Choose Earth: Blue Print e la salvaguardia del Pianeta Terra secondo Anne de Carbuccia

La regista e la scienziata Mariasole Bianco raccontano le loro scoperte in 10 anni di riprese, e ci dicono "le nuove generazioni sono più responsabilizzate". La docu-serie è su Prime Video.

Un'immagine di Choose Earth: Blue Print

Documentare l'andamento del Pianeta Terra per ben dieci anni. Sembra una follia cinematografica e invece è la sfida artistica che è venuta in mente alla fotografa e regista ambientale Anne de Carbuccia in Choose Earth. Prodotta da One Planet One Future Foundation e girata tra il 2014 al 2024, racconta le storie degli Earth Protectors, donne e uomini impegnati a difendere gli ecosistemi e a costruire un futuro più sostenibile in tutto il mondo.

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Un'immagine della docu-serie

A metà strada tra Terrence Malick e Richard Linklater, la docu-serie in quattro episodi arriva in streaming su Prime Video, in occasione della Giornata mondiale dei Diritti Umani.

L'intento - come ci racconta la stessa regista alla presentazione del doc - è duplice: "La storia è sempre scritta dai vincitori, ma noi non sappiamo chi vincerà nel 2050. Volevo lasciare un'eredità autentica: dire chi eravamo. Per questo ho filmato solo persone reali, senza intelligenza artificiale. È un archivio umano, una traccia storica sincera".

Il progetto, però, si rivolge anche - e forse soprattutto - a chi lo guarda oggi. Il pubblico, sapendo che quella narrazione non è direttamente per lui ma per chi verrà dopo, assume un ruolo diverso: osserva se stesso attraverso uno specchio temporale. "È il mio modo di dire all'umanità: come volete essere ricordati? In un momento dove tutto è rumore, chiedo di fermarsi un attimo e domandarsi chi siamo e soprattutto cosa vogliamo diventare come specie". La docu-serie diventa una riflessione sull'informazione oggi, così repentina e infarcita di fake news.

Blue Print, il terzo episodio: la via dell'acqua

Un po' come Avatar 2, il terzo episodio intitolato Blue Print è incentrato sulle Protettrici dell'Acqua: l'italiana Mariasole Bianco e l'attivista messicana Liliana Rodriguez Cortes. La prima diventa voce, guida e ponte tra conoscenza scientifica e sensibilità collettiva; per lei, impegnata da anni nella divulgazione e nella tutela degli oceani, aderire al progetto è stato naturale: "Credo profondamente nella collaborazione tra arte e scienza. È un linguaggio potentissimo: rende accessibili concetti complessi, ma soprattutto aggiunge una componente emotiva che può davvero generare un cambiamento".

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Una sequenza particolarmente d'impatto

Il lavoro con Anne parte da una visione comune: superare la comunicazione "a compartimenti stagni", dove gli scienziati parlano agli scienziati e gli artisti agli artisti. Choose Earth - Blue Print unisce invece sensibilità e competenze diverse per raggiungere chi non verrebbe intercettato dai canali tradizionali.

Anne l'ha scelta perché "rappresenta la nuova generazione di scienziati: persone che hanno capito che non possono più parlare solo tramite la loro disciplina ma utilizzare anche altri canali. Mi interessava la sua apertura, la sua esperienza internazionale, il fatto che fosse giovane... e sì, anche che fosse donna, in un campo dove non sempre viene data loro la visibilità che meritano".

L'invasione della plastica: l'antropocene negativo al suo massimo

Il terzo episodio della serie affronta il tema degli oceani, e quindi inevitabilmente il problema della plastica. È il momento più duro della docu-serie, ma anche quello più necessario: "Scoprire che respiriamo e mangiamo micro e nanoplastiche ogni giorno mi ha sconvolto" - ci dice la regista - "ma soprattutto, la plastica è stata trovata nella placenta di molte donne incinte. Significa che tanti bambini nascono già con della plastica nel corpo. È l'antropocene nella sua forma più radicale".

Eppure, sottolinea de Carbuccia, questa non è un'informazione che troviamo in prima pagina. Molte persone non sanno che sia realtà, e molte altre non ci crederanno neppure vedendo le immagini. Noi stessi siamo rimasti sbigottiti. Le fa eco la Bianco: "La vera crisi è quella che non si vede: la biodiversità che scompare, l'oceano che cambia temperatura, l'acidità che aumenta, l'ossigeno che diminuisce. E proprio l'acidificazione ha appena superato una delle soglie che gli scienziati temevano da anni".

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Choose Earth: una scena della docu-serie su Prime Video

La plastica è l'inquinante più riconoscibile, ma non il più devastante. Il caso più simbolico è quello delle barriere coralline, secondo la scienziata: "Occupano meno dell'1% della superficie oceanica e sostengono una specie marina su quattro. Un cambiamento così rapido non si osservava da 14 milioni di anni. Questo dà la misura della velocità con cui stiamo trasformando l'oceano".

Nuove generazioni tra consapevolezza e ingiustizia

Che rapporto hanno i giovani con la crisi climatica? de Carbuccia è netta: sono più attenti, più informati e più coinvolti, ma pagano un prezzo emotivo altissimo: "È ingiusto: stanno ereditando una situazione che non hanno creato. Quando eravamo giovani noi non abbiamo mai pensato che la nostra spiaggia preferita potesse sparire. Per loro questo è un pensiero quotidiano. È uno squilibrio enorme, culturale, mentale, psicologico".

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Un protettore della Terra nel doc.

Le conseguenze di questa nuova sensibilità potrebbero essere positive - generare nuovi modi di vivere, pensare, progettare - ma anche molto difficili da gestire. Per questo, dice la regista, chi ha strumenti comunicativi ha il dovere di metterli a disposizione: "Come artista, regista e madre, tutto ciò che posso fare è sostenerli. Meritano supporto, perché il peso che portano non è piccolo".