione: una lotta di classe poco incisiva

Al centro Delicious una famiglia tedesca che, mentre si trova in vacanza in Francia nella lussuosa villa di campagna, assume una giovane domestica con conseguenze inaspettate. Su Netflix.

Un'immagine promozionale di Delicious

Ormai la lotta di classe è diventata sempre più tra gli elementi cardine del cinema di genere, con i discorsi sulla contemporaneità sociale che offrono molteplici spunti tensivi e orrorifici, con le metafore pronte a caricarsi di significati più o meno nascosti. Ecco perciò che un film come Delicious risulta a conti fatti meno originale del previsto già nella propria genesi, in quanto la vicenda narrata non è certo originale e anzi ricalca varie pellicole e cult a tema degli ultimi anni.

La Protagonista Di Delicious
La protagonista di Delicious nasconde un segreto

Su un impianto base alla Parasite (2019) si innesta infatti un disgregamento familiare che parte da radici già consumate, con i quattro membri del nucleo che finiscono progressivamente in balia di quella nuova arrivata, incarnante un nuovo mondo a venire che nelle fasi finali strizza sempre di più l'occhio all'horror, annegando la verosimiglianza in un colpo di scena sì sulla carta accattivante ma che poteva essere sicuramente gestito meglio. Ma andiamo con ordine e vediamo di cosa parla questa nuova esclusiva del catalogo Netflix.

Delicious: una ricetta al sangue

Niente Come Sembra In Delicious
Nulla è come sembra in Delicious

Una famiglia tedesca di quattro persone - John ed Esther, marito e moglie, con i figli Alba e Philipp - si reca in Provenza, in Francia, per trascorrere l'estate nella loro casa delle vacanze, una lussuosa villa con piscina. Una sera, mentre stanno tornando a casa dopo aver cenato in un elegante ristorante locale, John si mette alla guida leggermente ubriaco e investe accidentalmente con l'auto una ragazza, ferendola a un braccio (ma il pubblico sa già in realtà come sono andate realmente le cose).

Esther propone di evitare l'ospedale per via di possibili conseguenze legali e decide di prestarle soccorso tra le mura domestiche, lasciandole poi un risarcimento economico. La ragazza, di nome Teodora, accetta ma il giorno dopo si ripresenta al cancello della villa candidandosi come domestica per i mesi estivi. I padroni di casa, sentendosi in colpa, la assumono, ignari delle vere intenzioni della giovane...

Croce e delizia

Una Scena Di Delicious
Una scena di Delicious

Come detto lo spettatore viene già informato in anteprima, a differenza dei malcapitati protagonisti, che il personaggio di Teodora cela molti segreti e che la sua messa in scena è progettata nei minimi dettagli. Questa soluzione narrativa finisce per privare il racconto di effettivi colpi di scena, in quanto chi guarda non farà altro che attendersi l'anticipata svolta tensiva, che arriva senza eccessivi scossoni di sorta in una parte finale schiava di cliché e incongruenze.

Un peccato perché Delicious nel cuore più primigenio del racconto possedeva diverse potenzialità, a cominciare da quel suggerito erotismo che vedeva la crescente villain quale moderna lolita pronta a scombinare le dinamiche familiari, sia tra gli adulti che tra adolescenti e preadolescenti che compongono quel nucleo snob di vittime predestinate. Che formano un ritratto alquanto scontato e già visto di certa borghesia, tra mogli represse, ragazzini arrapati e amiche comuni quali amanti segrete.

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Il gioco delle parti

Un Frame Di Delicious
La famiglia di Delicious sfoggia la propria ricchezza

Con quell'inizio alla Cosmopolis (2012), nel quale i protagonisti osservano le proteste di piazza al sicuro dall'interno della loro auto corazzata e coi vetri anti-proiettile, le premesse suggerivano qualcosa di più di un semplice compitino sul tema, come invece poi a conti fatti si è rivelato Delicious. Con le allusioni sessuali, dal fico squarciato all'avventura di una notte, che finiscono anch'esse sminuite in un tritacarne di suggestioni sciupate.

Non vi sono motivazioni chiare e precise, il tutto si affida ad un impianto di lotta sociale che "è così perché tale deve essere", gratuitamente ideologico. Ma questo finisce per rendere la figura di Teodora e via via delle sue conoscenze come delle inermi caricature, pronte a interpretare un ruolo abbottonato e forzato, per un film che ha paura di uscire dai propri binari e raccontare qualcosa di originale. Un affresco pre-costruito, che impedisce di identificarsi con gli uni o con gli altri, in una storia dove non si comprende bene chi siano i buoni e i cattivi; o meglio, lo si comprende anche troppo ma per i motivi sbagliati.

Conclusioni

Una famiglia di ricchi e una domestica povera che si fa assumere con l'inganno. Una storia già sentita, non vi pare? Ma le dinamiche alla base di Parasite (2019) - e non solo - sono qui annacquate in una confezione usa e getta, che spreca le potenzialità alla base per via di soluzioni narrative forzate e di un finale che vuole deragliare ad ogni costo nell'horror. Un erotismo accennato e poi inespresso, una tensione che viene meno anche per via di personaggi poco interessanti e dalle motivazioni labili e la suddetta deriva dark confezionano un film dove la lotta sociale alle origini perde paradossalmente e progressivamente di significato.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Inizialmente per quanto non originalissimo il racconto appare intrigante...

Cosa non va

  • ...ma si perde in soluzioni abusate.
  • La svolta horror dell'ultima metà è più gratuita che credibile.
  • Un cast eterogeneo ma sprecato.