Dopo il successo della comedy familiare La Casa de Las Flores e dello show drammatico Qualcuno Deve Morire, Manolo Caro firma una nuova collaborazione con il colosso dello streaming, questa volta per dare vita alla prima serie musicale in lingua spagnola targata Netflix: C'era una volta...ma ora non più (titolo originale Érase una vez... pero ya no). Il nuovo lavoro dello showrunner messicano, ambientato in un lontano e pittoresco regno di Spagna vittima di un incantesimo, ha come protagonisti il cantante e compositore colombiano Sebastián Yatra e le cantanti spagnole Mònica Maranillo e Nia Correia. Come vedremo nella nostra recensione di C'era una volta...ma ora non più, questo show musicale da 6 episodi offre una rilettura della fiaba classica, rivisitata in chiave contemporanea e arricchita di elementi di inclusività e tanta ironia.
L'incantesimo del drago blu
Diego (Sebastián Yatra) e Soledad (Mònica Maranillo) sono una coppia di amanti del Medioevo costretti a separarsi a causa delle differenze sociali: umile pescatore lui, principessa e futura erede al trono lei, i due innamorati sono osteggiati dalla regina Fatima(Rossy de Palma) che fa mettere una taglia sulla testa del ragazzo. Costretto a partire per la guerra in modo da sfuggire alle ire della regina, Diego si rivolge a una strega per ottenere un sortilegio che possa mantenere in vita l'amore tra lui e Soledad durante il lungo periodo di separazione: l'incantesimo del drago blu. Questo manterrà i cuori dei due amanti vicini anche se fisicamente lontani; ma a un prezzo: gli abitanti del villaggio non potranno più innamorarsi fino a quando i due ragazzi non spezzeranno l'incantesimo, liberando nelle acque del lago il piccolo drago blu affidato alle cure della principessa. Le cose, però, non andranno come previsto, e i due saranno costretti a reincarnarsi fino ai giorni nostri: nel presente, il castello della principessa è diventato l'Hotel La Soledad, un'attrazione turistica che specula sulla storia dei due amanti e che dà lavoro alla famiglia di Maxi, incarnazione di Diego.
Una fiaba rivisitata e inclusiva
Il nuovo lavoro di Manolo Caro vuole essere una rivisitazione in chiave contemporanea delle fiabe classiche, che prova a scardinare gli stereotipi e le regole del genere. Utilizzando la musica, i tropi della commedia romantica e l'ironia come strumenti principali, lo showrunner messicano porta sullo schermo una storia d'amore che regala momenti di divertimento e spensieratezza ma, allo stesso tempo, rivendica inclusività e rappresentanza. Lo fa attraverso l'abolizione dei pregiudizi, l'apertura nei confronti di ogni orientamento sessuale e identità di genere e l'utilizzo di un linguaggio inclusivo basato sull'uso degli asterischi, benché limitato a un solo personaggio. Un nobile obiettivo quello di C'era una volta...ma ora non più che, però, si concretizza fino a un certo punto. Per la maggior parte del tempo, infatti, il punto di vista rimane quello dei suoi protagonisti cisgender ed eterosessuali, che rientrano perfettamente all'interno dei classici canoni di bellezza.
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Una sceneggiatura senza magia
Il problema più grande di C'era una volta... ma ora non più risiede, sicuramente, nella sua sceneggiatura. Le scene ambientate nel passato (nel Medioevo) e quelle ai giorni nostri, non dialogano a dovere, dando allo spettatore l'impressione di vedere due storie scollegate tra loro e intervallate da qualche siparietto musicale. Anche i dialoghi non giocano a favore della serie tv di Manolo Caro: testi banali e privi di scintilla non rendono il lavoro affatto facile per i suoi attori protagonisti; in particolare per interpreti del calibro di Rossy de Palma, Asier Etxeandia, Mariola Fuentes e Itziar Castro che più volte tentano, a fatica, di risollevare le sorti dello show. Peccato anche che non sia stata sfruttata come meritava la presenza di cantanti come Mònica Maranillo e Nia Correia: sebbene lo show sia un musical, sulla carta, l'aspetto musicale finisce per risultare in secondo piano nella maggior parte degli episodi.
Conclusioni
Come abbiamo visto nella nostra recensione di C'era una volta... ma ora non più, la serie tv musicale firmata da Manolo Caro vuole essere una rivisitazione in chiave moderna delle fiabe classiche, attraverso l'utilizzo dell'ironia e di una maggior inclusività, in tutti i sensi. A essere debole è, però, la sua sceneggiatura: passato e presente non dialogano a dovere e i dialoghi risultano spesso troppo banali.
Perché ci piace
- Rivisitazione in chiave moderna e inclusiva delle fiabe classiche.
- Regala spensieratezza e divertimento.
Cosa non va
- Sceneggiatura debole e dialoghi spesso banali.