Cells at Work! – Lavori in corpo, recensione: che spettacolo la macchina umana

Che cosa succede all'interno del corpo umano? Ce lo racconta il giapponese Takeuchi Hideki, adattando in live action il manga di Shimizu Akane. Dopo il passaggio al Far East Film Festival 27, il film è disponibile su Netflix.

Nagano Mei e Satoh Takeru in una scena del film

Se qualcuno un giorno vi avesse detto che vi sareste quasi commossi davanti alla love story tra un globulo bianco e un globulo rosso, probabilmente avreste risposto con una fragorosa risata. Ebbene, vi sbagliavate. Per ricredersi basta guardare Cells at work, adattamento live action dell'omonimo manga di Shimizu Akane, che il regista giapponese Takeuchi Hideki trasforma in un microcosmo colorato abitato da laboriose entità cellulari.

Cells At Work Lavori In Corpo Mei Nagano Takeru Satoh Sequenza
Nagano Mei e Satoh Takeru in una scena di Cells at work

Il film presentato al Far East Film Festival 27, prosegue la narrazione della serie anime del 2018, che portava sul piccolo schermo l'infaticabile operato delle cellule del corpo umano, personificandole. Il risultato è un'opera psichedelica e vivacissima, che celebra le meraviglie del corpo umano, trasformando l'operosità delle cellule in un'epica lotta per la sopravvivenza.

Dentro il corpo umano tra Disneyland e Broadway

Cells at Work - Lavori in corpo ci porta dentro il corpo umano trasformato all'occorrenza in un universo parallelo, dove le cellule assumono sembianze umane, mentre batteri e virus diventano dei veri e propri villain. Lo spettatore catapultato nella solerte quotidianità di globuli rossi, piastrine, linfociti B e T, cellule Natural Killer, macrofagi e globuli bianchi seguirà le vicende del globulo rosso AE3803 (Nagano Mei) e del globulo bianco U-1146 (Satoh Takeru), impegnati - insieme ad altri 37 trilioni di cellule - a proteggere e mantenere in salute l'organismo di un'adolescente, Niko (Ashida Mana), e quello di suo padre (Abe Sadawo).

Cells At Work Lavori In Corpo Mei Nagano Takeru Satoh Scena
Nagano Mei in una scena del film

La storia prosegue su due binari, da un lato il lavorio instancabile all'interno del corpo umano, dall'altro le avventure di una ragazza orfana di madre: il primo amore, la lotta con la leucemia e il rapporto con suo padre, un autotrasportatore un po' scombinato con la malsana abitudine di fumare, bere e ingurgitare ramen istantaneo. L'abilità di Takeuchi Hideki è quella di far diventare ogni scena una piccola lezione di biologia, senza mai risultare pedante. Le cellule si muovono in una dimensione che ricorda un parco a tema, con costumi e coreografie degne di un musical di Broadway.

I personaggi di Cells at work

Cells At Work Lavori In Corpo Mei Nagano Takeru Satoh Immagine
Nagano Mei e Satoh Takeru in una sequanze di Cells at work

Il cuore del film resta la relazione tra AE3803 e U-1146: lei, sognatrice e imbranata, un mix di goffaggine e senso di inadeguatezza, il cui compito è quello di trasportare ossigeno; lui, impassibile e coraggioso, combatte infezioni con la determinazione di uno spadaccino d'altri tempi e l'imperturbabilità di Buster Keaton. Il loro rapporto silenzioso è un sincero patto di collaborazione e sostegno: se l'impacciata AE3803 incarna vulnerabilità e perseveranza, il taciturno U-1146, con la sua implacabile efficienza, rappresenta forza e protezione.

Cells At Work Lavori In Corpo Mei Nagano Scena
Nagano Mei in una scena del film

Accanto a loro si muove un ecosistema cellulare variegato e vivace con una galleria di personaggi ben definiti e codificati: dalle adorabili piastrine, un esercito di bambine e bambini straordinariamente efficienti nel riparare le ferite e formare coaguli, alle squadre di linfociti T killer sempre pronti a neutralizzare batteri e virus invasori, passando per le impavide cellule Natural Killer, fino al globulo bianco impazzito che qui assume i contorni di un'entità oscura, secondo la narrazione dell'outsider emarginato in cerca di riscatto che diventa il cattivo della storia.

Un inno alla meraviglia del corpo umano

Cells At Work Lavori In Corpo Foto
Nagano Mei in una scena del film Cells at work

Se fuori la vita di Niko e suo padre procede tra le sfide quotidiane della malattia, all'interno dei loro corpi la realtà cede il passo ad un campo di battaglia, un desolante scenario di guerra che dietro di sé ha lasciato morte e distruzione. Ogni attacco virale si trasforma in una scena di combattimento degna di un film wuxia con esplosioni, inseguimenti, calci volanti, salti e acrobazie al ralenti.

Una lotta disperata che non rinuncia però a strappare risate genuine, ponendosi esattamente a metà tra la comicità e il ritmo serrato dell'action movie, e la profondità di un tributo alla resilienza del corpo umano. Cells at work è molto più che una lezione di biologia o un adattamento scanzonato, è un inno a quell'esercito silenzioso che lavora incessantemente per tenerci in vita.

Conclusioni

Con Cells at work! Takeuchi Hideki riesce nel tentativo di adattare l’omonima serie anime di successo senza tradirne lo spirito. Ne fa un live action che è il perfetto connubio tra intrattenimento e divulgazione, dando vita a un microcosmo vivace e psichedelico dove le cellule del corpo umano diventano persone come succede nel manga originario. Un inno alla loro incessante laboriosità e alla cooperazione tra le componenti di un sistema che è di per sé un miracolo; ironia, azione e coreografie degne di un musical di Broadway fanno il resto incollando lo spettatore allo schermo, in un viaggio che è al tempo stesso un sincero omaggio alla meraviglia del corpo umano.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.7/5

Perché ci piace

  • L'equilibrio perfetto tra intrattenimento, comicità e divulgazione.
  • La capacità di rendere l’adattamento gradevole anche allo spettatore digiuno del manga originario.
  • La trasformazione del corpo umano in un palcoscenico di battaglie epiche.
  • Tutto resta credibile e verosimile.

Cosa non va

  • Chi si aspetta un’opera di divulgazione più rigorosa potrebbe restare deluso dalla scelta di privilegiare l’intrattenimento.