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Per Ca$h (Jean Dujardin) la vita ruota tutta attorno all'inganno. Scaltro, belloccio, dotato di incredibile destrezza e d'altrettanto innegabile savoir faire, ha un talento naturale per la truffa. Che si tratti di scambiare soldi falsi, di sgominare i suoi avversari a poker, oppure di vincere semplicemente una partita a biglie contro dei bambini, per Ca$h ogni cosa si riduce semplicemente nel "trovare il pollo da spennare": altrimenti dove starebbe il divertimento? Il suo è un vero e proprio stile di vita al servizio della finzione e della dissimulazione. Ma il Nostro eroe, alle pari del suo compatriota Arsène Lupin, è un autentico "ladro gentiluomo": colpisce sempre con estrema eleganza e raffinatezza e non si serve mai della violenza. E anche quando Ca$h decide di vendicarsi contro chi gli ha ucciso il fratello, userà le armi che gli sono proprie, architettando assieme alla sua famiglia e agli amici più fedeli un intricatissimo gioco di scatole cinesi con il solo scopo di incastrare il suo nemico e di prendersi una bella rivincita.
La filosofia del film di Eric Besnard, sceneggiatore di professione che torna dietro la macchina da presa dopo un lontano esordio nel 1999, è tutta racchiusa qui: nel protagonista e nella sua arte di ingannare - ma anche di sedurre e affascinare - i suoi avversari, e con essi anche lo spettatore. Giunti alla fine del film, quando tutte le carte sono state finalmente scoperte e viene ribaltata la prospettiva spettatoriale rivelando chi è il vero "pollo", la sensazione è quella di avere assistito a una gigantesca recita famigliare, in cui ciò che conta veramente è essere riusciti a convincere e a intrattenere il proprio pubblico.Più che a precedenti illustri nel sottogenere del film di rapina (come Rififi nel passato e Ocean's Eleven nel presente), Ca$h è dunque figlio soprattutto della pochade e della commedia degli equivoci francese. Non per niente una parte consistente dell'intreccio è riservata ai crocicchi amorosi che si intersecano tra il protagonista e la seducente Garance (Alice Taglioni), con il terzo incomodo della volitiva ispettrice Julia Molina (Valeria Golino). Al terzetto si aggiunge l'ineffabile Maxime, leggendario e imprendibile truffatore impersonato da un Jean Reno che ormai, proprio come Robert De Niro, fa sempre più il verso a se stesso.
La formazione di Eric Besnard è quella dello sceneggiatore, e si vede. L'aspetto che più salta agli occhi in Ca$h è, infatti, la precisione cristallina dell'intreccio - un congegno ad incastro in cui ogni singolo tassello ha una sua giustificazione - ma forse proprio per questo un po' troppo fredda e meccanica. Sotto il profilo più propriamente registico, invece, il film non si segnala per uno stile particolarmente marcato. L'unica particolarità è costituita da un ricorso abbondante di split screen, effetti di montaggio e freeze frame, che hanno la funzione di rendere più intelligibile l'azione allo spettatore, ma servono anche ad accentuare la dimensione ludica e illusionistica del film. Da questo punto di vista la sequenza più interessante è quella in cui Maxime spiega i dettagli della rapina di diamanti, dove la meccanica del colpo è visualizzata attraverso uno stile "a finestre" che si snoda attraverso i vari piani dell'azione, mostrando anche diverse ipotesi alternative nello sviluppo degli avvenimenti.
Insomma, un film à la page, dal ritmo sincopato (ulteriormente esaltato dalla colonna sonora jazz), anche se in definitiva un po' troppo inconsistente. Eric Besnard ha dichiarato di voler realizzare con Ca$h "un film champagne, tra bollicine e tintinnio di cristallo". Direi piuttosto che Ca$h è come un gradevole prosecco, fatto con uve meno pregiate ma dal sapore fresco e leggero. Magari si dimentica dopo un sorso, ma viene giù con facilità e può rallegrare la serata.