Quanti di voi si sono innamorati con le canzoni di Claudio Baglioni? Proprio le sue canzoni sono le protagoniste di aTuttoCuorre, l'opera più spettacolare ed epica del cantautore, in onda su Rai 1. Si tratta del visionario ed emozionante progetto live che Baglioni ha scelto per l'inizio del countdown del suo addio alle scene fissato per il 2026. Dopo aver visto il suo show precedente, 12 Dita Tutti su!, possiamo dirvi che è un appuntamento imperdibile: del resto, un concerto di Claudio Baglioni non è mai solo un concerto, ma molto di più. Dopo aver incontrato Baglioni in occasione dell'uscita del suo concerto al cinema vogliamo provare a raccontarvi qual è la sua idea di esibizione, e come intende i concerti, a teatro o negli stadi. E anche del suo rapporto con i grandi classici del cinema**.
aTuttoCuore: tra Mad Max e Codice Genesi
Ma prima di tutto vediamo come viene presentato il nuovo show di Claudio Baglioni. aTuttoCuore è diretto, per la regia televisiva, da Duccio Forzano e, per la direzione artistica e la regia teatrale, da Giuliano Peparini. In aTuttoCuore energia e passione si fondono per creare l'armonia perfetta tra musica, canto, danza, spazio, suono, performance, costumi, movimenti scenici, giochi di luce e immagini tridimensionali. Al centro dello show c'è il cuore (appunto), il primo strumento di ogni essere umano, la percussione essenziale per la vita stessa. L'ispirazione dello spettacolo rilegge e fonde insieme l'intuizione di Richard Wagner del teatro-totale a quella di Walter Gropius del teatro ricavato rimodulando spazi e architetture già esistenti. Così aTuttoCuore è uno spettacolo ambientato in un futuro a-temporale, con citazioni che partono dalla notte dei tempi per muovere fino a epoche futuribili. La scaletta dello spettacolo come raccoglie 38 straordinari successi che vengono da un repertorio che ha pochi eguali. La narrazione fonde i linguaggi del cinema e del teatro. Una serie di racconti per immagini, sviluppati - per la prima volta in un live di Baglioni - su grandi schermi e atmosfere, costumi e tatuaggi tribali che richiamano pellicole come Mad Max o Codice Genesi si mescolano, infatti, al ruolo e agli interventi di un coro che si ispira alla tragedia greca e a imponenti movimenti scenici che richiamano gli allestimenti teatrali delle rappresentazioni operistiche. Gli artisti sul palco sono più di 100: 21 polistrumentisti e 80 performer.
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Siamo venditori ambulanti di suggestioni
aTuttoCuore chiude idealmente la trilogia aperta da Al Centro e proseguita con 12note Tutti su!, spettacoli che, come vi stiamo raccontando, sono molto più che concerti. "È un percorso iniziato 30 anni fa" ci aveva raccontato Baglioni a proposito della sua idea di spettacolo dal vivo. "Ho sempre voluto tentare come forma espressiva dal vivo una operazione in cui si mettessero insieme più discipline. È un sogno vagheggiato da più compositori, tra cui Wagner. Spazi contenuti danno la possibilità di un racconto multidisciplinare: suono, musica, gesto e luce si fondono per suscitare emozioni. Siamo venditori ambulanti di suggestioni".
Come bambini che non crescono mai
Per Claudio Baglioni l'appuntamento dal vivo deve essere qualcosa di irripetibile. "Io non amo il concerto di per sé, ma il concerto che abbia qualcosa di singolare" aveva confessato. "L'idea è quella di affascinare le persone, di creare una fascinazione per i loro occhi, creare in loro un senso di meraviglia. iamo bambini che non crescono mai, che comprano giocatoli meravigliosi e invitano ogni sera altri bambini a giocare".
Le canzoni pop hanno il pregio (e il difetto) di essere popolari
Chi conosce bene Claudio Baglioni conosce il suo repertorio sterminato. Chi lo conosce meno non può non conoscere i suoi classici, le prime hit, Piccolo grande amore, Sabato pomeriggio, E tu..., E tu come stai, Amore bello. In Tutti su! Buon compleanno Claudio, arrivavano alla fine del film, mentre nello show dal vivo avevano uno spazio centrale, fuse in un medley. E ci saranno anche qui. "Le canzoni degli anni Settanta sono il cemento della mia carriera, il basamento che mi permette di fare questo mestiere" spiegava Baglioni. "I brani popolari hanno il pregio di essere pop, di essere conosciuto, ma anche il difetto di essere popolari, di non appartenere più all'autore, ma al pubblico". "La canzone che mi ha creato più problemi è Piccolo grande amore" svela Baglioni. "Mi sono permesso di cambiarla, di stravolgerla. A Palermo una fan mi disse: lei non si può permettere di stravolgerla così. Io ho detto: ma la canzone l'ho scritta io. E lei: ma ormai non appartiene più a lei". È proprio così. E d'altra parte anche Bob Dylan da anni stravolge le sue canzoni. Per Baglioni, visto il suo repertorio, non è facile mettere a punto la scaletta di un concerto. "Se uno scrive 350 canzoni, visto che i concerti non possono essere interminabili, ogni volta è difficilissimo bilanciare e capire cosa si vuole raccontare agli astanti" riflette il cantautore.
Un mondo di musica
12 dita Tutti su!, il suo precedente concerto, è diventato un film, anche se la cosa non era prevista. "Lo abbiamo registrato perché non volevamo che si perdesse" aveva confessato Baglioni. "Altre volte non l'abbiamo fatto e ci siamo mangiati le mani. Lo abbiamo fatto per raccontare ai nipoti cosa facevamo. **Ci siamo accorti che questi tipo di visione non l'ha avuta mai nessuno dal vivo. Abbiamo trovato tanti punti di vista e tante occasioni di ascolto degli arrangiamenti che nessuno dal pubblico, ma anche nessuno di noi sul palco, aveva avuto modo di notare". "Era inebriante avere intorno 110 musicisti o cantanti" continua. "C'è uno spostamento d'aria. La musica diventa fisica. Abbiamo per la prima volta la percezione di quanto siamo grandi. In questo modo ho avuto la dimensione di essere qualcosa, qualcuno. È un'ebbrezza straordinaria che non puoi raccontare, la devi provare".
Ho sempre invidiato il cinema. E il teatro...
Anche aTuttoCuore, che arriva in tv, potrebbe essere un film per il cinema. "Ho sempre invidiato il cinema, che è una sommatoria di tante espressioni" aveva confessato Claudio Baglioni. "È difficile trovare un altro palco che sia grande come quello cinematografico: dentro ci sono tutte le possibilità di raccontare tutti i nostri sentimenti. Il cinema riesce a condensare in un'unica espressione tutte le altre". Tutti su! Buon compleanno Claudio! è stata la seconda volta che un'opera di Baglioni arriva al cinema. "Due anni fa abbiamo fatto una trasposizione del mio album" ci aveva raccontato Baglioni. "Abbiamo approfittato della pandemia e, con il Teatro dell'Opera di Roma chiuso, con un'opera sviluppata e condotta da Giuliano Peparini, abbiamo cercato di rendere un intero teatro un set teatrale: non solo il palco, ma anche il parterre, i palchetti, i corridoi, il foyer".
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Claudio Baglioni e i grandi schermi
Come vi abbiamo appena raccontato nel nuovo spettacolo di Baglioni, per la prima volta, verranno usati dei grandi schermi. Qualche mese fa ci aveva detto di non amarli, ma intendeva quelli che rimandano l'immagine ingrandita degli artisti. E qui ci sarà un uso molto particolare di questo mezzo. "Non credo che negli spazi grandi vadano usati schermi" aveva spiegato Baglioni.
"Credo che tutto ciò che amplifica sia solo televisivo, che sia solo un mezzo tecnico. Nei concerti ormai è così: chi è ai concerti va a vedere quello che accade sullo schermo e non quello che accade sul palco. Noi cerchiamo di rendere i concerti degli spazi teatrali, dove avviene qualcosa di fisico, teatrale". Per questi i grandi schermi nel suo nuovo show saranno un complemento al racconto, un'atmosfera, e non la semplice riproduzione di quello che avviene sul palco.
Claudio Baglioni e gli stadi
In questi mesi Claudio Baglioni si è esibito anche a Bari all'Arena Vittoria che è l'ex stadio della Vittoria. Ci si chiede se questo vorrà dire, prossimamente, un ritorno negli stadi dopo 20 anni. "Ci stiamo lavorando" aveva svelato. "Stiamo cercando di avere la dimensione ottimale, migliore: con aTUTTOCUORE non è ancora quella spaziale degli stadi". Su questi ambienti Claudio Baglioni ha un'idea molto particolare. "Lo stadio è l'ultimo posto in cui dovremmo fare un concerto" aveva spiegato. "In uno stadio si va a celebrare un rito collettivo: la gente viene attratta da un artista di cui magari conosce 4 canzoni ma va lì per vivere il rito collettivo. Lo stadio è l'ultimo posto in cui si dovrebbe fare spettacolo; nessuno vede niente, ma si può far bene**. Negli anni ci siamo riusciti creando suggestioni a prova degli occhi, cercando di attraversare questi spazi". "Lo stadio non è un teatro" continua. "È un luogo dove ci si riunisce. Le arene e gli stadi sono nati per avere il palco al centro. Ma pensate a quante distrazioni ci sono in uno stadio. Lo stadio è massimalista. Ma ci tornerò".