La Civil War tra Capitan America e Iron Man, a confronto, è una scaramuccia tra ragazzini. L'eterno braccio di ferro tra lingua originale e doppiaggio impallidisce al sol cospetto. Martin Scorsese contro Quentin Tarantino ai prossimi Oscar? Bazzecole. Il vero duello che monopolizza il cuore di ogni cinefilo è la diatriba tra la sala e lo streaming, il cinema vero e quel mondo caotico fatto di Netflix, Amazon Prime Video, l'imminente Disney Plus, Infinity eccetera, eccetera, eccetera. Un problema che ci ha spinto a scrivere questo articolo dedicato ai 10 motivi per cui preferiamo il cinema allo streaming. Un problema che, per chi ama il cinema, dovrebbe essere ridimensionato a suon di biglietti staccati e profumo di pop corn. Una disputa che non dovrebbe nemmeno esistere. Un confronto che nobilita soltanto le piattaforme digitali, invitate a duellare con sua maestà il grande schermo. Andiamo, siamo seri. È davvero il caso di porsi il problema davanti al bivio tra un film visto nel caldo abbraccio del grande schermo e un surrogato visto tra una pausa, un caffè e una nota vocale su WhatsApp sul divano di casa? Sarebbe come preferire The Irishman sbirciato sullo smartphone a meravigliose tre ore e mezza gustate in poltrona, con le rughe di Joe Pesci e Robert De Niro come mappe dirette verso il grande cinema. Suvvia.
Da queste parti preferiamo l'esperienza alla simulazione dell'esperienza. Purtroppo esiste strana gente affetta dal morbo della pigrizia che preferisce starsene a casa in panciolle, fiera di scrivere assurdi post sui social ("Netflix, pantofole, plaid e divano. La serata perfetta.") invece di capire che la verità è là fuori. Gente alla quale dedichiamo questa nostra provocatoria lista di puro integralismo cinefilo. A voi, ai vostri telecomandi, alle vostre calde copertine invernali e ai vostri cellulari con cui scrivete "sto guardando Avengers" su Facebook mentre fate finta di farlo, distratti dalla vostra stessa indolenza.
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1. L'ultimo rito collettivo in una valle di smartphone solitari
Metropolitane, marciapiedi, divani, autobus. Basta guardarsi attorno (se non siamo troppo presi dall'ultima notifica del nostro gruppo WhatsApp, ovviamente) per accorgersi di quanto siamo diventati asociali e sociopatici (talvolta). Siamo la generazione a capo chino che ama rifugiarsi nei propri rettangolari mondi touch screen da 800 e passa. E allora, per amore dell'umanità, alziamo la testa verso il grande schermo e godiamoci uno degli ultimi riti collettivi che ci sono rimasti. Chi si lamenta del chiacchiericcio, del russare e del vociare, non ha mai capito il fascino della sala. Perché il cinema è vivo, è pulsante, respira, non è un cimitero asettico. Il cinema è una festa rispettosa, puro collante sociale, l'ultimo antidoto alla solitudine di massa alla quale ci siamo condannati. Perché chi ama il cinema va al cinema. Con buona pace del binge-watching.
2. Digestione collettiva
Segue dal punto precedente. E per quanto il titolo del paragrafo sia fuorviante, non staremo qui a incensare i masticatori di patatine o i molesti dispensatori di vari olezzi in sala. Siamo qui per ricordarvi quanto sia soddisfacente e costruttivo "digerire" il film assieme alle persone con cui lo guardiamo. Potemmo limitarci alla tipica "pizza post film" in cui discutere più o meno animatamente col nostro amico cinefilo di turno e rimanere stupiti e arricchiti da un punto di vista altrui, ma non è tutto qui. Il bello del vedere un film al cinema è anche lì: nel percepire le reazioni della gente a caldo. Una risata, un lungo silenzio, gli "abbandonatori" che se ne vanno prima, gli stoici romantici che guardano commossi tutti i titoli di coda (attenti anche al cognome del responsabile catering sul set), quel lungo e gelido imbarazzo che si percepisce nell'aria dopo la visione di un flop. Il polso del cinema si tasta così. Andandoci. Provateci stando da soli sul divano. Divertente!
3. Soglia dell'attenzione, questa sconosciuta
Finora abbiamo incensato la sala, ma adesso andiamo a toccare gli infiniti tasti dolenti dei film "visti" in streaming. Potremmo dedicare libri interi alla questione, il cui titolo sarebbe: "Delle scene facemmo notifiche." Quante volte avete consigliato un film drammatico, impegnato, struggente a qualcuno, e quel qualcuno vi ha risposto con quelle odiose due parole magiche che fanno: "È lento"? Stringiamo i denti, conteniamo la nostra rabbia da puri cinefili, e ammettiamo una volta per tutte che spesso i film, a casa, si sbirciano, non si guardano. A casa la soglia dell'attenzione è ridotta ai minimi storici, immersi come siamo in una tempesta di notifiche social, scorrimento ossessivo di bacheche, cene da gustare, copertine da coccolare (che noia!) e controllo di quel famoso post di cui sopra. Dobbiamo controllare chi ha messo like a quel nostro "Sta guardando Avengers", e magari commentarlo su Twitter perché #Avengers è diventato trend topic. Per cui, se Roma di Cuarón vi sembra lento, il problema non è Roma. Siete voi.
4. Il falso problema del doppiaggio
Non vogliamo aprire un vaso di Pandora, perché sappiamo bene che la questione doppiaggio è complessa e annosa. Una questione che divide il mondo in due estremismi un po' cocciuti, ovvero tra gli orgogliosi nazionalisti che "abbiamo i migliori doppiatori del mondo" e i cinefili radical chic che replicano "lingua originale salvezza dell'umanità". Qui crediamo che il doppiaggio sia un po' come il Batman di Nolan: non quello che la gente merita, ma quello di cui la gente (almeno in Italia) ha ancora bisogno. È vero che il film andrebbe visto così come il regista lo ha girato e concepito, ma pensare di distribuire i film solo il lingua originale sarebbe un'utopia ingenua, una scelta troppo radicale. Quante persone andrebbero in sala? Quanto incasserebbero i film? È vero, siamo pigri e dovremmo essere più educati alla visione delle pellicole in lingua originale, ma bisogna accettare che per molte persone il doppiaggio è percepito ancora come servizio utile. Per arginare il problema basterebbe dare al pubblico più possibilità di scelta, proponendo(come già avviene in molte città) più proiezioni in lingua originale. Ah, dite ai puristi secondo cui il doppiaggio è il male in persona, che anche quando la lingua originale è a portata di telecomando, in Italia, più dell'80% del pubblico sceglie la versione doppiata. Siete una nicchia di estremisti. Accettatelo.
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5. Scegliere e non addormentarsi scegliendo
Quante volte vi chiedono: "Beh, che hai fatto ieri sera?". E quante volte rispondete: "Ho sfogliato il catalogo di Netflix". Quel maledetto telecomando, spesso, si trasforma in una torcia in cui cercare disperatamente l'uscita in un intricato labirinto.
Noi al nostro tempo libero ci teniamo, e non vogliamo sprecarlo leggendo quelle orribili sinossi delle piattaforme streaming. Noi vogliamo scegliere, essere padroni del nostro destino, e non addormentarci sul divano cercando di scegliere.
6. Un film sul cellulare? Ma anche no
"Puoi vederlo dove vuoi, quando vuoi". Questo è il martellante e infido messaggio con cui ci tartassano la mente i servizi streaming. Un invito ammaliante al quale rispondiamo con un elegante e deciso: "Ma anche no!". No, grazie. Non vogliamo romperci il collo guardando The Irishman mentre siamo sdraiati a letto, non vogliamo interrompere la visione di Storia di un matrimonio sul pc per poi riprenderla sul talbet mentre esplichiamo le nostre funzioni biologiche. Non vogliamo che il cinema ci segua ovunque, perché solo le ombre lo fanno. E noi il cinema lo vogliamo solido, vissuto per intero, senza accontentarsi di una sua versione evanescente. Per cui Interstellar con la colonna sonora di Hans Zimmer che fuoriesce dagli altoparlanti del pc, guardatevelo voi. Senza offesa.
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7. Sparire dal mondo per 120 minuti
Un'occasione d'oro servita su un biglietto d'argento. Sparire dal mondo per 120 minuti, non essere reperibili, ritagliarsi del tempo tutto per noi, non pensare a quel messaggio a cui ci sentiamo in dovere di rispondere solo per quella doppia spunta blu. Il cinema ci offre un'ottima scusa per spegnere quel maledetto oggetto di cui siamo tutti ostaggi e accendere l'immaginazione. In sala possiamo perderci, nel cinema possiamo immergerci godendoci la nostra sacrosanta libertà di vivere altre storie senza pensare a quelle inutili di Instagram.
8. I trailer, signore e signori. I trailer
Sorpresa, stupore, pura meraviglia. Purtroppo è una magia che abbiamo perso col tempo: vedere per la prima volta un trailer in sala. Come aprire un regalo a scatola chiusa, senza sapere niente di niente del film in questione. Essere una tabula rasa, oggi, è pura utopia. Bombardati tra video su YouTbe, clip su Facebook e Instagram, è quasi impossibile arrivare in sala col candore di chi niente sa. Però non dobbiamo dimenticarci quanto sia affascinante gustarsi quell'antipasto che precede ogni film in sala, ovvero quei tre-quattro trailer che ci fanno venire l'acquolina in bocca nonostante il cesto abnorme di pop corn che teniamo in mano. Se il cinema è ancora un rito, il trailer sono sacri. Ecco, magari gli spot sulle sale ricevimento e le concessionarie d'automobili potremmo anche farli sparire per sempre.
9. Niente pausa, qui c'è gente che sogna
Molti cinema hanno imparato dai propri errori. Non tutti, ma almeno la maggior parte. Molti cinema hanno finalmente capito che noi cinefili duri e puri non abbiamo bisogno di bombole di ossigeno mentre sprofondiamo nel nostro amato film. Noi cinefili duri e puri non abbiamo bisogno dell'intervallo. Niente pause, grazie. Le nostre vesciche hanno retto stoicamente anche durante Avengers: Endgame. Non vogliamo mettere pausa perché hanno suonato al citofono, non vogliamo avere la libertà di interrompere il film mentre Thanos sta schioccando le dita, non vogliamo l'agio di poter scegliere quando e come gustarci il nostro lungometraggio. Vogliamo essere vittime consenzienti. Perché, Signore del Cinema, noi siamo tuoi ostaggi. E non vogliamo tregue con ridicole "pause relax". Perché siamo al cinema, diavolo. Ci stiamo già rilassando!
10. Esci e vivi, maledizione
Vi ricordate lo spot di Google con Macaulay Culkin? Quanto sarebbe stato noioso Mamma, ho perso l'aereo se Google Home fosse entrato nelle nostre vite? Niente avventura, niente pathos, niente di niente. Quello spot non fa altro che confermarci una triste verità: la verità è che ci siamo tutti rammolliti. Tutti schiavi delle nostre comodità. Ci facciamo portare la spesa a casa da Amazon, ci facciamo portare sushi e hamburger da Deliveroo, siamo fieri di maratone sul divano davanti a Netflix. Abbiamo barattato la vitalità con il comfort, l'imprevedibilità delle cose con la sicurezza del nostro account. Il cinema è una delle poche cose che ci spinge ad alzarci, uscire e vivere. Andare lì dentro è un bel modo per uscire lì fuori. Evviva il cinema, altrimenti moriremmo seppelliti da una valganga di "skip intro".