Nella nostra recensione di City on a Hill, episodi 1x01 e 1x02, primi episodi di una serie che racconta il mondo dei criminali e dei poliziotti di Boston all'inizio degli anni '90, cercheremo di capire se il progetto sviluppato da un'idea di Ben Affleck, con protagonisti Kevin Bacon e Aldis Hodge, sia in grado di meritare l'attenzione degli spettatori.
Risulta un po' difficile poter capire la direzione che prenderà la storia, tuttavia lo show in arrivo su Sky Atlantic e NOW TV, già al suo esordio, dimostra di possedere degli elementi positivi e dei punti deboli che, in ogni caso, non hanno pregiudicato la scelta di Showtime che ha rinnovato il progetto per una seconda stagione.
Un'improbabile collaborazione tra agenti
Al centro della storia ci sono l'agente dell'FBI Jackie Rohr (Kevin Bacon) e l'assistente del procuratore distrettuale Decourcy Ward (Aldis Hodge), arrivato da Brooklyn per occuparsi della Commissione St. Clair che ha il compito di compiere delle indagini sul dipartimento di polizia di Boston dopo un caso che ha scosso l'opinione pubblica e creato non pochi problemi sociali e politici. Charles Stuart era infatti un uomo bianco che aveva ucciso sua moglie, incinta, e poi aveva raccontato alla polizia che il killer era afroamericano. La situazione imbarazzante per la polizia, che aveva creduto senza troppi problemi alla menzogna, aveva quindi portato alla necessità di un intervento esterno.
Rohr sembra l'opposto del nuovo arrivato: è razzista, corrotto e tradisce la moglie Jenny (Jill Hennessy), una donna che va alla ricerca di se stessa e fa i conti con il maschilismo contenuto anche nel mondo religioso, anche se non nelle nuove generazioni.
La moglie di Ward si ritrova a compiere a sua volta un'indagine, scontrandosi proprio con un prete, dal passato poco limpido.
Rohr e Ward, nelle loro indagini, vengono inoltre aiutati da un'agente interpretata da Sarah Shahi che rappresenta quasi una via di mezzo tra le due personalità con cui si trova a collaborare.
Nella città di Boston avviene poi un crimine che sfugge al controllo dei suoi organizzatori: i fratelli Frankie e Jimmy Ryan (Jonathan Tucker e Mark O'Brien) uccidono tre guardie giurate e scoprono che un membro della loro gang sta parlando con i federali.
Tra funerali con persone che fingono di conoscere il defunto per soldi, sparatorie in chiesa, rivalità, amanti che si ritrovano nei guai e una figlia adolescente poco gestibile, City on a Hill cerca di trovare l'equilibrio tra le varie storie individuali e quella della città di Boston che sta trasformandosi ed evolvendosi.
Personaggi troppo stereotipati
La serie creata da Charlie McLean parte da basi già ampiamente sfruttate sul piccolo e grande schermo per sviluppare un racconto che gioca con i contrasti per far avanzare una narrazione che sfiora tematiche particolarmente attuali in una società contemporanea in cui razzismo, scontri con la polizia e scandali legati a chi ha il potere sono all'ordine del giorno. Le prime due puntate, scritte proprio dal creatore del progetto, introducono l'atmosfera un po' dark e senza filtri che sembra destinata a contraddistinguere lo show.
I due protagonisti, almeno nelle prime battute, sembrano purtroppo bloccati in stereotipi che, considerando il valore del cast e degli autori, dovrebbero essere destinati a venir sfumati e messi in secondo piano per rendere i personaggi più realistici e meno unidimensionali.
Il talento di Kevin Bacon riesce a non allontanare emotivamente gli spettatori dal suo agente dalla doppia vita, traditore e pronto a dimenticarsi dei confini tra legalità e crimine, un compito non particolarmente semplice considerando che fin dai primi minuti Rohr dimostra esattamente la sua natura e il suo approccio, irriverente e senza filtri, alla vita. Aldis Hodge ha invece a che fare con un personaggio in totale opposizione rispetto al collega con la sua ferrea lealtà, i metodi razionali e precisi e un legame con la moglie all'insegna del rispetto, pur dando spazio ai suoi dubbi morali.
I personaggi femminili, almeno nei primi due episodi, sono messi in secondo piano: Jenny Rohr, interpretata da Jill Hennessy, possiede un buon potenziale da sviluppare grazie al suo desiderio di riscatto e di emancipazione da un marito traditore e indifferente, mentre Siobhan, ruolo affidato a Lauren E. Banks, rappresenta già un modello di donna più moderno e indipendente. Tra le due si inserisce senza difficoltà la figura di Rachel, parte ottenuta da Sarah Shahi, che diventa un elemento del team di agenti in grado di equilibrare le personalità dei suoi due colleghi e di cui sarà interessante scoprire il passato o i lati nascosti della sua vita privata nel corso della prima stagione mentre i rappresentanti della giustizia, ognuno a suo modo, cercano di ripulire la città di Boston dai criminali e dalla violenza.
Una buona qualità tecnica e artistica
City on a Hill può inoltre contare su una regia e una fotografia in grado di creare un'atmosfera molto suggestiva che non ha nulla da invidiare a film come The Town, che è stato diretto e scritto proprio da Ben Affleck. Il primo episodio diretto da Michael Cuesta (Dexter, True Blood) è in particolare gestito con molta attenzione dal punto di vista della regia e del montaggio, riuscendo a mantenere l'attenzione degli spettatori nonostante schemi narrativi, personaggi e situazioni senza una particolare originalità. A sostenere infatti il progetto è la qualità delle interpretazioni e del lavoro compiuto dalla produzione nel ricreare una Boston piena di ombre che deve fare i conti con la corruzione e la mancanza di uguaglianza sotto ogni punto di vista. Le prime puntate non propongono però nulla di realmente inedito rispetto ai tanti progetti già realizzati, anche dallo stesso team che ha realizzato lo show e che comprende la coppia composta dai due grandi amici Matt Damon e Affleck.
Conclusioni
I punti di forza della serie presenti nei primi due episodi, come si è sottolineato nella nostra recensione di City on a Hill, episodi 1x01 e 1x02, alimentano l'interesse necessario per proseguire con la visione del progetto. Assistere alle performance di Aldis Hodge e Kevin Bacon è comunque un'esperienza visiva soddisfacente, in particolare grazie al gioco di contrasti ideato dagli sceneggiatori, e potrebbe mettere in secondo piano la mancanza di uno spunto davvero inedito che faccia emergere lo show creato da Charlie MacLean.
Grazie alla qualità del team al lavoro sul progetto, tuttavia, la visione risulta scorrevole e in più momenti coinvolgente, lasciando la speranza di una narrazione in grado di evolversi e trovare nel corso della prima stagione la propria identità allontanandosi dagli stereotipi.
Perché ci piace
- Il cast è di ottimo livello e sostenuto da una regia attenta.
- La fotografia e gli aspetti tecnici sono a livello cinematografico.
- Le differenze che contraddistinguono i due protagonisti danno vita a una buona dinamica.
- Le tematiche e le situazioni appaiono attuali seppur ambientate nel passato.
Cosa non va
- La serie si basa su stereotipi e situazioni già viste in molti film e innumerevoli serie.
- I personaggi femminili sono, almeno nelle prime puntate, troppo in secondo piano.
- A livello narrativo non c'è nessun elemento davvero unico e originale.