Tra gli ospiti premiati al Cartoons on the Bay 2023 c'è Ian Mackinnon, l'autore dei pupazzi che hanno dato vita, tra gli altri, al Pinocchio di Guillermo Del Toro, vincitore del Premio Oscar, al Fantastic Mr. Fox di Wes Anderson e alla Sposa Cadavere e Frankenweenie di Tim Burton. Tra gli altri progetti citiamo Il postino Pat, Wanda and the Alien, Twirlywoos, Moon and Me, Raa Raa the Noisy Lion, The House su Netflix, e The Sound Collector della EagleVsBat. Il produttore, co-fondatore dello studio Mackinnon & Saunders, premiato al Festival con il riconoscimento allo Studio dell'Anno e parte anche della Giuria, diventato un vero e proprio leader nel mestiere per la capacità di dar vita a personaggi così iconici ed entrati nell'immaginario collettivo e per non aver mai avuto paura di sperimentare, di cercare nuove strade per l'animazione e ibridare. Di questo e molto altro abbiamo parlato nella nostra intervista a Ian Mackinnon.
Da grandi registi derivano grandi responsabilità
Perché pensa che la stop motion sia una tecnica che continua a tornare ciclicamente nella vita di molti registi tutt'oggi?
Sono 20-30 anni che siamo sul punto di estinguerci eppure penso che ci siano ancora molti artisti a cui piace gettarsi nella tecnica dell'animazione in stop motion. A volte per i registi è il modo migliore per creare un mondo e viverci letteralmente dentro in modo che li aiuti a mettere in scena la storia che vogliono raccontare. Molti film di finzione creano dei posti meravigliosi ma nell'animazione digitale il regista non può girare dentro quei luoghi, non può lavorare con un animatore dentro quelle location, quindi specialmente per registi abituati a lavorare in live action come Wes Anderson, Guillermo del Toro e Tim Burton si tratta di una sfida interessante che coinvolge anche gli animatori che diventano degli attori e si lavora tutti insieme. È una tecnica che ai registi piace tornare ad assaporare, insomma.
A proposito dei tre più grandi registi con cui ha lavorato, c'è una caratteristica peculiare che ha trovato in ognuno di loro?
Con Tim Burton finora abbiamo lavorato in tre lungometraggi e alcuni progetti minori. Sia Tim che Guillermo hanno un background nella stop motion perché l'avevano utilizzata già molto presto nella loro carriera. Del Toro è un modellatore, scultore, disegnatore, pittore, è una delle sue prime passioni, anche Burton ama disegnare e dipingere ogni giorno, per loro si tratta di essere coinvolti nel processo creativo fin dall'inizio, mentre Anderson secondo me ha una prospettiva un po' diversa nell'approcciarsi a questa tecnica. A Wes piace proprio l'idea di crearsi il proprio mondo tangibile e viaggiarci dentro. Il nostro lavoro sta nel capire i bisogni e l'obiettivo di ognuno dei filmmaker con cui lavoriamo e riuscire a portare sullo schermo la loro visione della storia che vogliono raccontare. Per questo passiamo molti mesi a parlare e lavorare con loro ancora prima che il progetto abbia avuto il via libera ufficiale, per sviluppare insieme i personaggi e come diventeranno pupazzi a partire dalla sceneggiatura.
Carlos Grangel a Cartoons on the bay: "Tim Burton è stato il più rispettoso verso il mio lavoro"
E pupazz so' piezz' 'e core
A proposito del vostro lavoro, c'è una giornata tipo (se esiste) alla Mackinnon & Saunders?
Diciamo che ci sono diversi tipi di giornate tipo (ride). Al momento abbiamo quattro diverse serie animate in produzione, stiamo costruendo quindi pupazzi di vario genere, e i problemi quotidiani possono spaziare dalle questioni più pratiche e mondane, come l'elettricità negli edifici, alle risorse umane. Il nostro obiettivo come studio di produzione è riunire insieme il talento, trovare i progetti da far entrare in studio e abbiamo un gruppo di professionisti, tecnici e specialisti che aiutano a incanalare questi progetti per farli diventare dei film. Nessun giorno è come un altro (ride).
A proposito dei pupazzi, io immagino che i suoi siano come dei figli per lei. Nonostante non si debbano avere figli preferiti, c'è un pupazzo a cui è particolarmente legato per qualche motivo?
Di solito in realtà c'è un pupazzo in particolare a cui resto legato in ogni progetto che faccio. Ad esempio, nel più recente Pinocchio è il Grillo Parlante, con la voce di Ewan McGregor, forse perché ho fisicamente lavorato con quel pupazzo allo studio. Abbiamo una panchina nel workshop e quando abbiamo un progetto di grandi dimensioni ci piace tornare ad animare i pupazzi in prima persona. Si crea una connessione in questo modo. Come ad esempio con Edgar in Frankenweenie. Ma andando indietro nel tempo forse il pupazzo a cui siamo più legati come studio è The Sandman, un film del 1992 a cui ha lavorato in realtà un team non così numeroso poiché era quasi indipendente e per noi rimane speciale perché ci ha portato fortuna per molti altri progetti che sono seguiti e da cui ha fatto in un certo senso da trampolino di lancio.
Stop motion vs live action
Qual è secondo lei la più grande difficoltà e qual è la più grande soddisfazione nell'utilizzare la tecnica della stop motion?
Per quanto riguarda la parte soddisfacente, è sicuramente quel momento in cui per la prima volta gli animatori si trovano a giocare coi pupazzi che abbiamo creato e possono sperimentare con le performance. Lavoriamo qualcosa come almeno un anno prima di iniziare a girare per davvero. Siamo molto nervosi sul dare i giusti strumenti agli animatori per fargli fare le migliori interpretazioni. Lavoriamo con un grande team di scultori, modellatori, costruttori di armature e costumisti, lavoriamo molto anche con il supervisore dell'animazione proprio per controllare che gli strumenti dati siano i più funzionali per loro.
Dato che ha lavorato sia nella stop motion che nel live action nella sua carriera qual è secondo lei la maggiore differenza in quanto a difficoltà tra i due linguaggi?
Proprio uno dei progetti di cui parlavamo prima che abbiamo attualmente in sviluppo è un serial ibrido tra stop motion e live action, The Sound Collector, per la Rai. Quando devi inserire la stop motion dentro un progetto in live action c'è un'enorme preparazione che va fatta da prima, una grande quantità di lavoro pregresso e preventivo in modo che l'interazione tra i due linguaggi risulti realistica e non posticcia. Ad esempio per Mars Attacks! non è andata esattamente come avremmo voluto, per svariate ragioni, ma i disegni dei marziani sono perlopiù ciò che noi avevamo pensato all'inizio. Penso che soprattutto per i bambini prescolari, come in The Sound Collector, vedere un pupazzo in stop motion all'interno di un'ambientazione reale e live action possa essere un'esperienza magica. Magari li andranno a cercare poi nel giardino di casa o nei cespugli, o si aspetteranno che i propri giocattoli prendano vita (ride). È uno degli aspetti che più mi affascina di questa tecnica.
Verso l'I.A.
Pensa che l'intelligenza artificiale possa essere più un pericolo oppure un'opportunità per l'animazione?
Sono molto nervoso al momento a riguardo, lo devo ammettere (ride), ma non ne so abbastanza per poter dare un giudizio. Vorrei però educarmi in tal senso così da capire dove porterà la filiera artistica del nostro lavoro e i benefici che potrebbe portarmi a livello professionale. La stop motion è una tecnica se vogliamo molto tradizionale, artigianale, esiste da più di 100 anni, ma come studio cerchiamo costantemente nuovi metodi per innalzare il nostro lavoro e non possiamo ignorare qualsiasi nuova tecnologia per rinnovarlo. Ne usiamo parecchia al momento, mescoliamo i pupazzi col digitale, con le stampe 3D, e così via. Cerchiamo sempre nuove sfide.