Deadwood – Il film, la recensione: quando il western si fa sempre più crepuscolare

La nostra recensione di Deadwood - Il film, lungometraggio per la TV che funge da epilogo per la celebre serie ideata da David Milch.

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Deadwood - Il Film: Ian McShane e Timothy Olyphant in una scena del film

Approcciandoci alla recensione di Deadwood - Il film partono automaticamente i flashback un po' malinconici, legati alla travagliata genesi del progetto: chi è appassionato di serie TV, e del catalogo HBO in particolare, ricorderà sicuramente quanto accaduto nel 2006, quando la serie western creata da David Milch andò in onda con la sua terza stagione. Per tutta una serie di circostanze (lo show era costoso e poco visto, e a causa di un precedente accordo tra Milch e la Paramount il canale via cavo non guadagnava nulla con i diritti internazionali e le vendite dei cofanetti DVD fuori dal territorio nordamericano), le alte sfere del gigante cable proposero allo showrunner una quarta stagione, l'ultima, ma con metà degli episodi, o un paio di film per chiudere la storia della città fuorilegge in un South Dakota non ancora entrato a far parte degli Stati Uniti. Prima che le trattative continuassero, Milch telefonò agli attori principali per comunicare quella che per lui era l'effettiva cancellazione della serie, e il polverone mediatico che ne derivò fu sufficiente per dichiarare il progetto sostanzialmente defunto.

Col passare degli anni, tutte le parti hanno più volte parlato di una riesumazione di Deadwood sotto forma di singolo film, quell'epilogo che ai tempi era venuto a mancare. Un'iniziativa non facile da portare a termine, sia per la necessità di riunire un cast corale con vari impegni (difatti in questa sede manca all'appello Titus Welliver, impossibilitato ad assentarsi dal set di Bosch) che per quella di ricreare il mondo sporco e arido di quella città dominata dal crimine, demolita una decina d'anni fa (è stato usato il set di Westworld). Poi, nel 2018, la svolta: l'annuncio ufficiale del film, con tutti gli attori ancora in vita (per quelli scomparsi, come Powers Boothe, è stata spiegata l'assenza dei rispettivi personaggi), in vista di una messa in onda su HBO quest'anno (fine maggio, mentre in Italia arriva tre mesi dopo grazie a Sky). Un ritorno malinconico, come lo era già il (non) finale dello show, con una carica emotiva supplementare se si pensa al vissuto di David Milch, il quale proprio negli ultimi mesi ha apertamente dichiarato di essere affetto dal morbo di Alzheimer, diagnosticatogli nel 2015 mentre si apprestava a scrivere il copione del film. Un dettaglio che rende particolarmente amara la riflessione sulla memoria che attraversa questo ultimo viaggio nel mondo di Deadwood.

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Deadwood - Il Film: un primo piano di Timothy Olyphant

Deadwood - Il Film si svolge una decina d'anni dopo gli eventi della terza stagione dello show. Siamo nel 1889, e il South Dakota sta per diventare uno Stato americano a pieno titolo. C'è chi è rimasto, come Seth Bullock (Timothy Olyphant), Sol Star (John Hawkes) e Al Swearengen (Ian McShane), quest'ultimo malridotto per problemi al fegato. E c'è chi torna, come Alma Garret Ellsworth (Molly Parker), Calamity Jane (Robin Weigert) e soprattutto George Hearst (Gerald McRaney), il bieco uomo d'affari divenuto senatore statunitense. Questi si rende inavvertitamente conto di essere stato ingannato da Swearengen anni addietro, dato che l'ex-prostituta Trixie (Paula Malcomson) non è morta come pensava, e chiede al leader ufficioso di Deadwood di aiutarlo con un affare, pena la vendetta per il torto subìto. E così, ancora una volta, il destino della città è conteso tra gli abitanti e l'outsider, e vecchi rimpianti riaffiorano mentre Bullock, Swearengen e gli altri meditano su come sopravvivere all'ennesima minaccia di Hearst.

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Rispetto alla serie che si prendeva i suoi tempi, il film procede a un ritmo leggermente più spedito, raccontando una storia completa, a suo modo definitiva, in poco meno di due ore, chiudendo per sempre la storia romanzata di Deadwood e dei suoi abitanti e ripagando la lunga attesa. Fatta eccezione per i personaggi assenti per cause di forza maggiore, ci sono proprio tutti, da Doc Cochran a Jewel, da Joanie Stubbs a Dan Dority, ciascuno con un momento, anche piccolo, per ricordarci il motivo per cui, quindici anni fa, ci innamorammo di questo mondo nato un po' per caso: Milch aveva inizialmente proposto alla HBO una serie sull'antica Roma, ignaro del fatto che uno show simile fosse già in produzione, e adattò la sua idea iniziale - una comunità fondata sulla menzogna - al suggerimento dei dirigenti del canale via cavo di realizzare un western. Un western crepuscolare, malinconico, dove le influenze letterarie dello showrunner - i dialoghi hanno un sapore volutamente shakespeariano che rende quasi obbligatorio l'uso dei sottotitoli anche per il pubblico madrelingua - si incontravano con situazioni più "terra terra", turpiloquio compreso: stando a un calcolo della rivista Empire, nei 36 episodi del serial la parola fuck fu usata, in tutte le sue forme, 2.980 volte.

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C'era una volta il western

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Deadwood - Il Film: la prima foto ufficiale di Ian McShane

Il film non fa particolari sconti per chi non conosce il materiale di partenza, essendo stato concepito come epilogo della serie, e ci catapulta direttamente nell'America d'altri tempi, dove a distanza di una decina d'anni il clima fuorilegge si fa ancora sentire. Swearengen non ha forse più la forza di uscire per strada, insanguinato, e accogliere un bambino a suon di "Welcome to fucking Deadwood!" come fece nella premiere della seconda stagione, ma la sua tempra interiore rimane invariata (ascoltare per credere, una battuta già cult a tema religioso), e con essa anche quella di un universo che il suo creatore, affetto da problemi da memoria, ha salvato da un lungo oblio, regalandoci queste due ore finali che sono un bellissimo pugno nello stomaco. "Vuole che gli dica qualcosa di bello", disse Swearengen nell'ultimo episodio, riferendosi alle conseguenze dell'ennesima malefatta, in realtà compiuta a fin di bene, ma anche involontariamente una riflessione sul futuro incerto dello show ai tempi. Adesso quel qualcosa di bello si può dire: anche se in forma diversa, e con meno tempo a disposizione, lui e tutti gli altri sono tornati. Deadwood è morta, lunga vita a Deadwood!

Conclusioni

Giunti in fondo alla nostra recensione di Deadwood - Il film, la sensazione è quella di aver ritrovato dei vecchi amici e di aver passato insieme a loro un paio d'ore degne dell'epoca d'oro. Per i neofiti la carica emotiva sarà senz'altro ridotta, ma per chi ha amato e ama ancora il mondo brutale concepito da David Milch questo viaggio conclusivo ripaga tutte le aspettative.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • La scrittura di David Milch rimane un modello per la serialità americana.
  • L'atmosfera crepuscolare è "invecchiata" alla perfezione.
  • Gli attori sono in ottima forma.

Cosa non va

  • Chi non seguiva la serie originale potrebbe non apprezzare l'esperienza del film da solo.