Al cinema ha esordito prendendo in corsa un Notturno Bus insieme a Valerio Mastandrea e Giovanna Mezzogiorno, da quel momento, però, la televisione ha assorbito completamente la sua attenzione coinvolgendolo nelle indagini de Il commissario Manara, nei Crimini con Little Dream e Neve sporca. Cosi, dopo una lunga frequentazione di atmosfere noir adattate ai tempi e alle necessità del piccolo schermo, Davide Marengo è tornato a frequentare il genere da un punto di vista cinematografico con il suo ultimo Breve storia di lunghi tradimenti il cui titolo, è stato annunciato ufficialmente dal produttore Sandro Silvestri, verrà cambiato in Lithium Conspiracy. Tratto dal romanzo omonimo di Tullio Avoledo e presentato in esclusiva al Noir in Festival di Courmayeur, il film prende spunto da un intrigo internazionale dalle forme e contenuti moderni, in cui i traffici illeciti di una multinazionale si legano al destino politico e ambientale del mondo. Al centro di questi eventi oscuri dalle proporzioni gigantesche si trova il personaggio di Guido Caprino che, desideroso solo di riconquistare una moglie delusa interpretata da Maya Sansa, viene coinvolto da una Carolina Crescentini in carriera e senza scrupoli nell'acquisizione illegittima del più grande giacimento di litio, considerato globalmente come il nuovo petrolio.
Il film è stato considerato come un bank thriller all'italiana. Qual è, invece, la tua definizione? Davide Marengo: Non lo so. Sicuramente non è pienamente un bank thriller. Il film racconta la storia di un uomo che si risveglia da un torpore che l'ha allontanato da valori per lui importanti e dalla sua vita familiare. Questa storia imprevista, però, ha il merito di metterlo nuovamente in contatto con le proprie passioni, tanto da riconquistare una coscienza e una moglie un po' distratta.
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Già con Notturno Bus hai esordito con un noir in chiave di commedia. Cosa ti attira di questo genere? Davide Marengo: Il noir puro ha dei codici ben precisi attraverso cui l'individuo oppresso dalla società, Il reietto che cerca di emergere ma viene sconfitto. Perché, quando si cerca di cambiare tardivamente, si viene inevitabilmente puniti. Il genere mi appassiona perché, più di ogni altro, ha la capacità di raccontare la realtà e intrattenere allo stesso tempo.
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Quanto è stata complessa la fase produttiva di questo progetto? Davide Marengo: É stato un processo lungo e tortuoso. Tutto è iniziato grazie all'iniziativa di Sandro Silvestri, che mi ha spinto a leggere il romanzo di Tullio Avoledo. All'inizio, devo essere onesto, non avevo nessuna intenzione di realizzare questo film perché mi sembrava una materia troppo complessa e vasta da gestire. Poi, alla fine, ho trovato un filo comune proprio nel personaggio di Guido e negli avvenimenti che gli girano intorno. Probabilmente, non abbiamo avuto a disposizione il budget adatto per realizzarlo esattamente come volevamo, ma ci siamo gasati e impegnati intensamente. Inoltre Avoledo ci ha sempre seguito e protetto nel tradimento a danno del suo libro.
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L'elemento della shock economy non è presente nella storia originale. Come s'inserisce nell'intreccio narrativo? Davide Marengo: Mi sono molto documentato al riguardo e fondamentale è stata la lettura di Il capitalismo dei disastri di Naomie Klein. Nelle pagine di questo trattato economico si racconta come, dal dopo guerra in poi, si sia formato un gruppo di pessimi esseri umani impegnati a utilizzare i fondi a loro disposizione per impoverire ulteriormente le zone economicamente disagiate. Si tratta di un nuovo colonialismo fatto senza armi.
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Il film è stato realizzato tre anni fa ma, in seguito alla scelta di Rai Cinema di tirarsi fuori dal discorso produttivo e distributivo, ha subito un arresto. A oggi, comunque, l'uscita del film è prevista per la prossima primavera. Questa situazione così instabile come influisce sul lavoro creativo degli attori? Maya Sansa: Un po' spaventa. Quando ci sono problemi di questo tipo quello che arriva a noi attori è una realtà in cui è sempre più difficile fare film. Il tutto si riassume, soprattutto, in una significativa carenza di lavoro. Certo, poi si spera sempre che l'entusiasmo con cui si porta avanti la propria professione valga qualche cosa. A noi, comunque, arriva un sentimento di terrore.
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Arrivata a questo punto della tua carriera come scegli i copioni? Maya Sansa: Io scelgo sempre il regista, credo che sia l'ingrediente fondamentale. Sicuramente anche una buona sceneggiatura ha la sua importanza, ma se messa nelle mani sbagliate potrebbe trasformarsi in altro rispetto alle aspettative iniziali. Ultimamente, poi, tengo sempre di più a scegliere un'avventura che sia, allo stesso tempo, umana e professionale.
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Davide Marengo: In questo momento ho molti progetti in sviluppo che, ovviamente, stanno subendo la crisi della situazione economica. Inoltre sto cercando di sviluppare anche un progetto di una commedia sofisticata.
Guido Caprino: Per quanto mi riguarda, ho terminato da poco un'opera prima. Si tratta de I calcianti di Stefano Lorenzi.
Michele Venitucci: Per ora mi godo l'uscita della commedia Si può fare l'amore vestiti? e, prossimamente, di Italian Movies, presentato al festival di Roma.